Edipo a Colono di Sofocle: una messinscena riuscita

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di Alessandro Paesano

Edipo a Colono è l’ultima tragedia scritta da Sofocle e messa in scena postuma. Sofocle ritorna sui  personaggi e la situazione dell’Edipo re, scritta una trentina d’anni prima, mostrandoci un  Edipo, ormai vecchio,  accompagnato dalla figlia (e sorella) Antigone, che cerca rifugio nella città di Atene promettendo a Teseo Re di Atene che se lo accoglierà, anche da morto, difenderà la città dalle mire belligeranti di Tebe. Lì si riconcilia con gli dei e viene seppellito in una località conosciuta solamente al re della città. 

Sofocle rinnova, e per così dire conclude, il mito di Edipo nel quale si era incarnata una delle problematiche discusse dal teatro Attico del V secolo p.e.v. il rapporto inconciliabile tra il comportamento umano (le istituzioni sociali) era sfera divino (che sembra essere causa e non soluzione delle sciagure umane).

Giuseppe Argirò mette in scena la tragedia con particolare cura nella scelta e nella direzione  degli attori e delle attrici, a cominciare dal grande Giuseppe Pambieri che infonde a Edipo tutta la sua autorevolezza di grande interprete del teatro italiano.
Micol Pambieri, figlia di Giuseppe e di Lia Tanzi, interpreta magnificamente Antigone, personaggio che Argirò, come vedremo, rende centro drammaturgico della tragedia. Gianluigi Fogacci è un Teseo dalla grande capacità oratoria, che coinvolge il pubblico con una recitazione disinvolta e accessibile,  nella postura e nella prosopopea, a discapito di una certa regalità, che lo avrebbe sicuramente reso più tipo e meno persona.
Efficacissima anche Elisabetta Arosio e la sua controparte maschile Luigi Mezzanotte, che interpretano il popolo di Atene (il coro e il corifeo).
Intensa e misurata Melania Fiore nel ruolo di Ismene, altra figlia (e sorella) di Edipo.
Molto centrato Vinicio Argirò, anche lui figlio d’arte, che restituisce tutta la tracotanza giovanile di Polinice, figlio (e fratello) di Edipo, che  si rammarica delle condizioni in cui versa il padre solo per convincerlo a lasciarsi usare per le sue mire politiche.
Bravissimo anche Roberto Baldassari che interpreta un Creonte con la giusta aura minacciosa ma che ha forse  una verve troppo giovanile  per interpretare il ruolo di un vecchio. Il suo confronto con Edipo assume le sembianze del conflitto generazionale che in Sofocle non c’è.

La messinscena è molto curata anche nella  scelta delle musiche a sottolineare certi momenti del dramma e nei  costumi, di Emiliano Sicuro, che coniugano i pepli della Grecia antica con  la divisa militare novecentesca (negli abiti di Creante e di Polinice) coniugando con grande gusto classicità e modernità.  

Gli interventi compiuti da Argirò sul testo della tragedia richiedono qualche parola a parte.

Se comprendiamo certi sfrondamenti nel testo (i lunghissimi stasimi del coro, l’elenco fatto da Polinice dei re con cui ha intenzione di attaccare Tebe) altri tagli si fanno sentire di più (la considerazione che Edipo fa su Antigone quando dice che si comporta come uomo e non come femmina visto che accompagna il padre nel suo peregrinare e non si è sposata), solleva qualche perplessità il cambio di attribuzione di diverse battute che in Sofocle sono di Edipo e che Argirò affida ad Antigone che diventa il vero nucleo drammaturgico, come si diceva, della tragedia.

Ci sono infine delle aggiunte al testo che pur non snaturandone il portato narrativo lo modificano.
Quando uno dei cittadini di Colono chiede a Edipo chi sia, Argirò fa raccontare ad Antigone la storia d Edipo, una cortesia per il pubblico che non è detto che conosca nei dettagli i trascorsi di Edipo. Un racconto fatto a tratti con troppa dovizia di particolari (il quesito della sfinge, la risposta di Edipo) e in altri  con dei salti narrativi a quel punto ingiustificati (Giocasta non capisce da sola la natura parentale del suo sposo che è in realtà suo figlio, come racconta Antigone, sono le parole del vecchio servo rintracciato da Edipo ad aprirle gli occhi).
Eppure questa cortesia per il pubblico non era forse così necessaria visto che nel testo Edipo ribadisce più volte la natura  e i retroscena della disgrazia che gli è capitata (e infatti Argirò sfronda). 

Infine alcune aggiunte di pura invenzione, come la chiusa che inneggia all’amore, e altre battute spurie  danno da pensare, non tanto per il loro effetto sulla tragedia, la cui completezza rimane pressoché intatta,  ma per la mancata informazione al pubblico che è indotto a credere che quella sentita sia tutta farina del sacco di Sofocle mentre così non è. 

Sono comunque dettagli, più o meno, che non inficiano la fruizione della tragedia, che ha una messinscena godibilissima, è ben interpretata e sa farsi seguire con grande attenzione meritando d’esser vista, cosa che raccomandiamo caldamente.
Avete tempo fino al 3 marzo.

 

EDIPO A COLONO
di Sofocle
adattamento e regia di Giuseppe Argirò
con Giuseppe Pambieri, Micol Pambieri, Gianluigi Fogacci e con Luigi Mezzanotte, Elisabetta Arosio, Roberto Baldassari,  Melania Fiore, Vinicio Argirò

Costumi Emiliano Sicuro – Scene Claudio Cutisposto – Luci Andrea Chiavaro
Sartoria Sorelle Rinaldi – Decoratrice Susanna Messina – Coordinamento Rossella Messina
Produzione Teatro della Città Srl

 

Visto per voi al teatro Arcobaleno di Roma il 17 febbraio 2024.

 

 

(19 febbraio 2024)

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