White Out: quando la danza, il circo e l’alpinismo vibrano all’unisono

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foto di Giuseppe Follacchio

di Alessandro Paesano

Il secondo focus di Vertigine, la stagione di danza realizzata dal Centro Nazionale di Produzione della Danza Orbita/Spellbound a cura di Valentina Marini, andato in scena il 18 e il 21 febbraio scorsi al teatro Palladium di Roma, è stato dedicato a Piergiorgio Milano, coreografo, performer e pioniere del circo contemporaneo, come si legge nel comunicato stampa, del quale abbiamo assistito a White Out il secondo spettacolo andato in scena.

White Out restituisce una visione davvero personale e coinvolgente sull’alpinismo presentato come sfida personale, come crescita individuale, come cura reciproca e responsabilità di tutte le persone coinvolte nell’esplorazione della montagna.
La scena riproduce una distesa di neve sulla quale le condizioni ambientali avverse  (anche quelle cui fa riferimento il titolo, un termine alpinistico che indica la totale mancanza di visibilità che si verifica quando un cielo coperto di nubi incontra una distesa innevata) abbacinano i tre protagonisti, fiaccandone le forze e piegandone la tempra per il grande freddo. 
Sin dall’inizio c’è dato capire le grandi difficoltà incontrate dagli esploratori a causa dal freddo e dal vento che prevale e vince sui loro corpi fino alla perdita della vita. 

Lo spettacolo, in flashback non lineari (che illustrano momenti diversi raccontati senza seguire una consequenzialità temporale), coniuga elementi della coreografia con elementi acrobatici del circo contemporaneo.
Splendidi i passi di danza eseguiti su un paio di sci la cui flessibilità permette di sfruttare l’equilibrio muovendosi in un movimento altalenante e precario che induce il pubblico a trattenere il fiato.
Esemplare l’uso della corde lisse (quei movimenti acrobatici effettuati su una corda appesa) che, coniugati con i dispositivi di sicurezza dell’alpinismo, traducono un classico del circo contemporaneo in un momento coreografato di vita della montagna.
Milano trova un equilibrio perfetto tra elementi coreografici elementi circensi e racconto visivo di una (dis)avventura fatta con una certa incoscienza ludica e un po’ bambina.

Alcuni momenti di danza che virano nel buffo e nella commedia mostrano i tre personaggi giocare nella tempesta di neve, in déshabillé, in aperto contrasto con le condizioni climatiche, metafora della leggerezza con cui si affrontano dei rischi che possono costare la vita ma anche segno di quella speranza leggera che sostiene sempre l’essere umano in ogni suo momento di difficoltà.   

foto di Giuseppe Follacchio

Milano per restituire la difficoltà fisica degli alpinisti fa caricare gli zaini di scena con dei veri pesi, richiedendo a se stesso e agli altri due interpreti (Javier Varela Carrera e Luca Torrenzieri) una prova fisica concreta e tangibile.

L’elemento sorprendente di questo lavoro è la capacità di trasfigurare  ogni elemento impiegato per la drammaturgia,  la danza, l’arte circense, al servizio i una imagerie alpinistica che Milano sa declinare in un discorso composito e sempre in dinamica dialettica tra i suoi elementi.
Alla riuscita di questo spettacolo contribuisce anche la partitura sonora, tanto nei brani, presi dalla musica degli anni 90 (dai Dire Straits a Whitney Houston), quanto nei suoni che costituiscono una vera e propria colonna sonora. Dal rumore del vento a quello delle valanghe, ogni elemento sonoro è calibrato sui movimenti  degli interpreti dando dinamismo e verità a una interazione tra performer e suono gestita all’impronta che  non sarebbe altrettanto efficace se sviluppata su una base pre-registrata  che non interagisce con i performer. 

Infine chiude questa drammaturgia multidisciplinare la lettura di alcuni brano di una sorta di diario  che restituisce alcuni commenti, pensieri, idee e sensazioni degli esploratori che ci è sembrata la parte più debole, quella  che attinge a un immaginario prevedibile e in alcuni momenti oleografico. 

Ma si tratta, mutatis mutandis,  dello stesso “limite” che si riscontra nel cantautorato più colto, nel quale il testo richiede tutta l’attenzione del pubblico e la musica non può che rimanere nei canoni della immediata fruibilità. 

White Out è uno spettacolo intelligente, intellettualmente onesto, ben eseguito e altrettanto ben concepito. Il pubblico in sala applaude con un entusiasmo inossidabile chiamando i tre performer sulla scena più e più volte.

Un altro fiore all’occhiello di questa quarta edizione di Vertigine che sa davvero restituire uno sguardo molteplice sulla scena coreutica italiana contemporanea con spettacoli anche molto diversi tra di loro, tutti caratterizzati da un alto tasso di eccellenza.
Il pubblico lo sa e frequenta la rassegna numerosissimo disposto a lasciarsi guidare da una programmazione che non delude, mai.

 

White Out
creazione, direzione e coreografia Piergiorgio Milano
performer Javier Varela Carrera, Luca Torrenzieri, Piergiorgio Milano,
design luci Bruno Teusch
sound design Federico Dal Pozzo
soundtrack Piergiorgio Milano
costumi Raphaël Lamy, Simona Randazzo, Piergiorgio Milano
scenografia Piergiorgio Milano
Con l’indispensabile aiuto di Florent Hamon, Claudio Stellato
Un grazie speciale a Francesco Sgro, Matias Kruger
durata 55’

Visto per voi al teatro Palladium di Roma il 21 febbraio 2024.

 

 

(25 febbraio 2024)

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