Larissa Cicetti, una regista “ematica”

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di Giuseppe Sciarra

Abbiamo intervistato la regista, attrice e drammaturga, Larissa Cicetti che andrà in scena il 7 febbraio alle 21 al Teatro Trastevere di Roma con “Ematica”, un’interessante pièce sull’empatia e le sue insidie. Avevamo notato il talento di Larissa già nello spettacolo “Il Vampa” di Enrico Maria Carraro Moda, in cui la talentuosa attrice interpretava magnificamente più ruoli legati al presunto mostro di Firenze, Pietro Pacciani.

Ematica è la tua prova da regista oltre che da drammaturga dopo un percorso di attrice, come nasce?
È successo tutto in modo molto naturale. Nessuno studio approfondito al riguardo. In un momento di grande disagio, durante la pandemia, mi sono messa davanti al pc e ho iniziato a scrivere ed è stato un forte flusso di pensieri. Che è esattamente la base portante di tutto lo spettacolo.

Credi che questa tua prima esperienza con la regia abbia in qualche modo cambiato il tuo modo di vedere la figura dell’attore?
Assolutamente no. Avevo un’ idea ben definita del lavoro già quando frequentavo la scuola di recitazione teatro azione: ho sempre avuto un occhio “esterno” nei confronti del lavoro, infatti credo che sia utilissimo per attori e attrici avere costantemente una visione registica della propria interpretazione.

Nel testo si parla molto di desideri indotti e di una vera mancanza di spontaneità da parte delle persone, da cosa nascono queste considerazioni?
Nasce un po’ tutto da un malessere, dopotutto anche Tenco scriveva solo quando era triste! Capire che quella che vedevo come spontaneità fosse in stretto legame col compiacere l’altro e che il desiderio di essere o non essere qualcosa fosse sempre indotto da come ci plasma l’ambiente circostante, sono cose che si danno per scontate ogni giorno della nostra ma tutto sta nel fermarsi un attimo a riflettere e a prenderne davvero coscienza. Forse non cambierà nulla, ma la consapevolezza è sempre una buona componente nella mia visione di felicità.

In alcune battute si affronta il tema dell’invidia della donna nei confronti dei privilegi maschili nella nostra società, in un periodo in cui si parla tanto di patriarcato e di come sia ancora marcata una disparità tra i generi, cosa pensi di questi temi?
L’invidia verso gli uomini andrebbe analizzata nei suoi molteplici aspetti, ma è chiaro che, anche in questo caso, bisogna chiedersi, quanto è sincera questa invidia e quanto indotta? Sono felicissima che non si abbia mai smesso di parlare di privilegi maschili e che ci siano artisti che, anche nel loro piccolo, possano e vogliano continuare a farne discutere.

Nella drammaturgia di Ematica si parla di femminismo e di come alcune posizioni delle femministe siano radicali. Cosa non ti piace di certo femminismo?
Su questo mi piacerebbe molto discuterne con chi ha visto lo spettacolo più che parlarne in questa intervista di cui ti ringrazio per non rovinare nulla a chi ancora non ha potuto vedere Ematica. Comunque mi piace molto l’idea che una persona possa anche indignarsi per qualche mia battuta. Che teatro sarebbe senza provocazioni dopotutto?

Ultimamente a teatro e al cinema emerge di più la figura di registe donne. Credi che nel mondo dello spettacolo ci sia effettivamente una rivincita delle donne dopo il fenomeno del meetoo o non è tutto oro ciò che luccica?
Credo purtroppo, e mi scuso per tanto pessimismo, che, anche laddove vediamo uno spiraglio, ci sia un controllo e un lavoro dietro le quinte che vogliono farci credere libero e meritocratico. Sarebbe bello se lo fosse davvero, come sarebbe giusto non forzare su certi temi solo per il gusto di pulirsi la coscienza. Una regista donna non è per forza una brava regista come non lo è un regista uomo solo perché uomo. Sembra stupido dirlo, ma è più difficile da capire di quanto non sia dire questa frase elementare.

Tra i temi che ricorrono parecchio in Ematica c’è quello dell’empatia. Essere empatici nella nostra società non paga sempre. Secondo te perché?
Ci insegnano l’amore per il prossimo, ma i risultati migliori che ottieni sono quelli da egoista. Creare società poco empatiche aiuta a non avere masse unite, ma singoli che pensano ai propri interessi. Così sì che è facile governare, no?

Il politically correct sta spaccando in due la società tra chi lo demonizza e chi lo benedice. Nel tuo spettacolo fai chiaramente capire cosa ne pensi ma mi piacerebbe che ci parlassi qui, all’interno di questa intervista, della tua visione del politically correct…
Ahia, che domandona… Dunque, come dico sempre, non mi piacciono gli estremismi quindi se una cosa parte con alla base un ideale sincero e vantaggioso per le parti da difendere, sono la prima ad esserne felice ma, come dicevo prima riguardo una eventuale ‘congiura’ per la rivincita delle donne, se proprio quello che dovrebbe difendere una qualsiasi minoranza ( etnica, sessuale, fisicamente o mentalmente disabile ) si porta ad un estremo che, non solo non aiuta anzi, crea ancora più distacco proprio perché censura qualsiasi tipo di espressione ( artistica e non ) allora diventa un problema serio, e si raggiunge esattamente quello che si voleva da sempre: emarginare questa minoranza perché ormai la si è ridicolizzata per assurde richieste che sarebbero state legittime se esposte con seri criteri morali e linguistici.

Nel vedervi in scena si ha la sensazione che tu abbia lavorato molto sul testo e abbia fatto un lavoro di psicanalisi nella tua scrittura. Ci sono artisti che attraverso i propri spettacoli attuano un cambiamento interiore. Ematica ti ha un po’ cambiato?
Mi ha fatto capire che forse avevo davvero qualcosa da dire e potevo farlo e soprattutto che questo qualcosa avrebbe potuto lasciare la mia mente per abbracciarne altre e ritrovarci insieme in quella che fino a quel momento era solo un’empatia “pensata”.

Quali saranno i tuoi prossimi progetti come regista e attrice?
Innanzitutto far girare Ematica il più possibile, perché è un pezzetto di cuore che vorrei condividere più che posso. Poi ci stiamo muovendo per riportare in scena Il Vampa, di Enrico Maria Carraro Moda, che è il lavoro che mi ha dato più di tutti come attrice. E poi ho un progetto sempre scritto e diretto da me che ancora non vede nemmeno la luce della sala prove, quindi sarebbe interessante farlo vivere quest’anno: è un testo molto provocatorio, sarebbe una bella sfida.

 

(2 febbraio 2024)

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