di Giuseppe Enzo Sciarra
Il mostro di Firenze, i compagni di merende, le uccisioni efferate, Pietro Pacciani detto il Vampa per il suo carattere violento e i suoi trascorsi da mangiafuoco, sua moglie, le sue figlie, le accuse di incesto da parte di quest’ultime, la morbosità dei media nei confronti della vicenda (una morbosità più tesa a spettacolarizzarne la tragedia che a fare informazione e luce su dei misteriosi e inquietanti omicidi), il bambino forse testimone di uno degli assassinii. In questo calderone di storie che si intrecciano a cavallo tra il 1951 e il 1986, portando al flagello mediatico del presunto (o forse no) mostro di Firenze, si snoda il premio inDivenire del Teatro Lazio, scritto e diretto da Enrico Maria Carraro Moda andato in scena dal 21 al 22 maggio al Teatro Trastevere.
Al centro del palco c’è solo una sedia bianca, le luci sono puntate contro l’imputato: il Pacciani, irascibile e spietato, ex partigiano toscano che da giovane uccise un suo rivale in amore per poi costringere la donna contesa, appena quindicenne, a fare l’amore col cadavere a terra di fianco a loro ancora caldo e massacrato da un numero infinito di coltellate. Ad interpretare il “mostro” così apparentemente indifeso nelle aule di tribunale e davanti i famelici flash dei fotografi, una brava attrice da tenere d’occhio, Larissa Cicetti. Carraro Moda affida a lei quasi tutto lo spettacolo (e fa bene), perché Cicetti con quella voce che ricorda nei toni vagamente Mariangela Melato dà vita a un vero e proprio esorcismo con la sua interpretazione di Pacciani e di altri dei tristi personaggi di una delle vicende più oscure della storia italiana, dando prova di essere un’interprete di razza in grado di porsi come valore aggiunto al teatro di Carraro Moda, a cui mancava un’interprete femminile così carismatica e forte in scena. Larissa Cicetti assieme a Federico Balzarini è tra i migliori attori con cui Carraro Moda ha collaborato nelle sue pièce e rende giustizia alla complicata messa in scena e resa drammaturgica del regista e attore laziale.
Tra canzonette pop della storia italiana con rimandi inquietanti alla storia del mostro, il triste show che ne è conseguito, registrazioni vere dei processi, ci troveremo catapultati in un vero e proprio film grottesco e più di una volta la quarta parete verrà infranta e così noi spettatori avremo a che fare con qualcosa che trascende la vicenda di Pacciani e che ha che vedere più col metateatro con tanto di lezioncina burlesca di Carraro Moda su come usare le luci sul palco, sui movimenti giusti che deve fare un attore in scena e sull’interpretazione che può avere più appeal sul pubblico.
Enrico Maria Carraro Moda si fa così beffa delle regole del teatro e delle leggi di mercato che richiedono storie che vadano per la maggiore e impietosiscano il pubblico (probabilmente per il dilagare del politically correct e della televisione del dolore che ahimè stanno influenzato anche il mondo teatrale). Il risultato è una provocazione intelligente, ironica, irresistibile e politica, dove si sovrappongono realtà e finzione e in cui il teatro che dovrebbe ergersi a giudice di Pacciani e dei media, diventa egli stesso colpevole di essere insincero e di speculare sulla storia di Pacciani.
Il Vampa è sicuramente lo spettacolo più accessibile di Enrico e il più bello da qualche anno a questa parte e chissà che non si riveli il passaporto per il grande pubblico e per un successo popolare che sarebbe ora arrivasse.
(26 maggio 2022)
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