Il senso della morte tra ricordo e rimozione ne “la Vita Ferma” spettacolo di Lucia Calamaro #Inscena a Teatri di Vita, Bologna dall’8 al 10 dicembre

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di Gaiaitalia.com, #Bologna twitter@gaiaitaliacomlo #teatridivita

 

 

Sotto gli scatoloni di un trasloco tanti ricordi, e in mezzo a essi la moglie morta da tempo, ancora lì, ancora viva nei pensieri di chi rimane e che pure deve riuscire a dimenticare. Questo è “La vita ferma: sguardi sul dolore del ricordo”: un dramma di pensiero in tre atti che affronta il tema della separazione e della morte. Scritto e diretto da Lucia Calamaro, lo spettacolo, arrivato come finalista ai Premi Ubu (che saranno assegnati il prossimo 18 dicembre), è in scena a Teatri di Vita (via Emilia Ponente 485, Bologna; tel. 051.566330; www.teatridivita.it) da venerdì 8 a domenica 10 dicembre (venerdì ore 21, sabato ore 20, domenica ore 17). In scena: Riccardo Goretti, Alice Redini e Simona Senzacqua.

Dopo l’ultima replica, domenica 10 dicembre, avrà luogo un incontro con gli artisti condotto da Angela Albanese.

Riccardo alle prese con gli scatoloni di un trasloco. Simona, nascosta tra di essi, dialoga con lui. Sono marito e moglie: un quadretto quasi scherzoso se non fosse che lei è morta, ed è lì, e teme di essere dimenticata. Lo straordinario è l’uragano di emozioni che ruota intorno, è il coraggio di ricordare senza soffrire. Perché la vita non sia “ferma”, aspettando che tutto muoia prima di noi.

E allora il “dramma di pensiero” diviene la speranza di non soffrire per la morte di chi ci è caro. Ma basta davvero solo un racconto? Stipare il ricordo nello scatolone, come un fragile oggetto da maneggiare con cura? La figlia Alice, forse, lo sa. Ma sarà meglio che ognuno lo scopra da sé.

Il dramma di pensare o meno ai morti è comunque il dramma di pensiero di chi resta e distribuisce o ritira, senza neanche accorgersene, un esistenza. Di che tipo sia l’esistenza dei morti non saprei dire, ma come predica Etienne Soreau “Non c’è un’esistenza ideale, l’ideale non è un genere d’esistenza”

La Vita Ferma è dunque uno spazio mentale dove si inscena uno squarcio di vita di tre vivi qualunque – padre, madre, figlia – attraverso l’incidente e la perdita. E’ occorso anche qualche inceppo temporale ad uopo, incaricato di amplificare la riflessione sul problema del dolore ricordo e sullo strappo irriducibile tra i vivi e i morti che questo dolore è comunque il solo a colmare, mentre resiste.





(4 dicembre 2017)

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