di Andrea Mauri
“Valzer, can can, turbine di gonne e volants, amore per un marito che di sera si trasforma in pipistrello. Questa storia non è molto morale, ma una volta si può peccare e la musica di Strauss fa sognare e soprattutto danzare”. Sono le parole del coreografo Roland Petit nel raccontare Il Pipistrello di Johann Strauss jr., balletto allestito al Teatro dell’Opera di Roma – Teatro Costanzi con gli adattamenti alla coreografia originaria a cura di Luigi Bonino.
Il balletto andò in scena per la prima volta nel 1979 con dei ballerini molto famosi: Zizi Jeanmaire nel ruolo di Bella, Denis Giano nella parte di Johann e lo stesso Luigi Bonino nel ruolo di Ulrich. Tratto dall’omonima operetta di Strauss jr., la versione danzata ebbe un notevole successo.
La trama è molto lineare. Bella, madre di famiglia e sposata con Johann, è corteggiata dall’amico di famiglia Ulrich. Si affligge nel vedere che il marito, trasformatosi in pipistrello, la notte di Natale vola verso i luoghi di piacere della città. Aiutata da Ulrich, lei stessa si trasformerà in una “bella di notte” e seguirà il marito nel locale notturno da lui preferito. Riuscirà così a risvegliare la gelosia, con grande soddisfazione di Ulrich. Bella più tardi ritroverà il marito in prigione a causa della sua vita notturna e lì la moglie gli taglierà le ali di pipistrello con le forbici che Ulrich le aveva regalato la notte di Natale. L’ordine coniugale è così ripristinato.
Il balletto all’Opera di Roma si apre con un’immagine di grande impatto visivo, al ritmo di uno dei valzer di Strauss jr. che fanno da guida alla coreografia: su sfondo nero e pannelli argentati, una donna al centro del palco indossa un vestito anch’esso nero e decorazioni scintillanti con cappello a falde larghe; la gonna è amplissima e ogni lato viene impugnato dai ballerini che la fanno ruotare come un grande volant di stoffa. Il mondo stesso della donna sembra vorticare nel valzer, anticipandone le peripezie che saranno raccontate da lì a poco.
I cambi di scena sono rapidi: l’interno della casa della coppia, il locale notturno con la grande insegna luminosa Maxim’s, la prigione con sfondo scuro e un telo di sbarre che restituiscono il senso di oppressione. Costumi dai colori sgargianti, soprattutto nella parte che racconta la vita notturna di Johann e tutti i ballerini in scena a costruire un ensemble visivo molto potente. In questi ambienti si muove il corpo di danza grazie alla coreografia costruita con un pizzico di ironia su impianto classico con l’alternanza di ensembles, soli e pas de deux con una giusta dose di pantomima. La pura danza accademica si mescola a qualche accenno al music-hall nel secondo atto. La bravura di Bella – Rebecca Bianchi, Johann – Michele Satriano e Ulrich – Alessio Rezza, insieme agli altri interpreti del balletto, segue la rigorosità della coreografia voluta da Roland Petit, un flusso costante di danza che prende l’immaginazione dalla poesia, senza rimpiangere passi spettacolari e prodezze artistiche. Per Petit la danza e l’effetto spettacolare che affascinano il pubblico dovevano nascere dalla semplicità, che però non significava facilità nei passi e nelle soluzioni stilistiche.
Ne Il Pipistrello, infatti, assistiamo a fantastiche costruzioni di retirés, pas de bourre, déboulés, echappés, entrechats, e punte, tecniche tutte che si fondono bene con la storia da rappresentare.
La poesia della danza si concentra poi nel lungo pas de deux della prigione, nell’ultimo atto. Bella e Johann si muovono tra le sbarre con la leggerezza di coreografie e figure acrobatiche molto dolci che sottolineano l’amore ritrovato, pur nel dolore di Bella di dover tagliare la libertà del marito sotto forma di ali di pipistrello. Sulla scena si insegue un lavoro di punte e braccia molto raffinato, un accostamento di affetto e sentimento, prima espresso e poi rigettato per la paura di essere troppo esplicito.
Il Pipistrello è la giusta occasione per immergersi in un mondo magico, forse poco rappresentato, e nell’ambiguità legata a questo animale, tra uccello e ratto, simbolo di doppiezza e ipocrisia. Basta un taglio di ali per ripristinare l’ordinario, arricchito però dal valzer finale che tutti danzano con spirito rinnovato.
Musica Johann Strauss Jr.
Balletto in due atti
Direttore Alessandro Cadario
Balletto di Roland Petit
(7 gennaio 2025)
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