Francesca Benedetti, in Erodiade, omaggia Giovanni Testori del quale è stata musa

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di Alessandro Paesano

Venerdì scorso ai giardini della Filarmonica di Roma, per la rassegna I solisti del teatro, è andato in cena Erodiade di Giovanni Testori, autore del quale ricorre il centenario della nascita, per la regia di Marco Carniti e l’interpretazione di Francesca Benedetti, diva divina e vera e propria musa di Testori.

Testori scrive questo monologo in due parti nel 1968 prendendo spunto dall’episodio biblico del quale cambia dinamiche e motivazioni: la vendetta di Erodiade che chiede per bocca della figlia Salomè la testa del profeta, reo di aver criticato il matrimonio della donna con Erode Antipa, diventa nel testo di Testori il gesto disperato di una donna innamorata che spera di avere le amate labbra del suo Giovanni (ma lei lo chiama Iokanaan) che l’aveva  rifiutata, almeno da morto.

Su una scena vuota campeggia un trono dal quel Erodiade si rivolge direttamente alla testa mozza del profeta, grumo sanguinante di carne marcia. Alle sue spalle, su uno schermo, si alternano in proiezione alcuni dei settantatré disegni fatti da Testori  durante la stesura del monologo, con la penna stilografica (sono stati allestiti in una splendida mostra  al Centre Georges Pompidou di Parigi nel 1987). 
Nel suo dialogo con la testa del morto Erodiade rivive il suo amore per Giovanni, il loro primo incontro avvenuto tramite l’udito (quando per la prima volta ho sentito la tua voce) e non tramite la vista, anticipando quel logos che è Cristo, cui Giovanni anela, disprezzando la bramosia per la carne di Erodiade che si rende conto di essere strumento di altri scopi: far raggiungere a Giovanni attraverso il martirio l’agognata presenza di dio.  L’Erodiade di Testori è una donna ferita nell’orgoglio, una vittima, ben diversamente da quella raffigurata nella Bibbia.

Nel monologo Erodiade  analizza non solamente il suo desiderio, il suo amore per Iokanaan, ma qualunque fatto, anche la veglia funebre che agisce in solitaria, senza candele e senza offici, e persino la tessa rappresentazione teatrale alla quale è consapevole di partecipare, così come è consapevole dell’odio di sua figlia Salomè che  ha suggerito a Erode di allontanare la madre o di ucciderla. Ed Erodiade nel disperato tentativo di rimanere artefice del proprio destino vorrebbe porre fine alla sua vita da sé ma l’autore del testo la cui rappresentazione teatrale è una farsa le sottrae il coltello e le impedisce la morte. E mentre impreca per l’impossibilità di uccidersi il sangue le sgorga spontaneo dal petto, miracolosamente, verità e finzione del teatro a cifre invertite.    

Un testo così potente ha bisogno di una interprete che sia all’altezza.
Francesca Benedetti indossa il testo come un abito che le è stato cucito addosso,  restituendone la complessità con una recitazione anodina, che tocca molteplici registri interpretativi,   alternando l’ira alla lucida consapevolezza,  il sussurro all’insofferenza, districandosi in una partitura sonora che Carniti dispone per scandire i vari momenti del racconto (rumori, suoni, veri e propri brani musicali di David Baritoni) con tanta di quella perizia che sembra proprio che la musica emana dall’afflato stesso della sua verve recitativa, in una prova grande, grandissima, immensa, indimenticabile.

Lo spettacolo, una delle punte massime di questa edizione della rassegna,  sarà di nuovo  in scena a Febbraio dell’anno prossimo al teatro Basilica di Roma.

 

ERODIADE
con Francesca Benedetti
di Giovanni Testori
Spettacolo a cura di Marco Carniti
Musiche Originali David Barittoni
Aiuto regia Francesco Lonano
Gruppo Della Creta

 

Visto per voi il 28 luglio 2023.

 

 

 

(2 agosto 2023)

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