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Breathing Room o della danza come performance

di Alessandro Paesano

Salvo Lombardo propone per il Festival Fuori Programma una istallazione-spettacolo che non prevede la classica divisione pubblico-scena. 

Il pubblico viene fatto accomodare direttamente sul palco, dove siede direttamente sull’impiantito, con l’ausilio di qualche cuscino messo a disposizione, scegliendo liberamente dove disporsi. 

Sula scena oltre due piantane per le luci, il banco di regia e la performer, Marta Ciappina, che si è formata al Trisha Brown Studio di New York.

Come è stato detto dalla maschera prima di farci entrare in sala, durante lo spettacolo una voce registrata darà delle istruzioni che potremo scegliere di seguire, partecipando così all’evento, alla performance, oppure assistere semplicemente. 

La voce, che ricorda quella delle guide di meditazione, accompagnata da una musica consona (che si sviluppa in più direzioni, anche di musica militante come quella di Ira, istituisce una stanza nella quale sarà il respiro a costruire uno spazio di esperienza, di esplorazione e di contatto, da cui il nome dello spettacolo Breathing Room. 

Il respiro, il proprio respiro, su ci la voce invita il pubblico a concentrarsi, diventa strumento di costruzione percettiva, costituendo un qui e ora sganciato dalla velocità e dal dover essere, alla ricerca di una esperienza di ascolto e di cura del proprio essere nello spazio, nel presente. 

Dal lato interprete questa istallazione prevede di volta in volta la partecipazione di una o un artista, che lavora nella danza o nella performance, al o alla quale viene chiesto di esplorare l’ambiente relazionale nel quale si viene a trovare con il pubblico tramite il linguaggio della danza e non solo (Ciappina sperimenta sguardi, timidi sfioramenti delle mani, abbracci e anche baci). 

Un doppio invito, del pubblico e del o della performer, per decostruire il sistema produttivo dell’arte, come recita il programma di sala:
“un “atto di complicità (…) come occasione per mettere in discussione, respirando, i principi di autorità e di potere individuale che sottendono il sistema produttivo dell’arte: un invito da cui farsi portare, un’attitudine all’ascolto, un esercizio alla vulnerabilità e relazionalità che possa suggerire un atto di cura reciproco”. 

Un invito che, continua il programma di sala,  “si costituisce come una installazione unica, che non avrà mai repliche”. 

Un progetto interessante ed elegante nella sua semplicità, che necessita del contributo tanto dell’interprete quanto del pubblico. 

Quello romano del Festival si lascia convolvere poco, anche quando gli inviti della voce registrata sono intriganti: prima si invita a  muovere lo sguardo solo quando si espira, poi a muovere il corpo, sempre solo quando si espira, infine si invita a muovere il corpo durante l’apnea (la pausa tra un respiro e l’altro) vuota (la pausa cioè che segue l’espirazione).  

L’invito è fatto con grazia, rispetto e senza fretta, permettendo al pubblico di ottemperare in armonia coi propri tempi, anche quelli di risposta del proprio corpo, in sinergia con la ricerca e l’improvvisazione di Marta Ciappina, che si aggira danzando tra le persone sedute sul palco alla ricerca di complicità.

Lo spettacolo è squisitamente riuscito sia nei suoi intenti decostruttivi (dove pubblico e interprete possono interagire in un qui e ora davvero compartecipato e complice) che nei suoi risultati, che non devono essere giudicati nella misura della restituzione performativa, 

cioè, chiedendosi, banalmente,  quanto è stata brava Marta Ciappina, che lo è stata, eccome, ma proprio per l’occasione in sé, per la complicità che l’istallazione permette ai e alle partecipanti di vivere, esperire, provare, con la performer.

Qualche perplessità vogliamo esprimerla sul contenuto delle osservazioni restituite dalla voce registrata. 

Se in quelle più personali, di esperienze vissute di amici e amiche di Lombardo (trovate l’elenco nei crediti dello spettacolo)  raccontate dalla voce narrante che si rivolge al coreografo chiamandolo per nome, non ci permettiamo di entrare nel merito rispettando il lacerto biografico e autobiografico come cifra insondabile della datità di una persona (fittizia o reale poco importa, in spettacoli come questo il confine diventa una distinzione alquanto labile) qualche osservazione ci sentiamo, rispettosamente, di farla sulle considerazioni sulle metafore che vengono usate per farci ragionare sulla nostra presenza di “esseri umani dotati di corpo nel mondo”, come questa che prendiamo dal programma di sala, ma è ripetuta tale e quale dalla voce registrata:
“Cosa muove il respiro tra le cose: quel traspirare, quello spiraglio tra il prendere e il dare, tra il rubare pezzi di mondo e rilasciare fiato al mondo in pezzi?”, che ci sembra prevedibile e tutt’altro che decostruente.  

La voce registrata esprime considerazioni sulle pratiche di meditazione che, nel loro effetto di riconoscimento immediato, nel loro contenuto iper-codificato e cristallizzato, sono forse il contrario di quella complicità che dovrebbe avvenire nel qui e ora, amorfo e estemporaneo, e percorrono invece la strada facile di  una riconoscibilità immediata che strizza l’occhio al cliché. Complice il testo di Chandra Livia Candiani Il silenzio è cosa viva, pubblicato da Einaudi nel 2018, cui Salvo Lombardo si è liberamente ispirato.

Il pubblico applaude (poco importa che la voce registrata inneggi al silenzio) come attestazione di gratitudine per  una esperienza diversa, cui sicuramente il pubblico romano è poco avvezzo, per uno spettacolo da vivere, sperimentare e cui partecipare senza indugio. 

Ne riparleremo quando ne vedremo un’altra installazione, al festival Attraversamenti multipli, il prossimo Luglio, col performer Nicola Galli.

Visto al teatro India di Roma il 22 giugno 2023.

 

Breathing Room
ideazione, testi, voce e ambiente di Salvo Lombardo
realizzato con la Lavanderia a Vapore di Collegno
con la partecipazione di Marta Ciappina
drammaturgia ispirata a Il silenzio è cosa viva di Chandra Livia Candiani
appunti, parole, immagini in forma di dono di Fabio Acca, Michele Di Stefano, Carlo Lei, Cristina Kristal Rizzo, Alessandro Sciarroni, Alessandro Tollari
musica originale e sound design Fabrizio Alviti
citazioni musicali dall’album Ira di Iosonouncane
produzione esecutiva Chiasma
con il sostegno di Festival Attraversamenti Multipli
con il contributo di MIC – Ministero della cultura

 

(22 giugno 2023)

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