Il segreto custodito nell’Armadietto 7

312
foto: profilo facebook Massimo Stinco

di Andrea Mauri

Cosimo (interpretato da Francesco Butteri) è un ragazzo fuori dal tempo. Ama gli anni ’70, si presenta in palestra con magliette stile hippy e pantaloni a zampa di elefante, coloratissimi, sgargianti, che non passano inosservati ai compagni di spogliatoio.

Cosimo è attaccatissimo al suo armadietto, Armadietto 7, il titolo dello spettacolo scritto e diretto da Massimo Stinco, andato in scena all’Off Off Theatre di Roma. Il ragazzo lo ha personalizzato con il suo nome e con una miriade di adesivi dei suoi idoli rock e non solo.

Inframmezzato da una bellissima colonna sonora, il monologo si svolge interamente all’interno dello spogliatoio di una palestra. Ci sono però anche delle incursioni all’esterno con voci e rumori fuori campo: buio in sala, gli Eurythmics suonano nell’autoradio, due voci maschili si scherniscono sulla direzione da prendere, cantano a squarciagola felici, poi il tonfo, il crash delle lamiere, cala il silenzio in platea.

Le luci si accendono e Cosimo si prepara all’allenamento. Un faro punta sempre l’armadietto feticcio, l’oggetto che rassicura il ragazzo, altrimenti perso in un ambiente che sopporta a malapena, che gli provoca attacchi di rabbia, mentre i compagni non lo comprendono e lo invitano a calmarsi. Cosimo non capisce che cosa gli succede e l’unico rimedio sono le pasticche che porta nella borsa e che non l’abbandonano mai.

Canta, Cosimo, dopo l’allenamento; canta mentre si doccia, mentre si riveste e accarezza la lamiera dell’armadietto. Lo apre con delicatezza, lo venera come reliquia. Da dentro ne estrae un portachiavi con l’iniziale D e un profumo che prima di uscire si spruzza sul collo. Annusa la boccetta, annusa l’aria intorno a lui che adesso sa di fresco, sospira il nome di Davide.

C’è qualcosa di magico nello spogliatoio, Cosimo ne è convinto, anche se rinuncia a condividere le sue emozioni con gli altri compagni. Loro non sarebbero in grado di comprenderlo; non hanno sulla coscienza quel peso che rende la vita del ragazzo rabbiosa, che non riesce a controllare o che ha rinunciato a farlo.

La situazione però gli sfugge di mano. Passano le settimane e Cosimo si allontana dagli amici, preferisce stare da solo con il suo segreto: trascorrere la notte accanto all’armadietto 7. Quando tutti se ne sono andati, da quel feticcio prende una maglietta con stampato il nome di Davide e la annusa, come fa con il profumo. Si immerge nel cotone e nella plastica del nome e l’abbraccia. Poi accende delle candele finte, tira fuori due birre anche per l’assente Davide e brinda al suo amico; parla con l’armadietto, abbraccia il freddo metallo, si lascia trasportare in un’estasi mistica, in una notte visionaria. Il mondo di Cosimo si ferma lì, in quel preciso istante, nell’adorazione di un oggetto immateriale che gli racconta di Davide molto più di qualsiasi altro ricordo.

La vita di Cosimo cristallizzata nel ricordo è risvegliata dalle discussioni inutili dei compagni di spogliatoio, dai commenti su quei ragazzi gay che frequentano la palestra: è gente ridicola dicono, perché ce l’avete con loro, che vi hanno fatto, prova a difenderli Cosimo. Nell’anima il peso degli oggetti di Davide, il segreto del ragazzo custodito nell’armadietto numero 7.

In una delle notti isolato in palestra, spinto da una forza superiore, prende il microfono e si racconta la verità. È arrivato il momento di riascoltare le voci fuori campo dell’inizio della storia, i ragazzi felici, Cosimo che ha bevuto troppo ma decide comunque di guidare, Davide accanto a lui, la canzone degli Eurythmics, le note a squarciagola e lo schianto. Cosimo sopravvive, ma Davide no. Il senso di colpa per aver provocato la morte dell’amico, quel preciso istante in cui qualcosa si rompe per sempre nel ragazzo, la musica e il rumore delle lamiere nelle orecchie, che non dimenticherà mai.

L’abbonamento alla palestra sta per scadere, ma Cosimo decide di non rinnovarlo. Le notti solitarie a parlare con l’armadietto 7, che prima era di Davide, ora sono diventate troppo dolorose. Non lo conducono da nessuna parte, lo bloccano nella rabbia e nelle pasticche, inutili ad ammorbidire il senso di colpa. Serve una decisone drastica se vuole conservare il ricordo di Davide. L’ultimo giorno in palestra svuota l’armadietto delle sue cose, ma lascia il profumo, la maglietta, i guanti da boxe dell’amico. La luce fissa gli adesivi dello sportello; un bacio freddo al metallo e un foglio scritto lasciato sull’armadietto: ti amo.

Buio in sala e il dolore di Cosimo diventa collettivo.

ARMADIETTO 7

ideato, scritto e diretto da  Massimo Stinco

con Francesco Butteri

assistente alla regia Leonardo Paoli

luci Marco Faccenda

 

Visto per voi all’Off Off Theatre di Roma il 2 maggio 2025.

 

 

(5 maggio 2025)

©gaiaitalia.com 2025 – diritti riservati, riproduzione vietata