di Alessandro Paesano
Dopo le due date reatine è giunto a Roma il dittico La Dame de Monte – Carlo e La Voix Humaine che Poulenc compose su testi di Jean Cocteau.
Il concerto è andato in scena nell’ambito della XVI edizione del Reate Festival, realizzato dalla Fondazione Flavio Vespasiano, un articolato progetto musicale con una fitta programmazione di concerti da camera, compreso un Concorso Internazionale di Interpretazione di Musica Contemporanea.
La Dame de Monte-Carlo (1961) e La Voix Humaine (1959) sono due partiture brevi per voce e orchestra che Francis Poulenc ha composto su due testi di Jean Cocteau incentrati entrambi su una figura femminile, descritta in tutta la sua complessità psicologica.
La Dame è il personaggio di una poesia di Cocteau in piena crisi esistenziale per lo sfiorire della sua bellezza (quand) ne plus être jeune et aimée (…) il reste de se fiche à l’eau
ou d’acheter un rigolo (Quando non si è più giovani e amate non resta che entrare in acqua o comperare una rivoltella).
Ormai anziana, sola e priva di mezzi di sostentamento, in preda a pensieri suicidi, Dame si reca al casinò di Monte Carlo più per rivivere i fasti di una vita che fu che per risolvere i suoi problemi finanziari. Ma i vestiti si scuciono, la pelliccia perde il pelo e a Dame, cacciata dal casinò perchè non ritenuta all’altezza, non rimane che agire quel suicidio immaginato e morire in fondo al mare.
Poulenc allestisce una partitura che richiede all’interprete uno sforzo continuo impegnata in un fraseggio che alterna momenti di grande dinamica a momenti più sognanti e intimi, mentre l’orchestra restituisce l’eco emotiva del testo di sostegno o in contrappunto alla melodia cantata. Sette minuti di pura arte.
Angela Nisi sa rendere facili all’apparenza certi passaggi tecnicamente complessi e impegnativi mentre interpreta Dame giocando sul contrasto tra una attitudine d’eleganza e leggiadria e le considerazioni amare della poesia di Cocteau.
Vestita con un costume in stile anni 20 (di Anna Biagiotti), compresa una magnifica fascia con piuma, senza eccessi, Nisi canta di proscenio, mentre dietro di lei vengono proiettate su un telo nero delle immagini ingigantite del suo viso, o dei dettagli del viso, alternate a immagini di acqua. Il suo volto proiettato, è incorniciato da una grafica che lo avviluppa in quadrilateri in movimento. Immagini un po’ distraenti che però contribuiscono a rendere la presenza in scena di Dame ancora più minuta e minuscola, come schiacciata da una restituzione in video grafica (di Flaviano Pizzardi) quasi onirica della sua immaginazione, che pullula da figure che esprimono un ludibrio inesorabile.
Mentre si avvicina il momento del gesto finale, della sua fine concreta e metaforica, Dame si sveste di quell’abito sociale anni 20, rimanendo scalza e con la sottoveste (molto elegante, bianco perlacea) con la quale passa senza soluzione di continuità da un bramo all’altro.
Sulle ultime note della prima partitura, mentre Dame pronuncia con rassegnazione la parola Monte Carlo il telo di proiezione si sgancia scoprendo la scena (capolavoro) della seconda parte del dittico, quella Voix Humaine molto più nota al grande pubblico non fosse altro per la straordinaria prova che ne diede Anna Magnani filmata da Roberto Rossellini nel primo episodio Una voce umana del suo film L’amore del 1948.
La scena che appare al pubblico in tutta la sua possanza (di Michele Della Cioppa) ricorda le scatole ottiche del settecento mostrando una serie di cornici concentriche, anch’esse quadrangolari, che si distanziano in prospettiva, una dietro l’altra, occupando tutta la profondità del palcoscenico ognuna delle quali è praticabile permettendo a Nisi di abitarle tutte.
Cesare Scarton che firma la regia non le risparmia alcuna fatica facendola cantare anche distesa, prona, di fianco, spogliandosi e vestendosi di una veste sopra la sottana, ora usando la cornetta del telefono ora parlando come se la stesse tenendo in mano, sempre in movimento, sul bordo di una cornice o di un’altra.
Il testo di Cocteau, scritto per il teatro nel 1930, è un dialogo-monologo che ritrae la conversazione telefonica di una donna (Elle, Lei) anche in questo caso senza nome proprio, come Dame, con il suo amato, del quale non sentiamo né la voce né le parole ma le evinciamo dalle pause e dalle risposte di Elle.
Elle dissimula il suo grande turbamento perchè, capiamo durante la lunga conversazione più volte interrotta da incidenti telefonici (siamo negli anni 30 quando ancora si comunicava con il centralino e la teleselezione era di là da venire) che l’uomo che ama sta per sposarsi con un’altra.
Se all’inizio mostra nonchalance e signorilità Elle si lascia presto andare confessando la disperazione e il plateale tentativo di suicidio che ha fatto inghiottendo dieci pillole di sonnifero mentre lui le mente, anche sul luogo da cui la chiama.
Ogni momento in cui nella partitura musicale la finzione di Elle come donna calma e ragionevole cede il passo alla sua vera natura di donna disperata e vulnerabile, una delle cornici scenografiche avanza, incastrandosi dentro quella più grande che la contiene, ponendosi sopra lo spazio praticabile, raddoppiando di spessore, diminuendo ogni volta, di cornice in cornice, lo spazio intorno a Elle che si fa sempre più stretto tanto che, alla fine, rimane intrappolata nell’ultima cornice, ormai a qualche metro dal palco, sospesa al centro di una scena che si fa espressione visiva di una inesorabilità asfissiante. Da lì, finalmente senza più ritegno, Elle grida “ti amo” al suo uomo, indossando quell’abito da sposa che non è per lei ma per un’altra donna.
In questo partitura Poulenc impiega tutto il suo estro espressivo a cominciare dal trillo del telefono reso con lo xilofono, mentre la musica si fa vera e propria colonna sonora del monologo cantato (che prevede diversi passaggi cantati senza il sostegno dell’orchestra) sottolineandone colpi di scena, momentanee cadute della linea telefonica, impegnando Nisi nell’esecuzione di una melodia dinamicissima.
La video grafica di Flaviano Pizzardi si sbizzarrisce ottenendo effetti sorprendenti, con la semplice videoproiezione sui bordi spessi delle cornici, che di volta in volta sono riempite da nuvole, da stelle, dalla luna, o dai dettagli di un corpo maschile desiderato, immaginato, reiterato.
Il corpo scenico delle cornici concentriche prende così vita, pulsa abbacinato di bianco o di nero o coloratissimo, come quando viene popolato da rose, stavolta senza distrarre essendo un’emanazione della musica, delle parole e del canto.
Nisi segue una regia impegnativissima che le chiede dei movimenti misuratissimi e quasi coreografati raccogliendo e spostando gli oggetti da praticabile a praticabile, mentre ogni cornice si incastra nell’altra.
Entrambe le partiture sono eseguite dalla Roma Tre Orchestra, diretta dal giovanissimo Maestro Enrico Saverio Pagano, che sa trarre il meglio dal suo organico chiudendo il cerchio di un allestimento di pura eccellenza, musicale, canora, scenografica, dei costumi e delle luci (di Andrea Tocchio) regalando al pubblico presente una serata indimenticabile.
Un dittico in linea con il tema del Festival che quest’anno è dedicato al mondo femminile designato come vittima, come oggetto di soprusi, di violenze e di abbandoni come si legge nel suo programma.
Poulenc dà una veste musicale impeccabile ai testi nei quali Cocteau denuncia lucidamente già negli anni 30 del secolo corso il ruolo angusto nel quale la donna è relegata da stereotipi di genere duri a morire e che ancora nella nostra contemporaneità la mettono a repentaglio non facendole godere la stessa libertà e autonomia maschili.
La collaborazione tra il Reate Festival e il teatro di Villa Torlonia è stata realizzata con Fondazione Teatro dell’Opera di Roma, l’Associazione Accademia Filarmonica Romana e la Fondazione Teatro di Roma.
La dame de Monte- Carlo
Monologue per canto e orchestra
Musica di Francis Poulenc (1961)
Testo di Jean Cocteau
La voix humaine
Tragédie lyrique in un atto
Musica di Francis Poulenc (1959) dal dramma omonimo di Jean Cocteau (1932)
Angela Nisi, soprano protagonista
Enrico Saverio Pagano, direttore
Roma Tre Orchestra
Cesare Scarton, regia
Michele Della Cioppa, scene – Flaviano Pizzardi, motion graphics
Anna Biagiotti, costumi – Andrea Tocchio, luci
Sopratitoli Prescott Studio – Firenze
Produzione Fondazione Flavio Vespasiano – Reate Festival
Visto (e ascoltato) per voi il 13 November 2024 a Teatro di Villa Torlonia.
(17 novembre 2024)
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