Come nei giorni migliori: un testo troppo letterario

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di Alessandro Paesano

Come nei giorni migliori racconta l’amore nevrotico di due giovani ragazzi (non si tratta di una maschile inclusivo, sono entrambi di genere maschile) che frequentano lo stesso psicologo. Uno sicuro di sé,  l’altro imbranato, scopriamo nelle vicissitudini del loro travagliato amore che quello più disinvolto (interpretato dall’avvenente oltre che bravissimo Alessandro Bandini) è in realtà quello più insicuro e bisognoso di conferme amorose mentre l’altro,  quello imbranato (interpretato dal meno avvenente ma altrettanto bravo Alfonso De Vreese), sa costruire una relazione più solida mettendo tutto se stesso nel rapporto.

Su queste coordinate si dipana un testo un po’ telefonato, che presenta i topoi di una relazione amorosa raccontati con sensibilità ma sempre entro quel comune sentire che il pubblico può facilmente riconoscere e immedesimarsi.

Il testo ha dalla sua la positività di mostrare un amore tra due persone dello stesso sesso la cui nevrosi non deriva dal loro orientamento sessuale ma da quella incapacità di vivere che ci accomuna tutte e tutti. Il finale che mostra come,  nonostante tutto, c’è sempre la possibilità di proseguire nella vita,  invita anche a una moderato ottimismo, nonostante i cambiamenti, la rottura e i lutti che toccano i due protagonisti.

Dal punto di vista compositivo il testo funziona molto sulla pagina scritta grazie a uno stile che inanella le varie scene senza soluzione di continuità con una narrazione fluida dal ritmo più cinematografico che teatrale che  all’inizio colpisce e sorprende ma  assume presto le sembianze di uno sterile esercizio di stile che si impone più per la sua forma che per il contenuto.

La storia raccontata  non si emancipa mai  davvero da certe dinamiche relazionali recentemente sviluppate in certa fiction televisiva d’oltremanica o d’oltreoceano  che poco ha da dire da un punto di vista drammaturgico e che sulla scena teatrale lascia il tempo che trova  nonostante la bella regia di Leonardo Lidi e la bravura dei due interpreti.

I due personaggi non si distinguono mai dall’alveo borghese da cui provengono (tra appartamenti affittati e lavori a Parigi) e la loro relazione è sempre relegata in un privato che non si fa mai politico (nel senso aristotelico di vita nella città). Nulla sappiamo delle relazioni pubbliche dei due protagonisti come se l’amore riguardasse solamene la sfera personale  e mai quella sociale nella quale tutti e tutte viviamo e dove agiamo rivendicando anche i nostri sentimenti.
Sarebbe stato interessante mostrare qualche increspatura di questa storia omoerotica “normalissima” in una società come quella italiana dove gli attacchi omofobi sono all’ordine del giorno, così come stona l’assenza di un impegno di militanza che non coinvolge certo tutte le persone omosessuali ma mostrare almeno l’esistenza di una rete di protezione tra pari, quella che permette a questi due ragazzi di vivere senza problemi esterni la loro relazione, avrebbe contribuito a portare la loro storia d’amore nel mondo reale fuori da quella pagina scritta dove riesce a esistere con perfezione grazie a una ricercatezza letteraria non certo alle possibilità iscritte nella vita reale.
Il pubblico applaude entusiasta grazie alla verve dei due interpreti e alla leggerezza di un testo che una volta tanto non finisce con morti e lacrime (come accade spessissimo ai personaggi omosessuali) però il risultato ci sembra un po’ poco per gridare al miracolo (come hanno fatto tanti colleghi e colleghe, visto che lo spettacolo è insieme cena dal 2023) o accogliere la scrittura letteraria di Pleuteri tra le pagine più interessanti del teatro contemporaneo.

 

Come nei giorni migliori
di Diego Pleuteri
regia Leonardo Lidi
con Alessandro Bandini, Alfonso De Vreese

 

visto per voi al Teatro India di Roma il 18 maggio 2025.

 

 

 

 

(25 maggio 2025)

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