“Sei personaggi” di Sinisi – Asselta. Pirandello c’è nel titolo…

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di Alessandro Paesano

E’ andato in scena, al teatro Sala Umberto di Roma, i Sei personaggi in cerca di autore di Luigi Pirandello per la regia di Michele Sinisi, nella rilettura approntata con Francesco M. Asselta, che integra quel “di Luigi Pirandello” nel titolo.
Nelle note di sala leggiamo che i Sei Personaggi sono passati da essere una pietra di scandalo a testo “classico”, da matinée per le scuole, un pezzo da museo della letteratura italiana.
Se non fraintendiamo quel “da museo” Sinisi e Asselta reputano necessario riaggiornare il contesto storico nel quale lo spettacolo venne portato in scena nel 1921 (e poi nel 1925 in una versione sensibilmente diversa). Nel farlo però Sinisi e Asselta si lasciano distrarre dalla lezioncina scolastica sul metateatro e allestiscono la loro messinscena esclusivamente  da questo versante.
Il pubblico entra in sala mentre alcuni degli interpreti sono già in scena, uno allestisce una scarpa gigante, gli altri sono sul palco non si capisce bene a far cosa. C’è anche chi manovra un pc le cui immagini sono restituite da un videproiettore, proponendo alcuni brani musicali, e relative immagini video, come tappeto sonoro mentre la platea si riempie. 

Poi quando lo spettacolo inizia, all’improvviso, senza che le luci in platea si spengano (lo faranno soltanto a metà rappresentazione), gli interpreti, tutti uomini (ritorneremo su questo dettaglio) iniziano a relazionarsi tra di loro.
A differenza del testo pirandelliano dove le loro battute ci fanno subito capire che si tratta degli attori e delle attrici (in Pirandello ce ne sono già in scena), del suggeritore, del  capocomico e del direttore di scena, in Sinisi e Asselta  non capiamo subito chi siano o cosa facciano questi uomini. Uno di loro si produce in un lunghissimo, pletorico, interminabile sproloquio vernacolare, velleitariamente goliardico, che fa ridere un terzo del pubblico (il resto no) che nulla ha a che fare con Pirandello e non serve a connotare i performer (chi sono? Cosa fanno?) se non nel mostrarci il classico atteggiamento eternamente adolescenziale dei personaggi di certo cinema e certo teatro contemporanei. L’estemporaneità  viene presentata come spontaneità giovanilistica in un cliché narrativo vetusto e ormai logoro.Dopo un tempo interminabile lo sproloquio termina. Entrano scena (dalla platea)  le attrici per la prova, come prevede il testo di Pirandello.
La prima attrice, che in Pirandello si preoccupa di non prendere una multa per il ritardo (un tempo si usava), è trasformata da Sinisi e Asselta in una donna polemica e arrogante.
La restituzione delle battute, le dinamiche tra attori e attrici, tra chi è in scena e chi no, le indicazioni del capocomico (oggi lo chiamiamo regista) sono date tutte un po’ troppo di fretta per far apprezzare davvero la situazione. L’aria adolescenzial-goliardica prevale e, se non si conosce già il testo, si fa fatica a capire che stiamo assistendo alle prove di una compagnia teatrale che sta mettendo in scena Il giuoco delle parti di Pirandello.  

La battuta sul fatto che non ci sono più buoni autori teatrali e che si è costretti a mettere in scena spettacoli di Pirandello che nessuno capisce viene sostituita  da battute dove i ruoli tra chi dirige e chi viene diretto o diretta si confondono in una confidenza  inconcludente  da scolaresca in gita di istruzione.
Poi quando entrano i Personaggi in cerca d’autore e la drammaturgia aderisce pienamente (o quasi) al testo originale  tutto fila liscio.
Insomma, più o meno.
Intanto sono evidenti alcuni errori nella scelta delle assegnazioni dei ruoli delle quali non ci capacitiamo.
Troppo giovane, troppo minuto, troppo poco padre-padrone l’interprete del Padre, mentre l’attore che interpreta il Figlio è un marcantonio grande e grosso che non mostra minimamente i 22 anni pensati da Pirandello per quel personaggio.
Ancora davvero troppo giovane l’attrice che interpreta la madre di un figlio ventiduenne.
Questi disallineamenti tra interpreti e personaggi contribuiscono a quel senso goliardico, generale della messinscena.
Man mano che si dipana la storia che questi Personaggi vivono, chi manovra internet cerca immagini dalla rete per commentare visivamente (in videoproiezione)  battute e situazioni dette sulla scena, con una mera funzione esornativa che nulla aggiunge e nulla toglie al testo. Anche la trovata di digitare, all’impronta, alcune battute del testo e videoproiettarle ha un effetto di ridondanza senza fornire alcuna informazione aggiuntiva, nessuna glossa, potrebbero essere quasi dei sopratitoli per non udenti…
Poi quando la madre racconta di come il Marito le abbia strappato dal seno il figlio di due anni, ecco che un altro personaggio la interrompe e le dice di usare una voce più di testa.
Ecco una prima trovata, riuscita ed elegante, della messinscena. Il gioco metateatrale assume un secondo livello: stiamo assistendo alle prove dei sei personaggi.
Peccato che questa bella idea venga sciupata perché l’unico impiego che se ne fa è quello di cercare l’effetto comico.
Il regista impone all’attrice di recitare le battute con un tono niente affatto consono o credibile al personaggio, cancellandone tutto il portato drammatico (e dramatturgico).
Se con questa indicazione di recitazione un po’ assurda si volevano criticare certe scelte registiche ardite del teatro  Sinisi manca nello scopo perché non permette al pubblico di capire quanto si perde del personaggio originale nel far recitare all’attrice tutte le battute della Madre con una voce stridula che azzera il dolore vissuto dal personaggio. Quel che arriva, al solito, è la goliardia.

Poi, quando la storia raccontata dai sei Personaggi desta l’interesse del capocomico tanto da far provare a uno degli Attori e una delle Attrici la famosa scena in cui la Figlia si incontra col Padre,  irrompono in platea, cellulare alla mano che trasmette una live, restituita dal videproiettore, un uomo e una donna che, saliti sul palco, declinano le generalità e  recitano loro la scena, al posto dei Personaggi.
L’Attore e l’Attrice che in Pirandello devono ripetere quel che è stato raccontato dai Personaggi  sono chiamati, a restituire l’interpretazione del nuovo arrivato e della nuova arrivata, deviando dalla questione cruciale (in Pirandello)  del rapporto tra verità del Personaggio e verità dell’Attore alla  mera imitazione della recitazione della coppia appena arrivata. Vale la pena ripeterlo? Goliardia.
All’apparizione di Madama Pace, trasformata in una soubrette spagnola che canta un brano a sipario chiuso, la messinscena precipita in un riassunto sbrigativo. 

Quando il sipario si riapre vediamo due paia di gambe, formato gigante, quelle della Figlia e quelle del Padre, che vengono denudate, e fermate un attimo prima che le gambe di lui  prendano da dietro le gambe di lei. E qui il resto della storia, in Pirandello raccontata dalla Figlia in maniera straziante e rivelatrice, che cambia significato al comportamento dei sei Personaggi visto fino a quel momento, viene detta, male, da due degli interpreti che, fuori di personaggio, raccontano, rendendolo innocuo, il colpo di scena del testo senza dare modo al pubblico di capire che la disperazione della madre non nasce dal fatto che il figlio maggiore la ripudi, come sembra, ma dal fatto di avere perso il figlio più piccolo, morto suicida.

Quello che è imperdonabile in questa messinscena è aver sacrificato alcuni nodi fondamentali del testo originale, che non si limita a gingillarsi col metateatro, ma compie una critica feroce e lucidissima alla morale borghese dell’epoca, a favore di una  semi-parodia della quale ci sfugge lo scopo.

Quando Padre e figliastra si incontrano per fare sesso (senza che l’uno sappia chi è davvero l’altra) lo scandalo non è il mancato (pseudo)incesto ma il fatto che l’uomo, quando apprende che la ragazza  indossa un abito a lutto, risponde E togliamolo, togliamolo via subito, allora, codesto vestitino! Una battuta che tradisce tutto il maschilismo, la tossicità machista (per usare termini a noi contemporanei) del Padre che il pubblico non ascolta perché nella versione di Sinisi e Asselta non c’è.

Quando la Figlia, nelle sue rimostranze contro il padre, gli urla contro con una verve che non è in Pirandello ma nella regia di Sinisi, ci manovra il videoproiettore  scrive Xanax?, come a dire che la ragazza è isterica  e va sedata. L’allestimento assume pienamente una luce maschilista e sessista.  Allora l’incipit che vede in scena solamente uomini (mentre in Pirandello ci sono anche donne) conferma  una messinscena  che agisce  una lettura tutta al maschile  che rimane alla superficie del testo originale.
A poco serve il richiamo finale  al cinismo di certo pseudogiornalismo contemporaneo.
La denuncia del sensazionalismo sulle urla delle madri disperate non giustifica il sacrificio, la cancellazione drammaturgica del testo Pirandelliano.
Peccato perché alcuni elementi della messinscena sono  interessanti: le direttive date agli attori e alle attrici anche per I sei personaggi; le gambe scenografiche versione gigante,  la possibilità di usare i video, le immagini e il testo scritto come glossa (e non come mera didascalia) sono tutte delle potenzialità che non si è voluto (o potuto) sviluppare.

Una cosa va riconosciuta, Pirandello funziona anche in condizioni così disagiate.
Altro che museo, altro che letteratura!
Nonostante i suoi 100 anni il testo di Pirandello ha molte più cose da dire sulla borghesia e sugli uomini (intesi come esemplari di sesso maschile del genere umano) dell’esercizio di stile proposto da Asselta e Sinisi, che, seppure ben recitato e ben allestito, più che rivisitare, aggiornare o anche criticare, le tematiche del testo originale, si limita a parlarci dell’ego dei sui allestitori. 

 

Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello
Drammaturgia Francesco M. Asselta, Michele Sinisi
Regia Michele Sinisi
con Stefano Braschi, Marco Cacciola, Gianni D’addario, Sara Drago, Marisa Grimaldo, Marco Ripoldi, Stefania Medri, Donato Paternoster, Michele Sinisi, Adele Tirante, Nicolò Valandro
Scene Federico Biancalani
Assistente alle scene Elisa Zammarchi
Direzione Tecnica Ivan Pilogallo
Aiuto Regia In Scena Nicolò Valandro
Produzione Elsinor Centro Di Produzione Teatrale

Con il sostegno di Next Laboratorio Delle Idee & Festival Castel Dei Mondi Di Andria
Foto di Luca Del Pia
Si ringraziano gli allievi dell’Accademia di Belle Arti di Brera per il contributo alla costruzione delle scene

 

Visto per voi al Teatro Sala Umberto di Roma il 29 febbraio 2024.

 

 

(3 marzo 2024)

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