Attraversamenti Multipli: Adriano Bolognino “Come Neve” e Margine Operativo “Certo io resisterò”

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Tutte le foto sono di Carolina Farina

di Alessandro Paesano

Due gli spettacoli in programma nella serata del 6 luglio di Attraversamenti Multipli 2023, uno di danza e una performance teatrale, una più indispensabile dell’altra. In “Come Neve” di Adriano Bolognino due figure accedono all’area di prato adibita a palcoscenico, passando sotto gli archi dell’acquedotto romano, che fungono da quinte. Sono vestite con un costume fatto all’uncinetto (dal gruppo di donne Il club dell’uncinetto, che durante la pandemia si è ritrovato per reinventarsi, riscoprendo l’arte dell’uncinetto). 

Il costume consta di una cuffia che copre capelli, orecchie e mento, e da un abito costituito da un corpetto e una lunga gonna a campana, sostenuta da una crinolina, che arriva fino ai piedi, lambendo il terreno.

Appena giunte sul prato le due figure si accovacciano mentre la gonna si accartoccia su se stessa come la corazza esterna di un animale, la bardatura di un guerriero.

Inizia una danza fatta prima di timidi movimenti delle braccia, speculari, all’unisono che indulgono sulla calma lentezza della solennità per poi incresparsi in un movimento rapido e improvviso.
Le due danzatrici si muovo all’inizio in una danza che vede riconoscere l’una la presenza dell’altra ma il cui movimento asserisce la loro individualità di corpo danzante. Poi la coreografia si fa più complessa e  le due danzatrici iniziano a esplorare il prato su cui danzano e l’interazione dei due corpi danzanti si fa più consistente, pur mantenendo una timida, decisa, poetica individualità.
In piedi le due figure ricordano quelle dei dervisci certo, ma anche quella di gigantesche pedine di un gioco da scacchiera, due bambola russe, due ballerine da carrilon, due fuso lanciati nello spazio, due  trottola in equilibrio grazie alle forze giroscopiche. 

Tanti sono i tentativi di assimilare queste due figure a quelle di un repertorio mnestico senza riuscire a esaurire  la complessità di una figuralità nuova, inedita, enigmatica, affascinante. 

Mentre la coreografia prosegue la sua esplorazione dei corpi, dello spazio in cui le due danzatrici si muovono e interagiscono, fino al parossismo del finale nel quale danzano a due, la partitura sonora, For Not I Am Winter di Ólafur Arnalds, nel rework di Nils Frahn  permette al pubblico di abbandonarsi completamente a questo incanto, a questa coreografia che è una gioia per gli occhi, ai due corpi danzanti di Rosaria Di Maro e Noemi Caricchia (magnifiche, ipnotiche, immense) che ci inchiodano  in un qui e ora pieno di meraviglia, la stessa meraviglia che proviamo quando guardiamo all’inverno e ai suoi fiocchi di neve che cadono davanti a noi  dal caldo tepore di una stanza, cui Adriano Bolognino si è ispirato per regalarci uno dei momenti più alti di questa indimenticabile edizione di Attraversamenti Multipli. 

Coreografia di Adriano Bolognino
Danzano: Rosaria Di Maro e Noemi Caricchia

Co-Produzione: Körper – Centro Nazionale di Produzione della danza / Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza – Festival Danza in Rete
Con il sostegno di Orsolina28, Nitja Senter samtidskunst, Istituto Italiano di cultura di Oslo, Ambasciata italiana in Norvegia.
Musiche di: Olafur Arnalds/Josin
Costumi: Club dell’uncinetto, Napoli
Revisione testi: Rosa Coppola
Si ringraziano: C.A.M. Museum, Francesco Aurisicchio Photographer, Mirko Ingrao
“con il supporto di KOMM TANZ/PASSO NORD
progetto residenze Compagnia Abbondanza/Bertoni in collaborazione con il Comune di Rovereto”

 

MARGINE OPERATIVO / Certo io resisterò

Un uomo prende posto sulla sedia messa davanti al microfono con l’asta. Con la voce impostata e la solennità di chi legge, ma lui non legge, l’uomo si rivolge a Giulia, che capiamo essere la moglie, raccontando della sua condizione di carcerato, la salute fisica, quella mentale, l’impossibilità di essere aggiornato sulla crescita dei figli. 

Sembra un racconto contemporaneo mia nelle parole rivolte alla moglie questo uomo, questo io narrante, anzi scrivente, cita l’anno 1926.

Inizia così Certo io resisterò, lo  spettacolo che Margine operativo, la compagnia che ha creato Attraversamenti Multipli, ha proposto giovedì sera.

Lo spettacolo porta in scena  le lettere dal carcere di Antonio Gramsci, grazie a Stefano Scialanga che restituisce  le lettere con tutto il portato emotivo della sua enorme statura di attore riuscendo a incarnare l’emozione di Gramsci attingendo dalla propria emozione che lo percorre, smuovendolo.
Un’emozione analoga a quella del pubblico che sente il pensiero di Gramsci riportato nelle sue lettere,  quelle rivolte alla moglie e quelle rivolte ai figli.
Molti i passaggi indimenticabili, la trasformazione molecolare del suo corpo dovuta alla prigionia, la mancanza di informazioni che lo tagliano fuori dalla vita della sua famiglia, lo sconforto che non indulge mai nell’abbandono della determinazione a resistere, anche con la consapevolezza che il carcere lo ucciderà, come in effetti accade. 

Gramsci viene arrestato l’8 novembre 1926 e condannato per volontà di Mussolini a 20 anni di carcere. Il pubblico ministero conclude la requisitoria dicendo «Per vent’anni dobbiamo impedire a questo cervello di funzionare». Sono solo riusciti ad ucciderlo ma non a impedirgli di pensare. Le lettere ne sono una lucida testimonianza. 

Pako Graziani che firma la regia e Stefano Scialanga che riporta, incarna, interpreta le parole di Gramsci (e non solo, ci sono anche quelle di alcuni suoi amici) propongono uno spettacolo perfetto, senza sbavature, che non cade mai nella retorica o nella ricerca dell’effetto emotivo, del discorso edificante, rimanendo sempre strumento di denuncia, purtroppo attualissima,  facendo dell’azione teatrale occasione del recupero e del rinnovo della memoria storica.
Scialanga usa tutta la sua bravura nella dizione, nel portare la voce di Gramsci, senza mia strafare, sostenuto da una indignazione che traspare e che  rende credibile l’azione scenica, lo spettacolo, il suo intento politico.
Cosa si può chiedere di più dal teatro? 

Il pubblico se ne accorge e assiste quasi senza respirare, attento, partecipe, sofferente edeterminato a resistere, proprio come Gramsci.

Ispirato a Lettere dal carcere di Antonio Gramsci
Regia: Pako Graziani
Con: Stefano Scialanga
Sound designer: Dario Salvagnini
Light designer: Marco Guarrera
Produzione: Margine Operativo
Coproduzione: Twain
In collaborazione con:
Q44 – Festival della Resistenza e della Memoria,
Garage Zero e Fortezza Est

Visti al Parco di Tor del Fiscale il 6 luglio 2023.

 

 

(9 luglio 2023)

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