di Alessandro Paesano
In uno degli edifici, restaurati e restituiti alla popolazione, del parco Torre del Fiscale, che ospita il festival Attraversamenti Multipli, trovano posto quattro istallazioni, visitabile ognuna per singola persona. Chiamarle scatole è forse riduttivo ma questo è il nome che la compagnia Unterwasser, fondata nel 2014 da Valeria Bianchi, Aurora Buzzetti e Giulia De Canio, che le ha ideate e prodotte, ha scelto per loro.
Il nome scatole ricorda quello delle scatole ottiche, i mondi nuovi, le vedute ottiche che si trovano in tutta Europa a partire dal 1700 e che vengono considerate uno dei dispositivi di intrattenimento da cui si è originato il cinema. Ognuna di queste scatole (ma alcune sono degli oggetti, volti a un nuovo uso, come una cassettiera presentata come la cassettiera della nonna) ha un foro dal quale un singolo spettatore, una singola spettatrice, può guardare quel che vi è stato allestito all’interno. Dentro la scatola ci sono delle quinte prospettiche che, opportunamente illuminate, creano uno spazio di visione all’interno del quale succede qualcosa.
La persona invitata a guardare, sbirciare, spiare, indossa delle cuffie dalle quali ascolta della musica, dei rumori, delle voci, dei racconti o delle vere e proprie istruzioni.
Ogni scatola (tranne una) è animata da una persona della compagnia, che fa muovere oggetti al suo interno, siano découpage di fotografie mentre delle voci di bambini e bambine pongono le loro domande disarmanti (e così tremendamente serie), o alcuni oggetti che sono appartenuti alla nonna (quella della cassettiera), mentre la musica è quella squisita del dixieland della prima metà del Novecento, oppure sfruttano l’effetto ottico del caleidoscopio per restituire delle variazioni geometriche di colore e movimento approntante all’impronta (con tanto di pennellate di colore su un lucido da proiezione).
Una delle scatole prevede la collaborazione attiva di uno spettatore o di una spettatrice.
Da un lato della scatola si aziona il dispositivo (seguendo delle istruzioni precise e puntuali in cuffia) dall’altro si assiste all’azione. Chi aziona la scatola ignora cosa vede l’altra persona, ma subito dopo prende il suo posto ritrovandosi ad apprezzare gli effetti dei gesti compiuti prima, ora eseguiti da un’altra persona ancora.
Dal lato spettatore/spettatrice assistiamo a un riproduzione video in miniatura (riproposta tramite un riflesso così che l’immagine sia trasparente e si possa vederne al di là, dove dunque il dispositivo tecnologico viene impiegato con una creatività che ne cambia, dislocandolo, la finalità d’uso). Nel video vediamo alcune figure femminili, maschili più un bambino, che reagiscono all’interazione di chi, dall’altra parte, agisce inconsapevolmente un’azione di disturbo, ora inclinando la scatola (e le persone rotolano via), producendo vento tramite il soffio della propria bocca o un ventaglio meccanicamente azionato (e le persone son travolte dal vento), o cambiano istantaneamente vestiti al click dell’interruttore.
Boxes è prima di tuto un’idea elegante e intelligente, che attinge alla memoria storica dello spettacolo, quello pensato per una singola persona (come era il cinema agli inizi, prima che i fratelli Lumière inventassero il proiettore, quando il cinema era quello a 48 fotogrammi al secondo dei kinetoscopi a visione individuale di Edison) e al quale siamo tornati oggi con i nostri dispostivi individuali (telefoni cellulari e co.).
Ogni scatola però non è un pezzo di tecnologia che fruiamo in solitudine, ma un prodotto di tecnica artigianale (che vuol dire cura e non approssimazione) che sa sfruttare l’arte analogica fatta di lampadine, ritagli di fotografie, oggetti, magneti, prismi e lucidi colorati, leve, vecchi interruttori, rocchetti di filo, ventagli e piume (e l’elenco potrebbe continuare) per allestire delle scatole che non sono solamente costruite ma anche animate da mano umana, al momento.
Non si è mai soli o sole mentre si sbircia dentro queste scatole della meraviglia, mentre si torna immediatamente all’infanzia che abbiamo vissuto.
C’è sempre una persona adulta che ci accompagna, che muove la macchina delle meraviglie, che veglia su di noi così che, nei minuti dell’esecuzione, nulla di male ci può capitare, proprio come facevano le persone adulte quando eravamo bambini e bambine.
Non a caso una delle scatole è dedicata proprio al rapporto tra bambine, bambini e persone adulte, adulti che danno ascolto e prendono sul serio quelle domande spiazzanti sulle quali Rodari aveva scritto un magnifico racconto.
Non a caso una scatola è dedicata alla memoria di un nonna, a quel che rimane di lei oggetti, una radio, occhiali, rocchetti di filo e una caramella Rossana che poi nonna ci regala (la prendiamo noi da un cassetto) e la gioia si tinge del rosso dolce della caramella.
Queste scatole esistono perchè siano animate dal vivo da una persona mentre un’altra persona si immerge in loro celebrando così la simbolicità della messinscena del teatro, l’atto della visione dell’istallazione artistica, ricordando che davanti la rappresentazione, l’ingegno, la creazione, il ricordo, il racconto, c’è sempre dietro un essere umano.
Per una di esse è il pubblico cui sono dedicate a contribuire al suo funzionamento per le altre è spettatore e spettatrice, testimone di una meraviglia della visione e del racconto in un dispositivo, allestito ed eseguito con una cura e un amore apposta per lui o per lei, emozionante e indimenticabile.
Boxex è un progetto modulare, in continuo sviluppo e che si arricchisce di nuove scatole grazie alla collaborazione e dell’incontro con artisti e artiste diverse.
Un progetto da tutelare, incrementare, diffondere, proprio come Unterwasser (che in tedesco significa sott’acqua) è una compagnia da incontrare, conoscere, far conoscere e sostenere perché questo allestimento deve arrivare a tutte le persone che sono disposte a cambiare punto di vista, per una volta almeno nella loro vita.
UNTERWASSER / Boxes
Un progetto ideato e realizzato da: Valeria Bianchi, Aurora Buzzetti, Giulia De Canio
con la partecipazione di: Francesco Capponi
software, circuit design e physical computing: Francesco Bianchi
Grazie a: Malu Costa, Romulo Chindelar, Lucas Popeta.
Produzione: UnterWasser
Produzione esecutiva: Pilar Ternera / NTC
Con il sostegno di: Cambio Festival (Rio de Janeiro); Crossing the sea; Centro di Residenza della Toscana (Armunia Castiglioncello – CapoTrave/Kilowatt Sansepolcro).
La compagnia ha portato anche altre scatole, di un progetto appena finito, frutto di un workshop in Brasile.
Postcards from Rio questo il titolo di questa nuova serie di scatole, elabora l’idea di base in una maniera diversa. Ogni scatola è sempre lo sviluppo prospettico di foto ritagliate che ritraggono una persona, che racconta (in una registrazione audio da ascoltare in cuffia) la propria storia, artistica e umana. La presenza umana è appena traslata in una registrazione dove possiamo sentire dalla voce delle stesse persone le loro storie e la loro emozione.
L’incontro tra pubblico e queste persone narranti si fa intimo, solitario, indipendente, ma un’altra scatola ricorda allo spettatore l’importanza del suo stesso sguardo. Una scatola allestita come una piscina fa vedere quel che c’è sott’acqua mentre. dinanzi a noi ci sembra di scorgere un’altra persona che guarda a sua volta, ma siamo sempre noi che ci riflettiamo in uno specchio. L’acqua c’è davvero ma solo nella parte superiore della vasca, e serve per riprodurre il rumore e il riverbero luminoso.
Un’altra perla di un Festival magnifico dalla programmazione davvero interessante.
Visto al Parco di Torre del fiscale il 1 luglio.
(2 luglio 2023)
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