di Alessandro Paesano #Vistipervoi twitter@gaiaitaliacom #Teatro
Monica Guerritore aveva portato sulle scene Giovanna d’arco nel 2005 inaugurando una stagione fortunata per uno spettacolo che incarna la mitopoiesi della pulzella d’Orleans che la vide vista impegnata per un paio di anni di tournée. L’autrice, regista e interprete torna in scena con quel monologo spinta anche dall’esigenza di reagire ad alcune minacce che aveva ricevuto per dei fatti che con il teatro non c’entrano nulla, aggiungendo così mitopoiesi a mitopoiesi (1).
Monica Guerritore appare in scena con un corpo tornito, prestante, pronto alla pugna, indossando dei pantaloni aderenti ma comodi e una canottiera che lascia scoperte braccia e parte del busto, e una parrucca bionda di capelli corti. Sottolineare la sua prestanza fisica assume un significato in più perché, nella cultura maschilista in cui viviamo, la prestanza fisica di una donna viene automaticamente messa in discussione quando la donna raggiunge la quarantina, come fece Lancôme che rescisse il contratto da testimonial con Isabella Rossellini considerandola troppo vecchia.
Una vecchiaia precoce che non colpisce la controparte maschile: nessun uomo viene mai considerato troppo vecchio.
L’eterno femminino insomma non è poi così eterno e richiede un ricambio generazionale sempre più precoce.
Questo ritorno in scena dunque contrasta una tendenza maschilista, un contrasto che è in linea con il personaggio.
Monica Guerritore esplora la possanza di Giovanna d’Arco infatti con qull’esperienza femminile che, per la propria condizione di nascita, è discriminata e impoverita (dai maschi) dei propri diritti umani, proprio come successe a Jean d’Arc che venne giudicata da un manipolo di uomini, tutti uomini di Chiesa, la cui religiosità fu uno schermo dietro il quale celare le intenzioni politiche e un innato, profondo, atavico sessismo misogino.
Nel portare in scena la donna Giovanna d’Arco, Monica Guerritore denuncia la dittatura del patriarcato sotto la cui egida si consuma il martirio che il genere femminile ha subito per mano dei maschi, allora come ora.
Nel monologo, Guerritore appare in scena tra i gradini della platea del teatro Vascello ancora nei panni di attrice calandosi poi nel personaggio, chiamando l’apertura del sipario e indossando alcuni elementi della armatura e brandendo la spada. Mentre Guerritore si cala così nel personaggio una serie di immagini contribuisce alla restituzione del mito che dalle sue gesta è stato costruito, quel martirio imposto dalla Chiesa del quale poi la Chiesa si è appropriato facendo di Giovanna una Santa. Una scelta moderna (dei primi del ‘900) che viene sottolineata da diverse immagini videoproiettate. Prima quelle del film di Dreyer che hanno reso Giovanna d’Arco una icona pop già agli inizi del ‘900, e poi da alcune fotografie di altre icone pop dal Che a Martin Luther King, ai quali Giovanna viene esaminata in tralice venendo così spiegata, interpretata, assimilata e tradotta.
Chiude il cerchio iconico il Wang Weilin, quell’anonimo ragazzo cinese che si parò davanti ai carri armati, durante la protesta di piazza Tienanmen, a Pechino, nel 1989, impedendone l’avanzata.
Mentre Giovanna risponde alle domande dei suoi inquisitori abbacinata dalle immagini video proiettate sullo sfondo e anche su di lei, una partitura musicale eclettica ribadisce la attualità della ribellione e della sfida donchisciottesca al potere portato avanti da Giovanna.
Tra i tanti brani quello più d’effetto è senz’altro The Show Must Go On dei Queen, che si alterna al celebre Adagio per archi di Barber e al Rossini de La Petite messe solemnèlle. Piuttosto ingombrante e ovvio invece Fortuna Imperatrix Mundi dai Carmina Burana di Orff, svuotato ormai di significato a causa di uno incessante sfruttamento commerciale.
Il monologo è una riuscitissima commistione di testi spuri, dagli atti del processo a testi su di lei a lacerti di Brecht, Giordano Bruno (che diventa controparte maschile della ribellione al potere portata in essere da Giovanna e dunque da Monica) ed Emily Dickinson, che ci restituisce una rilettura di Giovanna d’Arco come di un personaggio consapevole, determinato, forte.
Un personaggio del quale solo apparentemente il suo esser donna appare in contrasto con la volitività del suo agire politico (restituire al popolo francese quella patria contesa dalla corona inglese), perché, naturalmente, la donna è anche volizione, autodeterminazione, scelta, lotta e risolutezza.
Caratteristiche squisitamente femminili nonostante qualche recensione descriva Monica e Giovanna come dei maschiacci, magari per un taglio di capelli corto (ma davvero?!) o perché l’interprete mostra un corpo tornito e muscoloso che si discosta dalle rotondità un po’ molli cui certo immaginario collettivo costringe il corpo femminile.
Una costrizione culturale dalla quale non è immune nemmeno Guerritore che dichiara che la forza di Giovanna trascende la sua appartenenza al genere femminile (2).
A noi pare invece che Giovanna d’Arco sia universale proprio perché squisitamente femminile, d’altronde che il maschile sia universale e il femminile rappresenti solo una metà del cielo in realtà è solamente il corollario di un maschilismo patriarcale che lo spettacolo combatte egregiamente.
Una piccola vulnerabilità della donna Guerritore, che la fa dubitare anche del suo aspetto fisico quando, durante gli applausi di una platea gremitissima, chiamando chi la ha aiutata a fare lo spettacolo sul palco, vedendo Enrico Zaccheo, che ha curato le video-proiezioni, indossare un maglione a maniche lunghe Monica si chiede all’improvviso se non deve indossarle anche lei delle maniche lunghe, per coprirsi le braccia, invece della canottiera di scena…
Essere consapevoli dei meccanismi di senso (e di esclusione) del patriarcato non ce ne rende immuni e, d’altronde, parliamo tutti e tutte la lingua dei nostri padri…
Giovanna d’Arco è uno spettacolo del quale c’è un estremo bisogno in questo determinato momento storico. La sala stracolma, l’entusiasmo con cui Monica Guerritore è stata ripetutamente applaudita lo dimostrano in maniera incontrovertibile.
Intanto, mentre mancano ancora diverse repliche, Monica Guerritore ha già annunciato di avere passato il testimone all’attrice francese nonché amica Séverine Cojannot, anche lei salita sul palco durante i ringraziamenti assieme all’ambasciatore francese Cristian Masset, che porterà in scena lo spettacolo a Parigi.
Visto al Teatro Vascello di Roma il 9 aprile 2019.
- Ho sentito che era il momento di espormi, per reagire alla paura. Dopo una minaccia di morte. (…) dopo un’accesa discussione politica con Giorgia Meloni in tv, sono stata attaccata online da un hater di CasaPound che mi minacciava al punto che la polizia mi ha messo sotto attenzione per un mese. Da lì ho capito che non dovevo restare inerme. https://www.leggo.it/italia/roma/monica_guerritore_in_scena_a_roma_con_giovanna_d_arco-4414545.html
- Nel testo di presentazione dello spettacolo http://www.compagniaorsini.it/index.php/i-nostri-spettacoli/giovanna-d-arco
(10 aprile 2019)
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