Rossini Ouvertures #Vistipervoi da Alessandro Paesano: un lavoro magnificamente riuscito

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di Alessandro Paesano  twitter@Ale_Paesano

 

 

 

 

 

Dopo il debutto in prima mondiale al Teatro Rossini di Pesaro giunge a Roma Rossini Ouvertures, l’ultima fatica di Mauro Astolfi e della sua Spellbound Contemporary Ballet, in scena al Teatro Vascello di Roma dal 23 al 26 marzo.

La coreografia si inserisce nelle celebrazioni per i 150 anni dalla morte del grande compositore, che ricorrono nel 2018. La città di Pesaro, insieme al Teatro Rossini, partecipano alla produzione.

Astolfi, nel cercare un’idea celebrativa del Rossini uomo prima ancora che compositore, si è ispirato alla sua biografia, dalla prolificità compositiva nella prima parte della sua vita al ritiro dalle scene, dalla depressione, alla sua passione per il cibo e per le donne.

Questi elementi biografici si trasformano, grazie al genio coreutico di Astolfi, in elementi visivi di grande intelligenza ed eleganza.
Una parete lignea fornita di sportelli e di una rientranza campeggia sul palco altrimenti spoglio dalla quale danzatori e danzatrici escono, o nella quale rientrano,  e dalla quale emergono alcuni elementi scenici che vanno ad arricchire i singoli quadri della coreografia.
Dalla struttura emerge il letto nel quale Rossini si addormenta e viene visitato dai fantasmi dell’erotismo (in una complessa coreografia nella quale il letto si sposta e sparisce nascosto da un enorme lenzuolo) e della morte (la paura della quale lo ha sempre attanagliato). Una morte che compare in proscenio a sipario ancora chiuso, presenza fisica senza una precisa fisionomia. Ancora dalla struttura emerge un praticabile con tre sedie sulle quali siedono tre avventori durante la celeberrima cavatina Largo al factotum del Barbiere di Siviglia.

Presenza costante è quella del cibo, sempre a sipario chiuso Rossini viene a prendersi la borsa portata in scena dalla morte, dalla quale cadono alcuni ortaggi gelosamente custoditi.

Si disvelano così da subito alcune delle coordinate di una sottile ironia che sostiene l’intero lavoro  con un’energia inarrestabile che è fonte inesauribile della verve inventiva nelle coreografie.

Astolfi fa muovere cinque danzatrici e quattro danzatori con un linguaggio coreografico inedito risultante da una felicissima sintesi tra elementi di diversa provenienza (compresi alcuni tratti dalla break dance) che il coreografo inserisce in una sintassi nella quale il dinamismo delle overture rossiniane si traduce in una energia interna che accende danzatori e danzatrici animandone i movimenti a ondate progressive e autonome dalla musica.
Splendide le …dissonanze tra ritmo musicale e ritmo della danza dove la semplice ricerca della sincronia lascia spazio a una gamma espressiva ben maggiore in un contrappunto elegante e sempre ricco di inventiva.

Astolfi sviluppa racconto e coreografia in maniera parallela senza mai rinunciare a uno in favore dell’altra dove l’elemento di raccordo sono i corpi dei suoi danzatori e delle sue danzatrici.

Dei corpi autonomi  e liberati da qualunque ruolo di genere sia nei movimenti (dove non c’è più una distinzione tra chi porta e chi viene portato o portata) sia nel racconto di una seduzione che pur attestandosi all’eterosessualità non si fa mai eteronormativa.

Incentrando il discorso su Rossini Astolfi sviluppa l’erotismo a partire dal corpo dei danzatori, in particolare da quello del giovanissimo Mario Laterza, che spoglia nel quadro dei fantasmi erotici che visitano il letto del musicista disturbato anche dalla presenza della morte, in una celebrazione fisica nella quale dall’erotismo del corpo scaturisce sempre un desiderio coreutico, alla portata di tutti e tutte.

l corpo di danza è molto coeso e riesce a eseguire delle coreografie davvero complesse, nei passi a tre e a cinque nei quali i corpi si intersecano seguendo sempre una grammatica nervosa delle braccia (e delle teste sulle quali si impongono mani proprie o altrui) mosse da una energia sotterranea che assume la forma di una continua increspatura dei corpi in risposta alla ritmica rossiniana imponente. I movimenti coreografici non sono mai un effetto o una risposta alla musica ma denotano sempre una volontà di conoscenza, di contrappunto in un dialogo tra musica e danza dove è la musica a stancarsi.




Rossini Ouvertures è un lavoro magnificamente riuscito sostenuto da una inventiva coreutica eccezionale, nel quale Astolfi si dimostra oltre che grandissimo coreografo anche un maestro eccezionale per aver saputo approntare delle coreografie così a misura dei suoi interpreti, bravi e brave.
Sono loro a far sì che le difficili, faticosissime, esigenti coreografie di Astofli sembrino facili da eseguire, parlando la grammatica di una lingua nuova come la si parlasse da sempre.

 

 

 

 

(25 marzo 2017)

 

 

 

 

 

 

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