Short Theatre 11, giorno Due #Vistipervoi dall’inviato Stefano Cangiano

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short-theatre-11-02-frente-al-paisajedi Stefano Cangiano  twitter@stefanocangiano

 
Giornata di teatro internazionale e discussione sui massimi sistemi etico-alimentari. È passata così la seconda sera di Short Theatre alla Pelanda.

Partiamo da “La posibilidad que desaparece frente al paisaje”un lavoro che arriva dalla Spagna e dalla mente di Tanya Beyeler e Pablo Gisbert , che insieme animano la realtà teatrale chiamata El Conde de Torrefiel.

Nello spazio scenico 4 figure sussurranti conducono in un viaggio nell’Europa dei nostri giorni, che si configura a più riprese come un luogo interiore prima ancora che storicamente dato. I riferimenti però restano stringenti e attuali perché la voce è quella degli intellettuali contemporanei, da Houellebecq a Bauman, a Preciado, di poeti, fotografi, artisti e persone comunI, in un’oscillazione tra i quattro punti cardinali, da Marsiglia a Lanzarote passando per Lisbona, Bruxelles e gli altri luoghi che costellano la costruzione drammaturgica dello spettacolo.

Di citazione in citazione si edifica una riflessione che procede come per deflagrazioni atomiche successive e si riflette nella performance proteiforme dei  quattro attori, quattro come i Cavalieri di un’Apocalisse che sembra aver già attraversato questa Europa travolgendo l’economia, il valore dell’arte e il ruolo degli intellettuali oltre che le scelte individuali e la vita privata degli abitanti di questo continente ambiguo che si estende fino a lambire l’Equatore.

Quello di El Conde de Torrefiel è un teatro sarcastico, corrosivo, che costringe a uno sguardo trasognato sul reale, dove tutto è evocazione più che presenza, richiamo non esplicito piuttosto che definizione inequivocabile. Sospesi tra le massime degli uomini e le donne del nostro tempo, la cronaca degli eventi emblematici e la rappresentazione plastica degli stessi, in questo percorso onirico tocchiamo con mano la materia dalla consistenza ancora da definire dello spazio che chiamiamo Europa.

Con “Carne” invece Frosini/Timpano ha deciso di giocare col fuoco, avventurandosi nel campo minato di uno scontro tra i più violenti del nostro tempo: quello tra onnivori e vegetariani/vegani. La drammaturgia è di Fabio Massimo Franceschelli, che circoscrive il conflitto nei confini delle quattro mura domestiche e alla coppia dove si polarizzano perfettamente i due opposti orientamenti alimentari.

Ben presto però le implicazioni economiche, sociali, storiche e filosofiche si fanno largo e il conflitto esplode in modo aperto, tra motivazioni inoppugnabili, saldamente sostenute da dati di fatto, e scelte emotive, dove il sentimento prende il sopravvento.

Si ride tanto e si assiste a un compendio molto efficace di tutto ciò che può capitare di sentir dire ai sostenitori di una fazione e dell’altra. Il dialogo cede il passo ai monologhi con cadenza regolare e, tirati da una parte e dall’altra, ci si rende conto che dei concetti fondamentali ci sono: a dispetto del fumo “non si muore di carne passiva” e, d’altro canto, “la carne nasce, la carne cresce, la carne marcisce”.

Elvira Frosini e Daniele Timpano si muovono da coppia collaudata e vederli all’opera aiuta a districarsi in questo fuoco incrociato tra schieramenti agguerriti di mangiatori compiaciuti di carne e difensori della carne come simbolo di libertà.

 

 

 

 

 

(9 settembre 2016)

 

 

 

 

 

 

 

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