Le ragazze di via Savoia, 31 sono bellissime, come lo spettacolo di Elisabetta Tulli

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di Alessandro Paesano

Nel 1951 sul Messaggero di Roma comparve un annuncio nel quale si cercava una dattilografa dalle miti pretese. All’indirizzo indicato, in Via Savoia 31, si presentarono più di 200 ragazze che, assiepate sui pianerottoli, rimasero coinvolte nel crollo improvviso delle scale. Due ragazze rimasero ferite gravemente e una perse la vita.

Giuseppe De Santis ne trasse il film Roma Ore 11, del 1952, dopo aver incaricato  Elio Petri di fare un’indagine e intervistare le ragazze coinvolte nell’incidente, indagine che è diventata libro (ripubblicato di recente da Sellerio).
L’indagine di Petri e il film stesso sottolinearono come a indurre tutte quelle ragazze a candidarsi per un lavoro dalle miti pretese fosse la necessità di un impiego la cui ragione non era esclusivamente il bisogno economico, certamente tra i motivi, ma la necessità femminile di auto-emancipazione in un dopoguerra dove, al di là della crisi occupazionale, la donna continuava a non vere un posto nella società relegata in quei lavori donneschi della cucina del ventennio fascista. Le donne convenute nel luogo dell’annuncio erano donne che volevano una libertà economica per autodeterminarsi e sottrarsi alle decisioni di un padre, un fratello o un marito, comunque di un uomo.

Il film fu osteggiato dalla politica democristiana e gli venne impedito di andare all’estero perché, come era stato detto per Umberto D. di De Sica, i panni sporchi si lavano in casa.

Dal libro di Petri Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti e Mariángeles Torres nel 2007 hanno tratto uno spettacolo dallo stesso titolo nel quale riprendono le interviste di Petri in una ricostruzione a metà tra fantasia e dato storico.

È con grande curiosità che siamo andati a vedere  Le ragazze di via Savoia, 31 per vedere se c’era ancora qualcosa da aggiungere a un discorso già tracciato da tempo.   Siamo rimasti fortemente colpiti da un testo impeccabile, necessario e magistralmente scritto ed eseguito.

Elisabetta Tulli in scena da sola si produce in un monologo a più voci, nel quale restituisce dignità ad alcune delle ragazze coinvolte nell’incidente.

C’è Ester Valle, la ragazza licenziata dall’università, dove faceva le pulizie, posto che aveva ottenuto con tre cassette di pesce freschissimo che poi viene licenziata perché il suo posto serve a qualcun’altra e suo marito  commenta che sicuramente è stata colpa sua visto come è fatta..

C’è la ragazza dall’accento toscano con un vistoso cappello rosso che sta a servizio a casa di una donna borghese e cerca un lavoro altro per emanciparsi e se si sbriga a fare la prova poi va al cinema e già si preoccupa che la sua padrona le chieda se lessa i fagiolini. E sì che aveva un contadino che voleva sposarla ma lei non vuole stare tra le bestie…

Poi c’è la giovane ragazza madre con un figlio che non riesce ad accudire perché deve lavorare e lo lascia all’istituto delle Pie sorelle della carità dove fa capolinea il 40. Prima  lavorava fuori Roma e lo vedeva una volta al mese ora sta da parenti sulla tiburtina e riesce a vederlo tutti i giorni e corre al luogo dell’annuncio con le scarpe rotte, anche se piove.

E’ poi la volta di Rosa donna calabrese che nasconde al marito la vera ragione della sua uscita (devo accompagnare un’amica da dottore delle vene).

Per passare a un personaggio all’altro a Tulli basta un dettaglio d’abbigliamento (un cappello, un occhiale, un soprabito) e lei cambia postura, linguaggio del corpo, prossemica, con un mestiere incredibile che non viene mai ostentato.

Una volta presentati i suoi personaggi Tulli ne alterna il  racconto facendole arrivare tutte alla via dell’annuncio e ognuna commenta con la verve data anche dal proprio dialetto, romano, calabrese, toscano.
Gli stessi personaggi ritornano anche nel racconto degli altri in una triangolazione tra personaggi e pubblico che aumenta il parossismo del racconto.
Le donne assiepate, sotto la pioggia, che premono contro il cancello chiuso della palazzina che poi corrono e salgono le scale e si assiepano per le rampe, e attendono il loro turno finché una ragazza cerca di passare avanti, ci riesce, viene provinata a questo punto nasce un tafferuglio in seguito al quale le scale cedono e le ragazze precipitano per due piani di scale. La scena viene anticipata dall’audio tratto dal film di De Santis. Dopo l’incidente i personaggi tornano per un ultimo giro di battute, preoccupate della ragazza ferita che nn si muove, tristi perché il marito non è venuto a cercarle.

Lo spettacolo è impreziosito da una serie di canzoni la cui partitura è di Andrea Calabrini, su testi di Tulli stessa, che firma anche il testo, che spaziano dalla speranza ottimista del lavoro che si troverà alla disperazione della donna  che non ha nessuno che la salva. Fino alla canzone sull’emancipazione cantata dalla donna calabrese che, commenta, al mio paese arriverà nel 2025, forse.

Le ragazze di Via savoia, 31 è un omaggio intelligente e sentito alle donne, tutte le donne, quelle che si stanno emancipando nel secondo dopoguerra e quelle di oggi cui queste preceditrici costituiscono un memento.
La lotta per l’emancipazione è sempre necessaria perché il mondo è quello che è e nessuna viene a salvarle, perché la rete di solidarietà istituitasi negli anni settanta del secolo scorso si è ormai riassorbita in un individualismo sfrenato, dove il modello maschile ha colonizzato anche le donne metre il femminismo, per la cultura della rete, è il contrario di maschilismo.

Tulli non ha solo una bella penna, elegante, intelligente, che sa sfruttare i cliché del regionalismo per mantenere desta l’attenzione del pubblico e fare arrivare il suo messaggio. E’ anche una brava interprete, sia come attrice che come cantante e arriva direttamente alla pancia del suo pubblico, senza mediazioni, senza piaggerie, con una schiettezza che disarma e commuove.

A fine spettacolo, dopo i meritatissimi applausi, Tulli invita il pubblico a venirla a vedere per un altro spettacolo che metterà in scena  il prossimo  maggio.
Saremo lì per parlarvene, promesso.
Perché Elisabetta Tulli si è conquistata un altro fan.

 

LE RAGAZZE DI VIA SAVOIA, 31
autore delle musiche Andrea Calandrini
autore delle liriche Elisabetta Tulli
autore del libretto Elisabetta Tulli
produzione Teatro Le Maschere

 

Visto per voi allo spazio Diamante di Roma l’11 aprile 2025.

 

 

 

(19 aprile 2025)

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