L’Iliade di Gaetano Aiello: mitopoiesi al servizio del teatro

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di Alessandro Paesano

Gaetano Aiello è un giovane autore, attore e regista, produttore di se stesso. Di origini Palermitane, porta nuovamente  a Roma il primo capitolo della sua trilogia (gli altri due capitoli sono stati scritti ma non ancora portati in scena) Del fallimento o dell’amore perduto, un’indagine sull’identità identità originaria dei miti in rapporto alla nostra contemporaneità, dal titolo Iliade – il sacrificio dell’amore.
Il testo, del 2016,  è una rievocazione-rielaborazione della materia narrativa dell’Iliade omerica restituita attraverso una messinscena che fa del Teatro il crogiolo mitopoietico dove spartani e troiani si confrontano e scontrano inesorabilmente, tra destino ineluttabile, doveri, battaglie, vendette dove l’amore è il motore primo della vicenda.

Dalla vastità del poema omerico Aiello setaccia alcuni nuclei narrativi  attraverso la lente del sentimento amoroso declinato in tutte le sue varianti: l’amore di Achille per Patroclo, caduto in duello per mano di Ettore; l’amore filiale di Priamo, re di Troia, che bacia le mani di Achille che ha ucciso suo figlio Ettore per vendicarsi della morte di Patroclo, supplicandolo di restituirgli il corpo del figlio; l’amore di Andromaca per il marito Ettore, i cui scongiuri di non affrontare Achille in duello a nulla valgono (allora ci vedremo nell’Ade); l’amore di Paride, fratello di Ettore, per la bella Elena; l’amore di tutti per l’amore che il mito vuole la vera causa di questa guerra.

Una guerra archetipale che Aiello restituisce tramite una seria di riti celebrati sulla scena teatrale: un rito di riti.

Sulla scena spoglia campeggia un tessuto rosso sull’impiantito del palco, delimitato da piccole candele a led di vetro opaco di colore bianco e rosso, poste a terra sui lati del tessuto, mentre qua e là si notano degli oggetti sparsi: un elmo, un lungo pugnale, un teschio, e, in fondo, una salma già bardata per la sepoltura, un simbolo di sacrificio e di amore (l’amore guida le azioni di questi personaggi, ma in un modo estremo, inviolabile. Fino quasi ad annullarsi).

Aiello è l’unico interprete ma sarebbe un torto parlare di monologo solo perchè c’è solamente un attore in scena perchè Aiello sa cambiare personaggio con una spontaneità che è tutta radicata in un talento ben coltivato avendo a disposizione solamente la sua presenza scenica e un uso impressionante della voce (che cambia così tanto da sembrare quella di un’altra persona).
Per alcune battute Aiello chiama in scena alcuni spettatori e spettatrici. Lo concorda con loro scegliendo prima dello spettacolo, rompendo una consuetudine difficilmente infranta quella che vede l’interprete non mostrarsi mai al pubblico prima dell’inizio dello spettacolo.

Invece Aiello è lì, prima che inizi lo spettacolo, esce inaspettato dalle quinte, cordiale, simpatico, imponente nella sua altezza e nella sua stazza, i magnifici capelli folti lunghi fino alle spalle, le guance sporche di un sangue di scena, mentre spiega alle persone scelte tra il pubblico  quando devono alzarsi o cosa devono dire. Durante lo spettacolo, quando arriva il loro turno, Aiello le dirige con sicurezza, autorevolezza, fa leggere loro le battute, compiere i gesti concordati,  e, dopo che hanno finito il loro compito, se ne accomiata con un cenno della testa in segno di ringraziamento.
Gaetano Aiello ci ricorda che esiste ancora un teatro fatto di arte, di bravura, di cultura, di invenzione e di ingegno.

Moltissimi i momenti indimenticabili dello spettacolo: l’avvistamento delle navi achee; la preghiera di Priamo ad Achille; il racconto della morte di Patroclo e quella di Ettore. L’orazione funebre di Priamo per suo figlio Ettore.
Sono tutti momenti dove Aiello compone una partitura drammaturgica complessa e spuria, nella quale elementi omerici si intrecciano a notazioni sue e ad altri riferimenti poetici (Funeral Blues di Auden). L’andamento della messinscena è sostenuto da una partitura sonora altrettanto complessa. Delle musiche (solenni, drammatiche, epiche) sono usate per sottolineare l’emozione emergente di certi momenti, alle quali fanno da contraltare brani iconici della nostra contemporaneità (Da Bella Ciao a Who Wants to Live Forever dei Queen) a ricordare che l’immaginario collettivo vive di diverse stratificazioni, proprio come quelle della città di Troia esplorate da Schliemann.

Il centro di questa complessa fucina mitopoietica è Aiello, che celebra, interpreta, incarna, dà voce, coinvolge il pubblico, dirige, sottolinea, dando tutto se stesso. Senza risparmiarsi mai.
Un amore sentito per il teatro, per l’Iliade e per il pubblico, che ha la fortuna di ricevere  il grande dono che Aiello gli fa: quello di un teatro umano, sincero, privo di retorica e di artifici.
Un teatro da coltivare e sostenere ogni volta che ne abbiamo l’occasione.

 

 

ILIADE IL SACRIFICIO DELL’AMORE
tratto dall’opera di Omero
di Gaetano Aiello
con Gaetano Aiello

 

Visto per voi al teatro Porta Portese di Roma il 26 gennaio 2025.

 

 

(2 febbraio 2025)

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