di Andrea Mauri
E se il dolore di Yeong-hye trovasse origine nella macchia mongolica sul suo fondoschiena, che non l’ha mai abbandonata e non è sparita nemmeno in pubertà? La stessa macchia azzurrognola che aveva anche la sorella di Yeong-hye, ma che a lei è andata via con gli anni, com’è normale che sia. Ecco l’eccezione che vive la protagonista del romanzo “La vegetariana” di Han Kang, vincitrice quest’anno del premio Nobel della letteratura, e che viene rappresentata sulla scena del teatro Vascello nell’ambito del Roma Europa Festival con la regia di Daria Deflorian.
L’anomalia che ogni notte fa sognare a Yeong-hye bestie uccise e che la convince a buttare la carne dal frigorifero nella decisione estrema di non mangiare mai più animali. L’appartamento di Seoul, dove vive con il marito, si sviluppa tra due porte, un materasso in fondo alla scena, una luce al neon e una porta scorrevole, che nasconde i lati oscuri della personalità della protagonista. La coppia si muove lenta negli spazi, quasi a disagio in una casa che sente crollare addosso, come se si stesse abbattendo un macigno sulla relazione, perché la decisone di Yeong-hye di diventare vegetariana nasconde dell’altro, un disagio che la porta progressivamente ad abbandonare ogni tipo di cibo.
Durante lo spettacolo, a mano a mano che gli eventi diventano più tragici, i dialoghi si fanno lenti, perdono la forza vitale che dovrebbe essere normale in una coppia giovane e che invece si adegua al dolore che li attraversa. E il dolore è anche quello della sorella della protagonista, che tenta di salvare Yeong-hye, ma che invece deve fare i conti con il suo di dolore, quando scopre che il marito ha avuto un rapporto sessuale con la cognata. L’abilità della regia e degli attori è quella di trasmettere alla platea la pesantezza di una situazione ormai al collasso, con dialoghi che sibilano all’orecchio dello spettatore segreti inconfessabili: la violenza del padre che Yeong-hye non riesce a superare, l’ossessione del cognato di fare sesso con corpi di donne dipinte di fiori, la sequenza di immagini del corpo di Yeong-hye ricoperto di vernice colorata e la sagoma inconfondibile del cognato durante l’amplesso. A questo punto il testo teatrale si fa sensuale e provocatorio, ricco di immagini potenti e colori sorprendenti.
Durante lo spettacolo cambia il punto di vista della narrazione, come accade nella trama del romanzo di Han Kang. Mentre la scena rimane la stessa. C’è quella porta scorrevole che ora diventa bagno ora stanza dell’ospedale psichiatrico dove Yeong-hye e il cognato vengono ricoverati dopo che la sorella ha scoperto il tradimento. Yeong-hye ormai ha smesso di nutrirsi del tutto, si sente parte della natura, essa stessa vegetale; si immedesima negli alberi del bosco e durante il ricovero scappa in una notte piovosa per perdersi tra i tronchi e le radici del mondo al quale sente di appartenere. Lei ha accettato docilmente di entrare in clinica, mentre il cognato, una volta scoperta l’infedeltà, ha minacciato il suicidio, ma non ha avuto il coraggio di buttarsi dalla finestra. Ormai tutto è perduto. Il dolore passa attraverso telefonate spente tra moglie e marito, mentre il marito di Yeong-hye sembra scomparso dalla scena, forse avverte già il presentimento della fine.
Non c’è musica nelle due ore di spettacolo, solo dialoghi che percorrono il ritmo calmo dell’oriente, in apparenza però, per spegnersi all’unisono come un riflettore ideale sul corpo senza vita di Yeong-hye riverso sul materasso. L’ultimo grido della donna che suona come condanna definitiva di un’umanità dannosa, furiosa, assassina e violenta.
Scene dal romanzo di Han Kang Premio Nobel per la letteratura 2024
co-creazione Daria Deflorian, Paolo Musio, Monica Piseddu, Gabriele Portoghese
regia Daria Deflorian
una produzione INDEX
in coproduzione con Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale; La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello in corealizzazione con Romaeuropa Festival; TPE – Teatro Piemonte Europa; Triennale Milano Teatro; Odéon–Théâtre de l’Europe; Festival d’Automne à Paris; théâtre Garonne, scène européenne – Toulouse
con la collaborazione di ATCL / Spazio Rossellini; Istituto Culturale Coreano in Italia
con il supporto di MiC – Ministero della Cultura
(4 novembre 2024)
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