di Andrea Mauri
Quanti intralci lungo la strada per diventare attore, anche se c’è del talento. Come fare per non scoraggiarsi? Dove trovare la volontà di non mollare? Come credere al sogno fino in fondo, perché non si dissolva negli affanni della vita? Lo spettacolo “L’inizio di un sogno”, andato in scena al Teatro Trastevere di Roma, si dipana su questi interrogativi.
Scritto e interpretato da Miguel Gobbo Diaz, conosciuto al pubblico per la serie tv targata Rai “Nero a metà”, il monologo ripercorre le tappe di Miguel bambino cresciuto nella provincia di Vicenza, la passione per il calcio, il desiderio di fare qualcos’altro, la scoperta del talento da attore. Arrivano il corso di teatro, i primi provini, i tentativi di entrare al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e gli inevitabili insuccessi, l’esclusione dalle selezioni anche perché nero, il sentirsi dire di non essere abbastanza commerciabile, la fuga a Londra per cercare nuove strade e il ritorno a Roma dove finalmente si presenta l’occasione, quella buona, quella che lo porterà alla serie tv che lo ha reso famoso.
Eppure, nonostante queste premesse, non sono riuscito a immedesimarmi nel tormento che il protagonista deve aver sofferto lungo il percorso di affermazione. Il suo dolore e le sue emozioni non erano i miei. Non sono diventati universali. Non credo per il fatto che io non abbia mai intrapreso la carriera dell’attore; ogni professione porta con sé un carico di sofferenza e immagino, proprio su questa dovrebbe scattare l’immedesimazione. Allora, perché non è successo durante lo spettacolo?
Miguel Gobbo Diaz è bravo nell’interpretare sé stesso. Molto bravo. Si percepisce dall’inizio che ha la stoffa dell’attore. Eppure, la scrittura del testo era troppo debole, troppo preoccupata di elencare cronologicamente la vicenda, dimenticandosi di virare verso le emozioni e il dolore vissuto durante quei periodi duri di gavetta. Mancavano i dettagli della storia e troppe le generalizzazioni. Stonavano i continui riferimenti al “non mollare”, “quando ti senti spento, metticela tutta”, “insegui i tuoi sogni”. Ecco, mi è sembrato un tentativo di accarezzare le nostre coscienze un po’ fiacche e omologate, invece di alimentarle con un guizzo di anticonformismo.
Mi è dispiaciuto non partecipare al tifo con il quale il pubblico incoraggiava l’aspirante attore sulla scena nei momenti di sconforto. Mi sono sentito fuori dal coro. Ho pensato che non basta essere famosi in tv per scrivere un copione teatrale. Spesso i meccanismi della scrittura sono complicati anche per uno scrittore navigato e potrebbe accadere che un attore faccia fatica a decifrarne gli ingranaggi. Purtroppo, questo è il limite di una tendenza sempre più frequente: pensare di attraversare le arti come fossero un percorso senza ostacoli.
L’inizio d’un Sogno
scritto e interpretato da Miguel Gobbo Diaz
regia di Maurizio Mario Pepe
Visto al Teatro Trastevere di Roma il 20 ottobre.