…[la settima sinfonia di Beethoven è] l’apoteosi della danza: è la danza nella sua suprema essenza, la più beata attuazione del movimento del corpo quasi idealmente concentrato nei suoni. Beethoven nelle sue opere ha portato nella musica il corpo, attuando la fusione tra corpo e mente.
Richard Wagner L’opera d’arte dell’avvenire (Das Kunstwerk per Zukunft), Milano, Rizzoli, 1983 [1849].
Sasha Walts è una presenza ricorrente nella programmazione del Romaeuropa Festival sin dal 2008. Quest’anno ha proposto Beethoven 7 una coreografia in due parti che ha debuttato al Radialsystem di Berlino l’11 marzo del 2023.
Waltz aveva approcciato il secondo e il quarto movimento della settima sinfonia di Beethoven già nel 2021, in una coreografia, eseguita nell’antico tempio di Delfi, che fa parte di “Arte Through Europe with Beethoven” una produzione di ARTE che omaggiava il compositore in occasione del 250mo anniversario della sua nascita (1770).
Waltz ha continuato a lavorare su Beethoven commissionando a Diego Noguera, compositore berlinese di origini cilene, una risposta in musica alla settima sinfonia. Noguera ha scritto così Freiheit/Extasis una composizione per musica campionata, elettronica e sintetizzatori, un ideale quinto movimento della settima sinfonia che Waltz ha deciso di anticipare nella prima parte dello spettacolo.
Per Freiheit/Extasis il corpo di 13 performer tra danzatori e danzatrici si muove a vista su un palco pieno di nebbia/fumo. Prima solamente due-tre figure, che indossano una maschera che sviluppa il cranio longitudinalmente lasciando scoperta la parte anteriore del viso, oppure la celano completamente. Poi compaiono anche altre presenze.
La musica, eseguita dal vivo, inizia come un tappeto sonoro mono tonico che presto si increspa su sonorità modulate nell’intensità e nell’altezza, i cui bassi iperamplificati creano un riverbero che investe il pubblico in maniera fisica.
L’illuminazione ora permea ora si riflette nel fumo costruendo un gioco di apertura e occultamento delle figure danzanti, dando fisicità alla musica in una fusione tra onde sonore onde luminose e onde di movimento del corpo di ballo, che interagisce con il fumo e con le luci in un confronto continuo.
Il corpo dei danzatori e delle danzatrici è impreziosito dai costumi di Federico Polucci ampi, ariosi e trasparenti. che contribuiscono all’aura fantasmatica di queste creature umane che sembrano oscillare tra uno stato solido e uno gassoso.
La coreografia, basata su dei passi ora individuali ora eseguiti a gruppi di due tre performer sparsi per tutto il palcoscenico, che si alternano a momenti d’ensemble, esonda dal movimento coreutico sfiorando il teatro danza, pur rimanendo sempre nei margini di una esecuzione impeccabile, nella quale emerge chiaramente la reazione del gruppo, inteso come una moltitudine di individualità, che risente della presenza altrui. La danza si fa dunque espressione di una lotta tra singolarità e pressione della moltitudine, mostrando l’estrema resilienza, in danza, di queste presenze-esistenze, che possono essere lette come creature di un futuro distopico, oppure contemporanee sopravvivenze di un’umanità sempre più vessata e consunta da un potere irredimibile ma incapace di cancellare un vitalismo che, suo malgrado, resiste, costituendo la forza motrice di una coreografia la cui grammatica, dai risultati imprevedibili, è costantemente sostenuta da un nitore formale d’ineccepibile precisione esecutoria.
Ipnotizzato dalla musica di Noguera e dai movimenti di un corpo di ballo sempre più alieno, il pubblico in sala ha un unico respiro, prestando un’attenzione e una disponibilità all’ascolto di una intensità davvero potenti.
L’applauso finale, catartico, gridato, dà il senso di una coreografia la cui partitura musicale è quanto mai parte integrante dell’energia che la sostiene e la anima come solamemte un’esecuzione dal vivo, anche se se di musica elettronica, può ottenere.
Dopo una pausa di 25 minuti è la volta di Beethoven 7 nel quale danzatori e danzatrici danzano sull’integrale della settima sinfonia.
I costumi di Bernd Skodzig vedono le donne indossare delle gonne drappeggiate, a vita alta e un top trasparente, mentre gli uomini indossano dei pantaloni e sono a torso nudo, in una codificazione di genere fin troppo aderente allo stereotipo di genere
Nella coreografia Waltz affronta e risolve il dilemma che Beethoven pone per ogni approccio coreutico alla sua musica: che rapporto scegliere tra il ritmo della partitura e quello della danza?
La settima sinfonia presenta una straordinaria novità nella ritmica raggiungendo un nuovo equilibrio formale nella produzione di Beethoven che Waltz fa restituire al suo corpo di danza con una attitude viva e spontanea nella quale la forza del movimento non cerca mai il formalismo o l’effetto tecnico – anche se, naturalmente, si basa su una tecnica magistrale – ma raggiunge l’effetto di un movimento all’impronta, dettato dallo stimolo sensorio musicale del momento.
L’impressione è quella di un corpo di ballo che abita la musica di Beethoven esplorando lo spazio così come viene evocato dalla stessa partitura, alla quale risponde ora in sincrono ritmico ora in contrasto adesso in una rapporto di apparente assenza di relazione.
Il confronto tra musica e danza costituisce un dialogo, una tenzone che mira alla complementarità e mai alla dominazione.
Sviluppata anche qui a gruppi di performer, che occupano varie sezioni del palcoscenico, ogni gruppo interpreta un movimento che dialoga con quello degli altri gruppi sparsi per il palco, alternandolo a un movimento corale che richiede un controllo della posizione reciproca davvero notevole.
Beethoven 7 sembra nascere dalla penna stessa di Beethoven come se Waltz abbia trovato un inedito spartito nel quale il grande compositore ha codificato movimenti e intenzioni di una danza libera di cui sarà pioniera Isadora Dancan che a tratti aleggia nell’esecuzione come riverbero emotivo di una grammatica coreutica cui ogni singolo e singola performer (che firmano la coreografia con Waltz) attinge con una ricchezza espressiva e un’inventiva che incantano e danno ancora maggiore spinta emotiva a una partitura musicale che non finisce mai di entusiasmare.
Proprio come questa duplice coreografia che ha reso questa edizione del Romaeuropa Festival ancora più bella.
Sasha Waltz & Guests Ludwig van Beethoven Diego Noguera
Beethoven 7
ideazione e coreografia: Sasha Waltz
Musica: Ludwig van Beethoven, Diego Noguera (live)
Costumi: Federico Polucci, Bernd Skodzig
Luci: Martin Hauk, Jörg Bittner
Drammaturgia: Jochen Sandig
Ripetizioni: Jirí Bartovanec
Danza e coreografia: Rosa Dicuonzo, Edivaldo Ernesto, Yuya Fujinami, Tian Gao, Eva Georgitsopoulou, Hwanhee Hwang, Sara Koluchová, Annapaola Leso, Jaan Männima, Sean Nederlof, Virgis Puodziunas, Sasa Queliz, Zaratiana Randrianantenaina, Orlando Rodriguez
Visto per voi all’Auditorium Conciliazione il 13 settembre 2024.
(15 settembre 2024)
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