di Stefano Cangiano twitter@stefanocangiano
Cassandra una e trina, Cassandra come voce, corpo e azione, come passato, presente e futuro, scissi e poi ricomposti in uno spazio unico, sulle ceneri di Troia. Lo spazio della realizzazione della fine.
Cassandra, variazione sul mito n.2, al Teatro La Comunità fino al 22 dicembre, messo in scena dalla cooperativa Il Teatro e Galleria Toledo con la regia di Laura Angiulli, si manifesta così. Tre donne, Alessandra D’Elia, Caterina Spadaro e Caterina Pontrandolfo, che sono un’unica donna.
La veggente, la profetessa inascoltata, la donna che riesce a chiamare per nome la morte vedendola arrivare, dandole un volto, che sia quello di Achille o dei Greci che assediano Troia.
Cassandra che sa ed è condannata a sapere ma a rimanere inascoltata per punizione divina, ripercorre la sua vita in ogni direzione, con il privilegio unico di fare a meno del tempo, consapevole che la verità sta prima e oltre gli uomini. Prova a gridare la sua verità, a cantarla, a motivarla con ogni parola che conosce, usando i nomi propri, creando immagini, strozzando respiri, ma l’esito è sempre lo stesso.
La poesia è la sostanza di questo lavoro, in cui tutto è dosato perché l’energia fluisca e sia libera di esplodere, in forma di versi, di racconto e di canto, nella lingua dell’epica, della tragedia e del vaticinio. Il pubblico è al di qua dello spazio bianco della rivelazione, abbagliato dalla verità che irrompe e si manifesta attraverso Cassandra, la donna che sa ed è costretta a vivere due volte ogni piega più violenta della Storia, prima come consapevolezza interiore e poi come fatto, che diventa evidenza per tutti.
Cassandra, variazione sul mito n.2 è uno spettacolo complesso ed essenziale, capace di definire una sua lingua attraverso i linguaggi che utilizza, è una rivelazione in forma di teatro e merita di essere visto. Perché almeno questa volta Cassandra non resti inascoltata.
(21 dicembre 2016)
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