Re Chicchinella di Emma Dante: un magnifico esercizio di stile

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foto di Masiar Pasquali

di Alessandro Paesano

Emma Dante conclude la sua rivisitazione delle novelle di Giambattista  Basile, autore del seicentesco Cunto de li cunti, scritto in lingua napoletana, licenziando dopo i precedenti  La Scortecata (2017) e Pupo di zucchero (2021), questo Re Chicchinella (2024) che sin dal suo debutto al Piccolo Teatro Studio di Milano lo scorso anno ha ricevuto massimo plauso di pubblico e critica.
Per lo spettacolo Emma Dante si ispira alla prima novella del quinto giorno della raccolta di Basile, La Papara, nella quale un principe colto da un bisogno corporale, soddisfatto in un vicolo, per pulirsi pensa di usare una papera dal piumaggio lucido, credendola morta. L’animale, è invece vivo e si insinua nel di dietro del principe da dove non esce più  causando  grandi disagi e dolori all’uomo.
Nella fiaba  la papara lascia le terga principesche per tornare in braccio a una delle sue due proprietarie, facennole tanta carizze e basannola, no se curanno de cagnare lo culo de no prencepe co na vocca de na villana. Il principe sposa la popolana ammogliando anche la sorella dopo aver punito le comari che avevano cercato di truffare le due popolane (la papera produce deiezioni d’oro), concludendo che ogne ‘mpiedeco è spisso iovamiento.
Emma Dante si ispira a questa fiaba e allestisce una racconto fantastico nel quale rielabora il barocco seicentesco del testo originale con un gusto contemporaneo creando un impianto visivo magnificamente riuscito. Il principe è diventato  Re Carlo III d’Angiò, re di Sicilia e di Napoli, principe di Giugliano, conte d’Orleans, visconte d’Avignon e di Forcalquier, principe di Portici Bellavista, re d’Albania, principe di Valentia e re titolare di Costantinopoli e la papara  una gallina.

foto di Masiar Pasquali

Nella scena spoglia, vuota, campeggiano gli attori e le attrici che interpretano dei ruoli dove non c’è sempre coincidenza tra il  genere dell’interprete e quello del personaggio.
I costumi magnifici, della stessa Dante, costituiscono una rilettura della moda di allora declinata in chiave contemporanea connotando tutti i personaggi con un gusto pop mai volgare  e che allude – sempre – a un evidente oltre.
Così il re usa una sorta di sottogonna nero a cupola, dentro il quale si occulta, mentre la forma curva esalta, al contempo,  le sue regali terga dove si annida l’animale.
Dei sottogonna più agili, di quelli a stecche, sono usati dalla corte, i cui membri hanno  le sembianze delle ragazze di uno show di Burlesque, interpretate anche da uomini, e dove alcuni corpi sono arrotondati nelle cosce e nel sedere da delle protesi nascoste dalle calze color carne. Mentre più sobri sono gli abiti dei dottori, della famiglia del Re e dei religiosi che, con la scusa di aiutare l’uomo, si accertano di impossessarsi delle uova d’oro prodotte dalla gallina e raccolte dal classico pitale smaltato e bianco.
Tra facezie sui peti regali (che, precisano due aiutanti di corte, sono a loro noti da prima dell’incidente con la gallina)  al sadismo della corte che sfoggia una mangiata di spaghetti dinanzi al Re senza rispettare il digiuno dell’uomo che spera così di liberarsi dell’animale, , all’apoteosi della raccolta delle uova d’oro, ogni scena dello spettacolo mentre costituisce un capolavoro di messinscena visiva  irride al potere denunciando il sadismo della famiglia patriarcale fino all’epilogo che vede il Re morire e la Gallina, finalmente libera, prendere il suo posto ed essere riconosciuta come Re in una sorta di metamorfosi che allude a. molteplici letture (la trasformazione del potere, l’impassibilità dinanzi la morte di un essere umano…). Intanto  una croce luminosa viene posta sullo sfondo mentre  una serie di inginocchiatoi delimitano  il perimetro dove il Re è caduto esanime mentre la gallina è tornata libera.

Re Chicchinella è uno spettacolo intelligente che propone una sintesi riuscitissima tra elementi della cultura visiva del seicento italiano e il gusto estetico contemporaneo che deve tantissimo ai suoi e alle sue interpreti che sanno gestire i movimenti di massa nei termini di una vera e propria coreografia a cominciare dall’apertura dello spettacolo che vede la corte di nero vestita (con le mani intrecciate nel  rosario) con una maschera da gallina dove le teste si spostano a scatti secondo i movimenti concitati del volatile che (ri)conosciamo e dove i movimenti di massa e i movimenti a due e tre (splendidi quelli dei due assistenti del re che coniugano la reverenza a lui dovuta col timore per l’uomo infestato dalla gallina) costituiscono il fulcro di una narrazione dove i meccanismi del potere, vengono trascritti visivamente in un sottotesto al contempo crudele e parodico  mentre la lingua napoletana con contaminazioni seicentesche mantiene il testo in un bilico perfetto tra ironia, parodia e pulcinellate.
Carmine Maringola  (nella vita marito della regista) ci regala un Re impeccabile cimentandosi anche una nudità imprevista quanto improvvisa (il Re è nudo!) la cui postura e gestualità sono così diverse da quelle dell’uomo che viene a prendersi i meritatissimi applausi, contornato da un gruppo di interpreti altrettanto valido.

Re Chicchiinella ha aperto la stagione 2025 2026 del Teatro Argentina di Roma in un teatro gremitissimo sia in platea che nei palchi, assiepato da un pubblico che sa di avere partecipato a una serata importante.

Lo spettacolo è in scena fino al 9 di novembre.

Re Chicchinella

libero adattamento da Lo cunto de li cunti
di Giambattista Basile
scritto e diretto da Emma Dante
con Angelica Bifano, Viola Carinci, Davide Celona
Roberto Galbo, Enrico Lodovisi, Yannick Lomboto
Carmine Maringola, Davide Mazzella, Simone Mazzella
Annamaria Palomba, Samuel Salamone
Stephanie Taillandier, Marta Zollet

elementi scenici e costumi di Emma Dante
luci Cristian Zucaro
assistente ai costumi Sabrina Vicari

 

Visto per voi al teatro Argentina di Roma il 28 ottobre 2025

(1 novembre 2025)

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