Le Signorine nel tempo: uno spettacolo che non vola

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di Alessandro Paesano

Le Signorine nel tempo l’epopea delle Signorine buonasera è un testo che vuole comporre un omaggio alle annunciatrici televisive del periodo classico della nostra tv nazionale (quella pubblica).

Nella cornice narrativa di una voce maschile che  rievoca la storia dei propri genitori nell’epoca delle prime signorine buonasera,  si alternano tre figure femminili: Nicolina, in omaggio a Orsomando (interpretata da Giada Fradeani) una delle annunciatrici degli anni 50, che poi recluterà le annunciatrici di seconda generazione, Maria Rosella (interpretata da Veronica Liberale che è anche l’autrice del testo), presentatrice negli anni duemila   e Sandra una commessa in prova (interpretata da Camilla Bianchini) di un negozio di elettrodomestici degli anni 50 che è la testimone d’un cambiamento epocale come quello dell’avvento della tv di Stato nell’italia del dopoguerra.

A queste tre figure femminili il testo contrappone diverse  figure maschili (tutte interpretate dal camaleontico Luigi Pisani). C’è l’amico attore teatrale che cerca di convincere Maria Rosella a fare del teatro anche lei (avventurandosi in produzioni modeste e in ruoli secondari); c’è il regista Antonello (e dalla personalità e dal tipo di programmi che dirige si riconosce subito Antonello Falqui) che intesse con Nicolina discussioni politiche sulla gestione culturale del paese (sono le notazioni più interessanti dello spettacolo) e poi ci sono  il proprietario di un negozio di elettronica che fa il filo a Maria Rosella, un truccatore gay ed effeminato (sic!) che dispensa consigli e un marito mammone.

Lo spettacolo alterna momenti storici importanti della storia e del costume italiani la presenza di molta gente nei negozi di elettrodomestici per vedere la tv ancora molto cara e fuori dalla portata della popolazione di un paese uscito in ginocchio dalla Seconda guerra mondiale, lo spostamento del quiz Lascia o Raddoppia dal Sabato sera al Giovedì, altrimenti la gente non andava al cinema mostrando il privilegio di donne che lavorano in un’epoca in cui le donne erano ancora relegate ai lavori domestici (come il ventennio appena concluso aveva abituato) alternandole a  notazioni comiche sottili e intelligenti. Così  Antonello e la presentatrice, in piena discussione politica, si trovano improvvisamente  nella diretta tv, oppure la mamma di Maria Rossella che tempesta la figlia di telefonate chiedendole informazioni sulla storia televisiva (qual è il vero nome di Raffaella Carrà? Qual è il titolo die quella canzone famosa degli anni ’50).

Questi momenti riusciti sia dal punto di vista della drammaturgia che del contenuto narrativo, nel quale si ridà spazio a una memora collettiva ormai sopita, sono interpolati da momenti un po’  triti: che la soluzione dei problemi di Maria Rosella, appena licenziata dalla nuova dirigenza Rai che ha sostituito tutte le presentatrici storiche con giovani ragazze che provengono dai concorsi di bellezza, sia in campo amoroso fa scadere lo spettacolo che, pure, prova a sottolineare il maschilismo strisciante italiano, nel classico sessismo che vuole i problemi femminili legati alla sfera privata e non a quella lavorativa. Per tacere del truccatore omosessuale che è un cliché imbarazzante tutto mossette e allusioni sessuali, che non è da criticare tanto per i risvolti omofobici (che pure ci sono) ma per la banalità triste  e trita del personaggio di per sé, che viene presentato nel suo esotismo di personaggio non conforme senza approfittare della sua presenza, per esempio, per denunciare la discriminazione che le persone omosessuali hanno subito dalla tv di stato. Anche la figura del marito mammone è abbozzata e poco sviluppata e rimane un cliché che non apporta davvero nulla al discorso del testo ma sembra quasi un riempitivo. Forse allora, ma la nostra è solo una provocazione, tanto valeva sforbiciare qualche battuta per un testo che dura 90 minuti e forse ne sarebbero bastati 75.

Signorine nel tempo riesce a evocare un’epoca ormai lontana e a mostrare alcune dinamiche sociali tra generi ma avrebbe forse meritato dei personaggi (soprattutto maschili) un po’ più sviluppati e meno abbandonati ai cliché sui quali sono costruiti che ne costituiscono l’essenza senza avere una vera ragione di esistere.
Nel voler mostrare come non ci siano  uomini all’altezza  di queste donne forti e combattive (tranne il personaggio di Antonello che però entra subito in polemica) forse il testo si dimentica di indicare il maschilismo di stato, il sessismo di una società appena uscita dal fascismo i cui effetti a lungo termine arrivano fino alla nostra contemporaneità. Invece presenta personaggi maschili timidi, fragili, che appartengono, nella storica del discorso, più alla nostra contemporaneità che all due epoche (gli anni 50 e gli anni 2000) cui lo spettacolo è ambientato.

Bravissimo  Luigi Pisani nel trarre da delle figure  appena abbozzate dei personaggi maschili credibili. Brave anche le attrici nel restituire spessore e umanità alle donne di allora e a quelle di oggi, in  uno spettacolo che non riesce a spiccare il volo così come avrebbe potuto.

Le Signorine nel tempo l’epopea delle Signorine buonasera
di Veronica Liberale
Regia Pietro de Silva
Con: Camilla Bianchini, Giada Fradeani, Veronica Liberale e Luigi Pisani

 

Visto per voi al teatro Lo Spazio di Roma il 20 marzo 2025.

 

 

(6 aprile 2025)

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