“Bianco” di Marco Buzzi Maresca: un flusso di coscienza a due voci

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foto di Manuela Giusto

di Alessandro Paesano

Jackson Pollock è stato uno degli antesignani dell’Action Painting proponendo una pittura astratta con una tecnica particolare, il cosiddetto dripping (sgocciolamento): il colore viene applicato sulla tela non direttamente con pennellate minuziose ma intingendo il pennello nel colore e poi facendo schizzare il colore sulla tela, magari in stato d’ebrezza, magari non solamente il colore, ma anche qualche fluido organico del pittore…
Alla fine degli anni 40 del secolo scorso i soggetti figurativi lasciano posto a l segno dell’artista, alla sua azione, al suo gesto sulla tela, la cui traccia comunica la soggettività volitiva dell’artista. La traccia fisica del gesto artistico diventa argomento dell’arte.

Pollock muore a soli 44 in seguito a un incidente d’auto a causa del suo stato di ebrezza.  Pollock era sposato con la pittrice Lee Krasner che il giorno dell’incidente si trovava in Europa per una sua mostra. Lee Krasner finché Pollock è in vita si dedica al marito accudendolo come un figlio o un un fratello, trascurando la propria arte che rifiorirà dopo la l’incidente mortale.

In una citazione diventata famosa Pollock dà una definizione molto suggestiva della (sua) arte:

when you’re painting out of your consciousness, figures are bound to emerge. We’re all of us influenced by Freud, I guess. I’ve been a Jungian for a long time.. Painting is a state of being… Painting is self-discovery. Every good artist paints what he is.

quando dipingi fuori dalla tua consapevolezza, le figure sono destinate a emergere. Siamo tutti influenzati da Freud, credo. Sono stato junghiano per molto tempo… Dipingere è uno stato dell’essere… Dipingere è scoperta di sé. Ogni bravo artista dipinge ciò che è.

Questa citazione vibra intensamente nel testo di Marco Buzzi Maresca Bianco il volto di Jackson Pollock e Lee Krasner, in scena fino al 2 febbraio al Teatrosophia di Roma.

Bianco è pura evocazione di due anime quella di Pollock e di Krasner magnificamente interpretate da Gianni De Feo e Serena Borelli.
Nel testo, che si sviluppa in diverse scene, Buzzi Maresca dipana icasticamente il rapporto di Pollock con la pittura astratta (Come poteva esserci un volto dopo gli orrori ? Gli orrori nazisti in Europa, sì, ma anche nostri orrori. … Come potevano esserci volti dopo la bomba? Come … Solo gesti Tra urla e danza tragica…) con la moglie (Soltanto tu potevi leggere il mio silenzio ferito, portarlo con te) con la malattia, la dipendenza dall’alcool, il rapporto simbiotico con la madre e il femminile.
Indicativa  la scena quando Serena Borelli interpreta prima l’infermiera che somministra i farmaci a un Pollock recalcitrante, poi la madre alla quale Pollock si relaziona in maniera bipolare prima chiedendo il suo supporto e poi scacciandola accusata di soffocarlo, e infine  sua moglie Lee, senza soluzione di continuità come l’autore stesso annota in una didascalia di gusto pirandelliano che contiene anche  qualche indicazione di regia (L’attrice, senza soluzione di continuità, sarà un’infermiera di una clinica psichiatrica, poi la madre, poi la stessa Lee. In realtà forse è Lee che racchiude tutte queste figure).

Gianni De Feo interpreta Pollock con la sua straordinaria e consueta bravura, la dizione perfetta, la voce portata con maestria, la postura sempre adeguata all’occasione, che Pollock sia ubriaco, sotto effetto di farmaci o  stia dipingendo (danzando?) o facendo l’amore con sua moglie Lee.
Serena Borrelli gli tiene testa con altrettanta bravura e una  agilità e grazia del corpo invidiabili.
Il volto coperto di biacca, De Feo e Borelli si muovono in scena con la cura e la precisione che si dedica all’esecuzione di una coreografia compenetrandosi in un’azione simbiotica, complici i costumi virtualmente identici e una una regia, dello stesso De Feo, che applica al movimento scenico la stessa impronta stilistica del testo.
De Feo e Borelli in scena si intersecano, si incrociano, si abbracciano, si tengono per mano, danzano, girano l’uno intorno all’altra, nella stessa sovrapposizione offerta dal testo che compone  un dialogo che a tratti si sovrappone confluendo in un discorso unico.
Il punto di vista dei due personaggi emerge speculare,  ribaltandone vite e presupposti dove la vicissitudine personale è sempre cifra di un agire artistico, sia quello di Pollock, assistito e curato da un femminile che mentre lo cura lo soffoca, sia quello di Krasner che per essere, per esistere, deve allontanarsi, sottrarsi a quegli archetipi junghiani del femminile di cura e del maschile di (auto)distruzione (Ti ho amato perché non dovevo, per trasgredire me stessa).

foto di Manuela Giusto

Assistendo allo spettacolo ci si accinge a un Itinerarium mentis in Deum dove il dio (la dea) è la creazione artistica che nasce dalla biografia familiare, sentimentale, matrimoniale, artistica,

E mentre il testo evoca con la forza di una parola poetica situazioni, stati d’animo e fatti familiari, un regesto di immagini videoproiettate sul fondale di quinta, restituisce i lavori di Pollock e quelli di Krasner.

Bellissime le luci che, disposte ancheai lati della scena, illuminano zone stratificate dal colore diverso per cui quando Pollock o Krasner vengono verso il proscenio, verso il pubblico, attraversando lo spazio scenico saggittalmente, vengono illuminati da luci di colori diversi, cambiando colore  come si cambia stato d’animo, come cambiano i colori nei quadri di Pollcok e anche in quelli d Krasner.

Anche le musiche, usate con rara intelligenza, sia quelle originali che quelle di repertorio come Born, Never Asked e Bright Red  di Laurie Anderson o By This River di Brian Eno, contribuiscono a creare un cima culturale, il ribadiscono, dandogli consistenza, la tradizione artistica, lo Zeitgeist di New York.

Lo spettacolo Bianco è una forza della natura, con un testo  dall’andamento all’apparenza rapsodico in realtà consistente e coerente come un flusso di coscienza a due voci che sovrappone tematiche e punti di vista. Uno spettacolo denso dove immagini e interpreti  dialogano in un rimando continuo che incita il pubblico, che alla fine applaude incessantemente.

Lo spettacolo è ancora in scena dal 25 al 26 gennaio e dal 30 gennaio al 2 febbraio.

 

BIANCO il volto di Jackson Pollock e Lee Krasner
di Marco Buzzi Maresca

con Serena Borilli e Gianni De Feo
regia di Gianni De Feo

 

Visto per voi il 24 gennaio 2025 al Teatrosophia di Roma.

 

 

(25 gennaio 2025)

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