Syro Sadun Settimino: una perla di Sylvano Bussotti

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di Alessandro Paesano

Syro Sadun Settimino  o il trionfo della grande Eugenia Operina Monodanza in un atto di notte è una composizione da camera di Sylvano Bussotti, per piccola orchestra, danzatore, voce recitante e coro, su testo di Dacia Maraini, andata in scena una sola volta nel 1974 al Festival di Royan in Francia.

Come sempre nei lavoro di Bussotti, scomparso tre anni orsono, molti e stratificati sono i riferimenti al titolo e al contenuto di questo singolare lavoro.

Syro è la crasi dei diversi nomi tra i quali quelli nomi di Sylvano stesso e Rocco Quagli, il danzatore interprete di molti lavori di Bussotti, dedicatario dell’opera, mentre Sadun è il pittore Piero Sadun che aveva coinvolto Bussotti come docente all’Accademia di Belle Arti de L’Aquila.

La grande Eugenia è al cabaret parigino La Grande Eugène che si svolgeva negli anni 70 del secolo scorso a Rue de Marignan nell’ottavo arrondissement nel quale venivano eseguiti tableau vivant, brani celebri in playback, en-travestì dove  si esibiva anche Jean Claude Dreyfus.

Questo riferimento a un cabaret en travestì serve a rafforzare, nel titolo, l’argomento tematico dell’opera da camera, sul flusso di identità di genere performato dal protagonista nel testo di Maraini che, commissionatole  dallo stesso Bussotti, vede protagonista una persona nata di sette mesi,  che oscilla tra il genere maschile e il genere femminile, con un semplice atto di scelta.
Questa scelta è uno strumento tramite il quale il protagonista conosce se stesso e se stessa ma anche e soprattutto il mondo che lo (la) circonda, esperito non solamente attraverso la sessualità performata dal suo corpo alternatamente polimorfo ma anche dalla danza.

La partitura musicale si ispira all’organico de L’Histoire du soldat di Strawinsky che è costituito da un settimino strumentale, cioè sette strumenti: clarinetto, fagotto, cornetta  trombone, violino, contrabbasso e percussioni.

A questo organico Bussotti aggiunge un pianoforte e duplica le percussioni oltre a inserire un coro e la danza. Il corpo da ballo prevedeva sei danzatori che avrebbero dovuto performare la trasformazione di genere del protagonista ma i sei danzatori non si esibirono al Festival di Royan.

Rocco Quaglia, ospite, assieme a Maraini e il Maestro Panni, coordinati da Alessandro Mastropietro, della bella introduzione che ha preceduto l’esecuzione dell’opera da camera al teatro Vascello, nell’ambito della 61ma edizione del festival di nuova consonanza, ha precisato che, nonostante sia il dedicatario dell’opera, Syro Sadun non è stato pensato per lui bensì per Marcel, figlio nato settimino di una famiglia di costruttori di clavicembali, molto appassionato di danza e che Bussotti è stato ispirato  a scrivere il testo da un giovane danzatore che aveva lavorato ad altri suoi progetti musicali danzati.

Direttore d’orchestra, allora come ora il Maestro Marcello Panni, che ha ripreso la partitura di Bussotti dall’originale autografo conservato da Ricordi e ha curato e diretto l’esecuzione, coordinando l’Evo Ensemble, il coro di 12 voci diretto da Virginia Guidi,  che canta a cappella, senza accompagnamento musicale, dietro un velatino, palesandosi solamente durante i momenti di canto grazie a una illuminazione ad hoc che ne illumina i volti facendoli trasparire da dietro il velatino, tornando al buio  quando non cantano, seguendo in qualche modo le direttive di Bussotti che voleva il coro non fosse visibile. Il coro recita i nomi dei dedicatari e alcuni testi, citati a memora da Bussotti, tra cui James Joyce.

Quei giovani che avrebbero dovuto costituire il corpo da ballo più corposo, composto da sei elementi sono in qualche modo sostituiti  dalla proiezione di alcuni estratti del film di Bussotti RaRa (1965). La parte coreografica è assegnata a Carlo Massari.

L’esecuzione cui abbiamo assistito al Teatro Vascello è impeccabile e restituisce con grande rispetto e professionalità la complessità molteplice del lavoro di Bussotti a cominciare dalla partitura difficilissima, che si alterna e in alcuni momenti si sovrappone alla lettura del testo, eseguita  da  Manuela Kusterman con la sua consueta e straordinaria bravura, testo che Maraini ha riadattato per l’occasione (ho eliminato solamente certi eccessi di tono di un’avanguardia che all’epoca voleva distruggere certi aspetti del teatro borghese ha spiegato nell’incontro che ha preceduto l’esecuzione).
Carlo Massari è riuscito da solo a creare un forte polo coreutico dovendo competere con la proiezione degli estratti da RaRa. Le immagini in movimento accentrano l’attenzione, ma Massari ha saputo vincere la sfida proponendosi in una infinita variazione di movimenti riprendendo più che i temi del testo alcune suggestioni emotive accentrando la visione su di sé.

Forse l’unica parte deludente alla fine è proprio il testo di Maraini.
Il, la protagonista infatti cambierà anche genere con un atto di volizione (cosa che a detta del programma di sala venne considerata scabrosa) ma nel suo comportamento sessuale il (la) protagonista non si sottrae al canone eterosessuale pensando e rivolgendosi alle donne quando è uomo e guardando e facendo l’amore con gli uomini quando è donna, senza mai accennare alla possibilità di poter fare l’amore, o desiderare, o guardare persone dello sesso genere.
Sembra quasi che per per potersi permettere di desiderare persone dello stesso genere il, la protagonista debba approdare al sesso opposto, secondo una visione  binaria dei generi tutta dentro l’eteronormatività,  nonostante i cenni precisi e puntuali fatti da Maraini, durante la presentazione,  dell’aria culturale che si respira oggi all’Università di Boston, dalla quale era appena tornata, a proposito della lingua da usare per accogliere le persone non binarie.

50 anni fa, tanti sono passati dalla sua prima esecuzione, il testo di Syro Sadun deve aver avuto sicuramente un impatto più dirompente di quello che può avere oggi ma, al contempo, allora come ora, subisce la visione binaria dell’epoca, rimanendo dentro l’orizzonte eterosessista di una Norma dalla quale si è cercato maldestramente di uscire.

L’esecuzione è stata un momento di altissimo teatro, musica, danza, canto e recitazione, un omaggio squisito e riuscitissimo a Sylvano Bussotti fatto da chi lo ha conosciuto, frequentato e amato, facendolo conoscere e amare anche al pubblico del teatro Vascello che ha avuto la fortuna di assistere a una serata unica nel suo genere, indimenticabile e felice.

Syro Sadun Settimino  o il trionfo della grande Eugenia
Operina Monodanza in un atto di notte

di Sylvano Bussotti

Poema di Dacia Maraini (1974 rev. 2024)
Voce recitante Manuela Kustermann
Danzatore Carlo Massari della C&C Company
Ensemble Roma Sinfonietta
Direttore M° Marcello Panni
EVO Ensemble
Filmati e proiezioni da Sylvano Bussotti, RARA (film)  nell’edizione restaurata dalla Cineteca Nazionale di Bologna

Visto (e ascoltato) per voi al teatro Vascello di Roma nell’ambito del 61mo festival di nuova consonanza il 25 novembre 2024

(30 novembre 2024, ultima revisione 1 dicembre 2024)

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