di Andrea Mauri
Il Teatro Palladium di Roma ha ospitato la prima regionale di un interessante progetto: , ispirata dai moniti di Gunthers Anders e dai capricci di Franz Kafka, come raccontano gli ideatori dello spettacolo, Consuelo Battiston e Gianni Farina della compagnia “Menoventi”.
L’idea nasce nell’ambito di “Audience Revolution 2024”, un progetto di coinvolgimento e partecipazione del giovane pubblico realizzato con il sostegno del Ministero della Cultura – Direzione Generale Spettacolo dal Vivo, con la direzione artistica di Alessandra De Luca / Review Lab – laboratorio di critica teatrale e guida alla visione a cura di Antonio Audino.
Siamo in una casa del futuro, la tv propone inviti suadenti per soddisfare ogni tipo di bisogno, cambiando canale si illumina di nuove idee e di nuovi colori, anche le lampadine cambiano di colore, instaurando una sorta di conversazione con la proprietaria dell’appartamento.
Chi lo abita è M. (Consuelo Battiston). Vive la casa e gli oggetti che contiene come se fossero coinquilini immateriali, parla con loro e gli oggetti parlano con lei nel tentativo di vincere una solitudine profonda. Appartiene ai cosiddetti “eremiti di massa”, come li definiscono gli autori dello spettacolo, persone isolate dal mondo, che trovano interazione solo con beni materiali a portata di mano.
Nella ripetizione monotona del rientro a casa dopo il lavoro, quando M. china la testa per togliersi le scarpe e indossare le pantofole, la casa accende tutte le luci per tentare di spegnere la solitudine strisciante della donna, che si rifugia nel desiderio o nel bisogno di circondarsi di qualcosa di nuovo, sempre e solo oggetti che possono riempirle i vuoti e che una misteriosa ditta di spedizioni le recapita prontamente, astuta a intercettare tali bisogni con consegne immediate per mezzo del corriere Q. (Francesco Pennacchia), la sola persona in carne e ossa con cui M. interagisce.
La ditta è l’onnipresente Odradek e il suo corriere Q. è spersonalizzato, come M., dalla mancanza di un nome completo. Nella serie sempre uguale di entrate e uscite dei due personaggi dalla scena si condensa lo smarrimento di un mondo pieno di angoscia. Un guasto al sistema elettrico permette a M. e Q. di entrare in contatto, di rompere quella misteriosa connessione tra bisogni e soddisfazione dei medesimi, che però non apporta nessun beneficio. M. accoglie il corriere in casa dopo che un pacco sbagliato, oppure no, contenente un paio di pantofole perfette per i piedi dell’uomo, rende inevitabile l’avvicinamento asettico dei due personaggi, lasciando il mondo fuori, appiccicatosi alle scarpe che non possono e non devono contaminare la casa-rifugio.
Anche se passano del tempo insieme, M. e Q. non smettono di interrogarsi sulla realtà immaginifica che li circonda: da dove arrivano gli oggetti puntualmente desiderati? E le notizie della tv e del telefono che sembra parlare da solo? Chi c’è all’altro capo dell’apparecchio? Nemmeno Q, il corriere della ditta più importante, con l’occhio di Odradek come logo sui pacchi, occhio che tutto controlla, sa trovare una risposta. Grazie alle musiche originali molto azzeccate di Andrea Gianessi e ai giochi di luce coloratissimi, che ricordano le atmosfere dei dipinti di Hopper, gli oggetti diventano i terzi protagonisti della fiaba contemporanea e per mezzo di effetti speciali molto particolari (bicchieri che si rompono da soli, tante bottiglie che escono da una medesima piccola confezione) attirano l’attenzione di M. e Q., che si ritrovano a desiderare le stesse cose, in una ripetizione quasi infantile di “anch’io, anch’io, anch’io”.
La drammaturgia di questo spettacolo, come raccontato da Giovanni Farina, “prende ispirazione dai moniti del filosofo Ghunter Anders”. Egli in diverse occasioni provò a mettere in guardia i suoi contemporanei da catastrofi che puntualmente si verificarono. La più terribile, che la vita sulla Terra avrebbe potuto estinguersi a causa della dominazione della tecnica sulle capacità umane. Non è quello che sta accadendo nel mondo di M. e Q.?
Il rapporto tra i due protagonisti non dura a lungo. M. fa carriera nel sistema che la opprime. Q. sta per essere licenziato, ma M. nel suo nuovo ruolo lo salva, ma allo stesso tempo lo condanna all’abbandono perché inutile ingranaggio nel meccanismo di perfezione. M. però non riesce nemmeno in questo modo a vincere l’angoscia che la opprime e quel senso di inadeguatezza a un sistema che non crede fino in fondo. Non reagisce all’istinto di regressione che la attraversa e la costringe sul divano a succhiarsi il pollice. In tale smarrimento, la donna decide di disfarsi di Q., come di uno dei tanti pacchi consegnati da Odradek. Infila l’uomo nello scatolone e chiama un altro corriere, che però è lo stesso Q. in uno sdoppiamento della personalità. Il reso dell’uomo nel pacco dell’azienda rappresenta una sconfitta per M., non certo un lieto fine della relazione. Una sconfitta che significa adeguarsi ai meccanismi imposti da Odradek dove tutto è merce, anche i desideri, le emozioni, i sentimenti che possono essere rispediti al mittente se non conformi alle aspettative.
Una fiaba amara, interpretata dagli attori con ritmi lenti propri di esseri umani guidati da forze superiori, con un meccanismo di scena forse troppo rigido e ripetitivo negli ingressi e nelle uscite dalle quinte dei personaggi, che rallentano il ritmo della narrazione.
La parte interessante, come dicevamo prima, è che questo spettacolo è stato presentato nell’ambito di Audience Revolution, promosso dalla Fondazione Roma Tre Teatro Palladium e realizzato con il contributo del ministero della Cultura – Direzione Generale Spettacolo dal Vivo, con la direzione artistica di Alessandra De Luca. Anche quest’anno propone un teatro-forum, concepito per favorire un dialogo aperto e profondo tra il pubblico, le opere teatrali, gli artisti e i giovani studenti e studentesse. Parallelamente agli spettacoli, infatti, vengono offerti incontri laboratoriali gratuiti di critica teatrale condotti da Antonio Audino, redattore del Sole24Ore e curatore degli spazi teatrali di Rai Radio3, e una serie di incontri pubblici con le compagnie ospiti, condotti dagli studenti e dalle studentesse partecipanti al laboratorio, che si svolgono dopo la fine di ogni spettacolo. Parlare con gli attori e gli ideatori dello spettacolo ha fornito nuovi spunti di riflessione sul testo.
Odradek, una fiaba contemporanea
da un’idea di Consuelo Battiston e Gianni Farina
con Consuelo Battiston e Francesco Pennacchia
drammaturgia, regia e luci Gianni Farina
in collaborazione con Masque Teatro
(27 novembre 2024)
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