di Alessandro Paesano
Salvo Lombardo torna ad Attraversamenti multipli con la versione in situ di Sport, il terzo capitolo della trilogia L’esemplare capovolto, nella quale rivisita alcune coreografie di fine ottocento di Luigi Manzotti.
Se lo Sport di Manzotti costituisce una celebrazione della prestanza atletica e dell’agonismo, nella coreografia di Lombardo questi elementi diventano strumenti di analisi della performance sportiva, vista e indagata attraverso gli aspetti più sotterranei del corpo atletico nella sua dimensione di intimità, di affettività relazionale e di sentimenti che si provano durante la pratica e la performance sportive.
Pensato originariamente per quattro persone, la versione in situ il cui titolo esteso è Sport The Way That I Love You, è stata riscritta per due danzatrici, Daria Greco e Chiara Ameglio (che fanno parte dell’organico della versione originale a quattro) le quali, mentre il pubblico prende posto sui due lati lunghi dello spazio performativo, sono già posizionate alle due estremità di una passerella bianca, sorta di ring senza cordoni, sulla quale le due danzatrici saggiano la loro forza di corpi in movimento.
Un movimento che prende in prestito la grammatica della lotta greco romana e di quella a corpo libero coreografata da Lombardo con l’intento di esplorare (per le due interpreti) e mostrare (al pubblico) le dinamiche di potere (e il suo possibile capovolgimento) che sottendono ogni prova di forza del/sul corpo umano.
Mentre la musica (Hiver di Iosonouncane, autore al quale il coreografo ricorre spesso) parte con una struttura semplice che diventa via via più articolata costituendo quasi un correlativo oggettivo dello stato d’animo in cui si trovano, le due danzatrici esplorano la passerella-ring, si esercitano in diverse capriole (dalle quali tornano sempre in posizione eretta) prima di ingaggiare il confronto diretto secondo gli stilemi corpo a corpo della lotta, libera e greco romana. Nell’ingaggio di questa lotta il fine di sopraffazione, di prevaricazione è sostituito da uno scopo di resistenza, di opposizione alla forza con cui ci si cimenta cercando un equilibrio in cui i due corpi si confrontano, si toccano, si uniscono, le teste che si accostano la fronte sulla spalla, la guancia sulla guancia, e quando ci si deve disingaggiare si modifica l’equilibrio e una danzatrice fa cadere rumorosamente l’altra a terra, che si rialza subito.
La caduta non è un momento di sconfitta o di mancanza ma un elemento d’un gioco, di un rito, di un movimento complessivo che contempla anche questi voli (il corpo che cade viene sollevato sopra le spalle di chi lo fa cadere) verso la caduta.
Dapprima una delle due danzatrici sembra mettere a terra continuamente l’altra, che arriva a terra con una caduta rumorosa che sottolinea la forza dell’impatto a terra sulla passerella imbottita, ma poi a cadere (meno rumorosamente) sarà anche l’altra.
Questo confronto prende vita non soltanto attraverso la postura del corpo, l’agilità delle gambe in continuo contro-equilibrio, la presa su precise parti del corpo, il gioco di piedi per non retrocedere e mantenere la posizione, ma anche tramite gli stati d’animo.
Daria Greco e Chiara Ameglio, se all’inizio mantengono una certa imperturbabilità del viso, nell’ingaggio della lotta esprimono sui volti una gioia interna, una disponibilità al gioco ludico di cadute e rialzate che disinnesca tutto il portato violento dei movimenti, sostituendo il senso di sopraffazione con quello di un consenso dei corpi che è ribadito da una franco sorriso che illumina i volti delle due interpreti, spiazzando il pubblico che non può più leggere canonicamente le dinamiche della lotta ma deve imparare una nuova grammatica delle emozioni.
E mentre l’ingaggio alla lotta delle due danzatrici trova in questa nuova etica il suo proseguo, la musica di Iosonouncane lascia spazio al secondo movimento del concerto n. 23 di Mozart e le due performer cominciano ad ascoltare la stanchezza dei loro corpi e indugiano a terra, una sull’altra o distese a fianco, in una soddisfazione e appagamento dei corpi che, pur non essendo strettamente erotica, acquista i segni di una profonda intimità nella quale si accoglie l’altra-da-sé in una interrelazione che invece di cercare la vittoria agisce l’accettazione amorevole delle conseguenze di un incontro, scontro, confronto che può contemplare la caduta non più percepita come sconfitta ma come parte integrante dell’equazione dell’esistenza umana e non necessariamente come la fine di tutto.
Daria Greco e Chiara Ameglio riescono a trasfigurare la forza della lotta a corpo libero nella forza di un corpo che accoglie un altro corpo in uno scambio continuo dove si performa alla pari senza necessità alcuna di risolvere il confronto, l’incontro a due, in una individualità vincente.
Il pubblico percepisce e sente emotivamente questa decostruzione etica della lotta prima ancora di capire razionalmente assistendo a una performance che allaga il cuore.
Conclusa la coreografia Samuele Lombardo informa il pubblico che Daria Greco e Chiara Ameglio hanno sostituito all’ultimo minuto (e questo rende ancora più grande la loro splendida interpretazione) Jaskaran Anand e Fabritia D’Intino (come originariamente indicato nel programma) perché Jaskaran Anand è stato vittima di un’aggressione a Linz, in Austria, per il suo aspetto e la sua provenienza etnica non conformi ai canoni di una cultura Occidentale sempre più reazionaria e pericolosa. Jaskaran Anand ha subito un trauma cranico che, pur non mettendo il pericolo di vita, gli ha impedito di esibirsi al festival.
Sport è un lavoro indispensabile che dovrebbero vedere tutte le persone perchè mostra come sia concretamente possibile la decostruzione di un sistema dato (l’agonismo e la competizione sportive) a favore di un nuovo schema che propone un’etica che, senza distruggere la sua fonte, sa riscriverla esautorando ogni orma di tossicità.
Un grande lavoro, anche in questa forma ridotta, per un grande Festival che con questa performance tocca uno dei momenti più alti della sua programmazione.
Sport The Way That I Love You
di Salvo Lombardo
con Jaskaran Anand e Fabritia D’IntinoDaria Greco e Chiara Ameglio
disegno luci, spazio e direzione tecnica Maria Elena Fusacchia e Alessio Troya
musiche Wolfgang Amadeus Mozart
disegno del suono Fabrizio Alviti
styling Ettore Lombardi
consulenza teorica Alessandro Tollari
training coach Pietro Piscitelli, Federico Pucher, Andrea Sorbello, Luigi Uberti
cura e accompagnamento Paola Granato
organizzazione e coordinamento Giulia Vanni
amministrazione Cesare Benedetti
Visto per Voi al Parco di Tor del Fiscale il 29 giugno 2024.
(4 luglio 2024)
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