di Michele Salvioli, #vistipervoi
Il titolo riprende una frase tratta dal film “Ginger e Fred” del maestro Federico Fellini in questa osmosi tra cinema e teatro che in questo festival sta regalando delle belle sorprese. I suoni e le immagini non si limitano ad accompagnare la narrazione, ma ne sono parte integrante e mettono al centro della scena la coppia, con delle divertenti allusioni al mondo del teatro: visto prima come un reperto da museo facendo riferimento al post-pandemia e successivamente dal punto di vista degli attori.
Come detto però, il tema principale è la coppia, gli autori fondono le proprie vicende personali con la storia d’amore tra Ginger e Fred. Le tre le coppie ballano prima individualmente, in un breve assaggio di tip tap, e poi insieme. Dove il ballo, che è anche metafora di dialogo, fa da filo conduttore nei diversi passaggi temporali delle tre generazioni che si raccontano. Tutti con entusiasmo e la continua voglia di mettersi in gioco, fino a svelare uno dei momenti più simbolici e rivelatori per un attore: quello dei saluti a fine spettacolo. Perché è al momento degli applausi che si rivela l’autentica personalità di chi sul palco gioca ad essere un altro.
La compagnia ha dato una prova davvero convincente, riuscendo a coinvolgere una platea finalmente presente al cento per cento. La messa in scena con pregevoli giochi di luce crea un’atmosfera onirica in omaggio allo stile felliniano e riesce a colmare una scrittura a tratti poco lineare.
(16 ottobre 2021)
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