Qu’est-il arrivé à Bette Davis et Joan Crawford? #Vistipervoi da Alessandro Paesano. Una versione italiana un po’ stanca

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di Alessandro Paesano #Vistipervoi twitter@gaiaitaliacom #Teatro

 

Concepito per il Festival de la correspondance di Grignan dove è andato in scena nel luglio del 2007 e ripreso l’anno successivo al Theatre des Bouffes di Parigi, rimanendo in cartellone per tre mesi, Qu’est-il arrivé à Bette Davis et Joan Crawford? mette in scena un carteggio immaginario tra le due dive hollywoodiane prima, durante e dopo le riprese del film Che fine ha fatto Baby Jane? di Aldrich cui il titolo della pièce si rifà esplicitamente.

 

Un testo poco riuscito

Il lavoro di Jean Marbeuf risente di una certa staticità data dalla sua natura epistolare che non sa emanciparsi dalla rigidità di due voci monologanti  che non interagiscono mai davvero limitandosi a commentarsi reciprocamente.
Castagnari, che oltre a interpretare  Joan Crawford ha curato la traduzione dal francese, ha pensato bene di dare aria al testo scomponendo alcune delle lettere trascrivendole fedelmente in alcuni dialoghi, con risultati brillanti.

La pièce si pone come crocevia tra diversi testi e contesti: vi si parla dell’industria cinematografica hollywoodiana e del suo endemico maschilismo, si citano i rapporti controversi tra le due dive, si fanno continui riferimenti alla trama del film di Aldrich i cui sviluppi si sovrappongono alla drammaturgia teatrale, un tour de force che richiede una grande concentrazione  alle interpreti ma anche al pubblico, chiamato a decifrare un discorso dai mille sottotesti  che dà per scontate molte conoscenze a cominciare dalla trama del film ignorando la quale si perde metà del portato drammatico dello spettacolo.

 

Il camp dov’è? 

L’idea di affidare i due ruoli femminili a due interpreti maschili aggiunge un ulteriore sottotesto a una scrittura scenica già difficile, che invece di farsi nodo interpretativo risolutore, complice una regia che non sa, o non vuole, usare il camp come strumento di rilettura del testo, preferisce la via facile dell’autoreferenzialità (che buffo son due uomini!).
L’impiego di due interpreti maschili finisce così per stemperare il portato drammatico delle situazioni nel divertissement di una messinscena che si concentra più sulla mise delle due dive (splendidi i costumi) e sulla capacità dei due interpreti di fare due donne, che nel restituire i discorsi del testo originale che questo cambio di genere contribuisce a mettere tra parentesi.

 

Un approccio ai personaggi di caratura diversa

De Feo fraintende la volitività di Bette Davis per mascolinità e ricorda più Charles Pierce che Bette Davis,  un’attrice che ha cercato di resistere alla pressione di una Hollywood maschilista. Così la menzione dell’annuncio che Davis mise su Variety, il sole 24ore dell’industria cinematografica statunitense,  nel quale cercava lavoro, dando uno schiaffo morale a una industria che non sapeva darle ruoli perché donna e vecchia, nello spettacolo di Biancale diventa l’ennesimo capriccio di una virago eccentrica.

Molto meglio Castagnari che ha cercato, e trovato, Joan Crawford con una umiltà pari alla sua intelligenza d’interprete sempre al servizio del personaggio e mai dell’interprete, che emoziona anche quando canta alcuni brani (come I Wish You Love) con la classe e la bravura di sempre.

 

Una regia debole 

Anche il momento in cui Bette Davis-Baby Jane canta I’ve Written a Letter to Daddy e poi si guarda allo specchio inorridendo e si perde in un mare di oscura incomprensione, perdendola sua vera motivazione: sembrano ancora i capricci della diva e non l’orrore di una donna invecchiata che si è immedesimata nella sua stagione fortunata di bambina prodigio ormai persa per sempre come l’immagine allo specchio le ricorda dolorosamente.

Invece del grido disperato di Bette Davis De Feo ne fa un grido quasi annoiato, gettato là, come tutta la scena.
Quando si lasciano gli attori a se stessi senza una idea di regia che sostenga la messinscena capita di correre questi rischi.

Del tutto spuri alcuni siparietti video che alternano lacerti del film di Aldrich (e anche alcuni dietro le quinte) a ricostruzioni contemporanee smaccatamente d’antan, che non contribuiscono alla drammaturgia ma sembrano involontariamente ricordare che manca al testo una sua vera necessità teatrale, cui avrebbe forse giovato il  grande, o il piccolo, schermo.
Una regia più presente, capace di esplicitare alcuni dei sottotesti presenti nella pièce, avrebbe giovato a uno spettacolo che, così com’è, non c’è.

 

Florian Metateatro e Stellarfilm con il sostegno di ProdigioDivino
CHE FINE HANNO FATTO BETTE DAVIS E JOAN CRAWFORD?
di Jean Marboeuf
traduzione Riccardo Castagnari
con
Gianni De Feo
Riccardo Castagnari
regia
Fabrizio Bancale
Scene Roberto RInaldi
musiche originali Francesco Verdinelli
assistente alla regia Sebastiano Di Martino
disegno luci Alessio Pascale

Visto all’off off theater di Roma il 30 ottobre 2019

 

 

(30 ottobre 2019)

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