di E.T. twitter@iiiiiTiiiii
Saranno passati una ventina d’anni da quando lo cercai al telefono per invitarlo ad una manifestazione che organizzavo, declinò elegantemente facendomi un piccolo show al telefono: “Cocchino, sono vecchierello e ho bisogno delle terme. D’estate le vecchiette si riposano”. Indimenticabile. Per classe, grazia, intelligenza e capacità di trasformare ogni cosa in un gioco magnifico. Lo Zio Biricchino, come lo ha definito Emilio Campanella nella sua rubrica sul nostro giornale, non era soltanto uno straordinario artista, coltissimo ed irriverente perché aveva dalla sua una cultura solidissima che ne sosteneva gli acutissimi strali (quanto avrebbero da imparare i giovinastri arroganti che non sanno nemmeno scrivere un copione decente e si celebrano su Facebook come i nuovi Petrolini), era un essere umano che gioiva della vita come pochi altri e per il quale il lavoro, che fosse radio, televisione, teatro, cinema, canzone, era un modo per trasmettere la sua cultura e gioia di vivere agli altri.
Lo ricordo durante una conferenza stampa in una cittadina emiliana, presente per onorare con il suo spettacolo d’apertura di stagione, la stagione stessa. Lo spettacolo era “Farfalle”, straordinario come il precedente “Bus”, tratto da Esercizi di Stile di Raymond Quenau. Alla domanda di una giornalista provincialotta e un po’ ignorante, come troppo spesso sono i cronisti di certa stampa locale, che gli si era rivolta chiedendogli come facesse “ad essere così in forma nonostante l’età?” rispose con un sorriso smagliante: “Ho la pancia piatta perché non sono mai rimasta incinta”, con la leggerezza di chi sa ridere di te perché riconosce la tua debolezza e si diverte. Lasciandola di granito.
Paolo Poli ha accompagnato la mia infanzia: era sua la voce di narratore in molte delle “Fiabe Sonore” che tanto amavo, e in molte delle operette che mia madre ascoltava su vinile a tutte le ore, dal “Paese dei Campanelli” a “La Casa delle Tre Ragazze” dellla quale ricordo arditissime intrecci vocali che ascolto ancora con enorme piacere. “I Tre Moschettieri” televisivi con Paolo Poli nelle vesti della cattivissima “Milady” (e sua sorella Lucia in quella del prode Moschettiere) fa parte delle meraviglie irripetibili che la morte altrui ci impedisce di vivere di nuovo. Da godersi sul web.
Questo artista meraviglioso al quale tanti devono molto (cito Arturo Brachetti, tra i tanti), è stato attore, mimo, cantante, musicista, letterato, drammaturgo, regista, conosceva a memoria – dice la leggenda, tutta la letteratura italiana minore dal 1400 all’850, e che riusciva a gestire tutto questo dimenticandosi tutto ciò che era e regalando tutto ciò che sapeva. Una grande lezione.
(26 marzo 2016)
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