Una storia profonda, coinvolgente; il teatro che si fa poesia. Lo spettacolo si intitola Scavare – Escavar, scritto da Letizia Russo, con la regia della portoghese Sónia Barbosa. In prima nazionale al Teatro Cometa Off di Roma, l’allestimento è già di per sé un esperimento riuscitissimo.
Lo spettacolo è bilingue, recitato in italiano e portoghese. Grazie alla maestria delle due attrici – la stessa Sónia Barbosa e Giada Prandi (che ho avuto modo di apprezzare nel bellissimo allestimento del testo Anna Cappelli di Annibale Ruccello sempre al Cometa Off) – il racconto ripercorre la vita di Joana attraverso il trauma di un’adolescenza costellata da emarginazione, isolamento, bullismo, rabbia repressa e un difficile rapporto con i genitori.
È primavera, quale momento migliore per intraprendere quello che si è rimandato da sempre, per paura di affrontare la realtà. In scena teli bianchi ricoprono ciò che si intuisce essere l’arredo di una casa lasciata al suo passato. Joana (Sónia Barbosa) si aggira in quel perimetro ricoperto di oblio, mentre la sua “vocina” (Giada Prandi) la spinge ad affrontare la grande decisione: aprire la porta della casa dove viveva da adolescente con i genitori; lei straniera, i genitori stranieri, in terra straniera. Un estraniamento che le ha segnato la vita e con il quale è ora di tornare a fare i conti, adesso che è primavera, il momento migliore per fare ciò che Joana deve fare: scendere all’interno delle piramidi, girare la chiave nella serratura, attraversare corridoi bui, aprire porte e armadi.
Joana e il suo alter ego affrontano anche con ironia la decisione che fa paura. Sónia Barbosa e Giada Prandi lavorano in armonia nel rispecchiarsi l’una nell’altra, al punto che la recitazione bilingue accarezza il pubblico. Anche se le parti in portoghese sono tradotte in italiano su uno schermo, la sensazione che proviamo è che la traduzione sia addirittura superflua. Il testo non perde mai di comprensibilità, viaggia da solo sui dialoghi perfetti del testo, compone una musica armoniosa di parole che accompagna il dolore di Joana, prova ad addolcirlo. Noi però soffriamo con lei.
Finalmente la porta si apre e i veli bianchi sopra i mobili della casa sono sollevati in un rito apotropaico. Joana e la sua “vocina” iniziano il confronto con la memoria e il passato. Ci sono un abat-jour, delle sedie, un armadio con i vestiti dell’adolescenza della ragazza. In tale passaggio delicato la “vocina” tace, rimane muta innanzi al ricordo di scorci momentanei e sensazioni dimenticate. La poesia di questa parte dello spettacolo è sottolineata dalla leggiadria con cui le attrici raccontano la fase delicata di riparazione e di guarigione dal passato. Joana rivive gli episodi di violenza all’interno della famiglia, ricorda gli atti di bullismo a scuola nei suoi confronti. Scava nell’io, sprofonda nel vuoto delle cicatrici del dolore per verificare quanto esse siano radicate. A questo punto il gioco delle attrici è una perfetta macchina di narrazione onirica e simbolica della realtà.
Uno spettacolo da non perdere e in cui perdersi. Un raro esempio di poesia a teatro, grazie anche alla colonna sonora originale composta da Stefano Switala, che ci lascia lì in platea a rappresentazione conclusa a riflettere sui nostri fantasmi del tempo e dei ricordi che ci accompagnano nella vita quotidiana.
Scavare – Escavar
di Letizia Russo
Regia di Sónia Barbosa
con Sónia Barbosa e Giada Prandi
Musiche: Stefano Switala – Scene e Costumi: Ana Limpinho
Disegno Luci e Direzione di Produzione:
Cristòvão Cunha
Scenografia e costumi: Ana Limpinho
Musica: Stefano Switala
Direzione della comunicazione: Sandra Rodrigues
Design grafico e comunicazione: Mariana Duarte
Assistente alla regia e alla produzione: Tatiana Luís
Direzione Artistica: Rituali per il Futuro II: Sónia Barbosa
Supporto alla produzione in Italia: Do 7 Factory
Ringraziamenti: Stefano Scaramuzzino, Francesco Prandi.
Visto per voi al Teatro Cometa Off di Roma il 19 novembre 2025.
(20 novembre 2025)
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