di Andrea Mauri
Filippo Timi domanda al pubblico: e se partecipassi al prossimo Festival di Sanremo? Non lo dice sul serio; tra scherzo e ironia lancia la provocazione per dare inizio allo spettacolo e far ascoltare la sua voce nel live al Teatro Argot di Roma Non sarò mai Elvis Presley.
Un concerto molto sui generis, un concentrato di bellezza e profondità che si alterna tra riflessioni sulla famiglia, il nostro mondo e le canzoni scritte e interpretate da Filippo Timi.
Il teatro è raccolto, l’ingresso è nel cortile di un condominio di Trastevere. C’è già un’aria familiare che incontra lo stupore della scena del live, piena di suggestione. Un grande paracadute aperto, bianco e rosso, copre il palco, illuminato dall’interno e ai lati da luci morbide. Sullo schermo passano le immagini in negativo di personaggi dello spettacolo, irriconoscibili, ma accompagnati dalla bella canzone di Stefania Rotolo Cocktail d’amore. Sui due lati una sagoma di rinoceronte e una di gorilla e poi la tastiera, chitarra e fisarmonica suonati dal bravo Lorenzo Minozzo, e l’handpan, uno strumento composto da due gusci in metallo che opportunamente sfiorati producono vibrazioni eteree ed ipnotiche.
È un susseguirsi di riflessioni intimiste che partono dal luogo di nascita di Timi e attraversano la famiglia. In gioco ci sono le emozioni viscerali, l’esperienza che si trasforma nel tempo. Filippo Timi a un certo punto dice che il pranzo di Pasqua non è più lo stesso, da quando la madre ha smesso di cucinare. Il cibo che viene comprato in rosticceria ha un sapore anonimo, ha rubato la magia dei piatti materni, del gusto della festa, appiattito a una conformità dalla quale non sembra esserci riscatto.
Ecco che allora Filippo Timi mette in musica la sua reazione, canzoni scritte da lui, che suonano come ribellione. Per te farò sanguinare i fiori del pregiudizio, un racconto di lotta e di speranza. E poi la felicità, che dura il tempo di una bancarella a Santa Marinella e il Cemento ruvido della famiglia e i Sassi della sua origine, sempre fissi nello stesso posto, il macigno dell’immobilità della vita, fino alla triste scoperta di un Cancro, la canzone scritta in memoria di un’amica che non c’è più. A risollevare l’umore della platea arriva il tormentone estivo dei Griffin che Filippo Timi fa cantare anche al pubblico e che tutti noi speriamo di ascoltare sulla spiaggia per le prossime vacanze.
Sullo sfondo video di vecchi programmi tv sempre in negativo e lo scorrere di immagini stilizzate che richiamano i titoli delle canzoni.
Un live di Filippo Timi che ci trasporta nelle pieghe dell’umanità, dove si nasconde l’imperfezione e dove sta la realtà dei sentimenti: in fondo il paradiso si raggiunge solo attraverso gli errori.
A quel punto non importa più se non diventeremo mai Elvis Presley. Ci potremo godere la vita con i nostri difetti e cantare in coro con Filippo Timi di tutto ciò che vogliamo raccontare della vita.
FILIPPO TIMI LIVE
Non sarò mai Elvis Presley
di e con Filippo Timi
agli strumenti Lorenzo Minozzo
Visto per voi al Teatro Argot di Roma l’11 aprile 2025.
(14 aprile 2025)
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