Mentre il pubblico prende posto in sala un letto singolo sporge dalla quinta di sinistra, un letto occupato da un corpo, del quale si intravedono gambe e piedi nudi.
Poi, nel buio della sala, appena lo spettacolo inizia, campeggia una scritta, videoproiettata: Non è un complesso di superiorità, è un fatto oggettivo. Berlusconi ha una caratura imparagonabile. Qualche secondo dopo compare la firma che è quella di Silvio Berlusconi.
E il pubblico in sala già ride.
Il testo, molto bello, di Giovanni Franci, restituisce con l’ausilio di pochi personaggi e di notazioni veloci, il clima, la cultura, la weltanschauung di Silvio Berlusconi. Lo fa con una facilità sorprendente senza scegliere la strada apologetica, o, al contrario, quella caustica.
Franci approda alla commedia approntando un testo quasi elegiaco.
Il Berlusconi ritratto è quello delle ultime 24 ore prima della sua morte, assistito da una “infermiera” che si finge stupida anche se riconosce le citazioni di George Bernard Shaw (e se ne preoccupa non riconoscendo più Berlusconi, temendo possa arrivare a citare Marx) e Veronica, la seconda moglie di Silvio, altro personaggio in scena, se ne basisce (a lui piaccio stupida e a me sta bene così le risponde l’infermiera).
Se tramite l’infermiera (la didascalia del testo spiega quello che indossa è chiaramente un costume, un travestimento, una farsa. La donna sembrerebbe essere più una ex-showgirl che un’infermiera, non più nel fiore degli anni, ma ancora molto attraente) Franci mostra come il maschilismo strisciante di Silvio intriso di misoginia non lo sottragga alla presenza di donne che sono molto più intelligenti di quello che lui pensa, il personaggio della seconda moglie ci restituisce l’amore e il vissuto di una seduzione che Silvio sapeva esercitare (ti racconto che vivo in un piccolo appartamento con altre ragazze, senza riscaldamento qualche giorno dopo riceverò a casa il tuo primo regalo una coperta di lana una piccola coperta di lana il tuo regalo più bello, più bello dei diamanti, delle parure di collane e di orecchini, dei viaggi in Kenya, di tutti i tuoi regali il più bello è stato il primo).
Grazie a questi due personaggi femminili Franci riesce a compiere una triangolazione perfetta dell’uomo Berlusconi traendone un personaggio che, dietro il cinismo e la misogina, trasuda umanità.
Una umanità che non lo assolve ma che, al contrario, fa da specchio a quella del pubblico, che crede di smarcarsi con le risate ma in realtà è molto affine al pensiero dell’uomo di cui ride.
Un Silvio molto consapevole del suo essere e dei suoi limiti (ll pubblico a cui mi rivolgo è più o meno come un bambino di undici anni, nemmeno troppo intelligente. Non vuole sentir parlare di certe cose, non gli interessa, se ne frega) e questa è una frase che Berlusconi ha detto per davvero come ricorda Veronica rivolgendosi al pubblico.
Un Silvio che riceve un giovane ragazzo che ha chiesto di intervistarlo e che, dopo avere scoperto che è omosessuale (Questo non lo avrei detto. Non si vede. A suo favore devo dirle che non si vede affatto) cerca di comperare offrendogli un contratto (Le offro un posto in una delle mie società, scelga lei quale. Le offro l’occasione di diventare qualcuno le offro l’occasione di diventare un intellettuale, magari di sinistra le offro l’occasione di sposarsi col suo compagno e di comprarsi un figlio Himalayano le offro l’occasione di essere felice).
Dopo, quando Silvio morirà, il ragazzo prende il contratto e lo strappa in due.

In questo racconto delle ultime ore di Berlusconi, Franci appronta una commedia molto elegante, a tratti malinconica, in alcuni ricordi di Silvio e degli altri personaggi, tutt’altro che comica. Commedia è più pertinente al registro lessicale, al tono narrativo, che alla comicità tout court.
Franci affronta uno dei mostri sacri della nostra contemporaneità e ce lo restituisce con icastica immediatezza e semplicità.
Nell’ambiente della clinica in cui Silvio si trova, circondato da ex amori e belle donne e dove ancora qualcuno lo viene cercare per intervistarlo (anche sui suoi contatti con la mafia) dove Silvio racconta un sogno che sta facendo ultimamente che sconfina forse nella realtà, il tono elegiaco è al servizio dell’Italia, del popolo italiano più che di quel Silvio il quale, prossimo alla fine, ancora non rinuncia alle barzellette, alla sua omofobia (mi piacerebbe rinascere lesbica) e alla passione per le donne (Fortunatamente in questa vita non sono nato donna, perché non so dire mai di no) e Veronica conferma al pubblico che anche questa l’ha detta davvero.
Franci impiega nella scrittura di questa commedia quell’umorismo pirandelliano che, superando la comicità che scaturisce dall’avvertimento del contrario (quando ridiamo dell’apparenza ridicola di Silvio) giunge a una riflessione profonda che svela le cause nascoste di quell’apparenza ridicola approdando a un sentimento del contrario che conduce lo spettacolo verso un umanissimo senso di compassione e comprensione.
Ed ecco che nel momento stesso in cui Franci mostra tutta l’umanità di Silvio che si cela dietro il ridicolo dell’uomo imprenditore e politico, provandone comprensione e compassione disinnesca il cinismo berlusconiano e ci mostra un Silvio umano senza per questo giustificarlo o assolverlo, tutt’altro.
Il Franci regista dimostra ancora una volta la sua grande capacità sia nel dirigere gli attori che nella messinscena.
Gabriele Guerra è misuratissimo nel restituire un Silvio il più lontano dalla macchietta riuscendoci divinamente, tanto che possiamo dire di assistere a un Silvio inedito sulla scena mai davvero rappresentato, rendendo così ancora più insopportabili tutte le sue boutade, ma, al contempo, condivisibili certe considerazioni sulla malattia che gli impone una vacanza che lui aborre.
Tiziana Sensi è una Veronica autorevole e credibilissima mentre Priscilla Micol Marino nei panni dell’infermiera (Oggi non è il giorno della suorina impertinente? Oggi è sabato Mr. Presidente, il sabato è il giorno dell’infermiera sexy) ha il compito difficile di sostenere gli aspetti più dinamicamente comici della pièce senza farli decantare in farsa o derisione rimanendo anche lei credibilissima.
Leggermente fuori fuoco Riccardo Pieretti nel ruolo del giovane, omosessuale, che viene ricevuto da Silvio per una intervista, un po’ troppo adulto di spirito e meno disinvolto degli altri personaggi ma sempre all’altezza del testo.
La messinscena oltre a impiegare le didascalie videoproiettate e alcuni dettagli di quadri del sei-settecento (come quelli che fanno parte della collezione di Silvio, enumerati da Veronica) gioca sapientemente con le luci, impiegando un controluce magnifico che, creando delle silhouette di Silvio e degli altri personaggi, concretizza quel senso onirico che permea tutta la commedia che, vista da una certo punto di vista, potrebbe anche essere tutta un’emanazione o pensiero o sogno di un Silvio morente, la presenza di Silvio sul letto già prima che la pièce cominci corrobora questa ipotesi, creando dei sipari metatestuali che costituiscono quasi una glossa di Franci regista al Franci autore.
L’unico elemento un po’ trascurato nell’esecuzione sono le risate registrate, quelle da sit-com, previste nel testo, che si sentono un paio di volte durante la pièce e che non sono pienamente riuscite, sia nel tono della risata, che non è riconoscibile immediatamente come quella da sit-com, sia nella tempistica un po’ dilatata rispetto la risata televisiva che avviene spesso anche prima che la battuta sia finita.
Diciamo questo solamente perchè ci piace cercare il pelo nell’uovo di uno spettacolo impeccabile, perfettamente riuscito e ad altissima godibilità, come la sala gremitissima dell’Off Off Theatre riconosce con degli applausi ripetuti, entusiasti e interminabili, meritatissimi.
Silvio
Scritto e diretto da Giovanni Franci
Con Gabriele Guerra (Silvio)
Priscilla Micol Marino (Infermiera),
Riccardo Pieretti (Scrittore),
Tiziana Sensi (Veronica Lario)
Elaborazioni digitali Nuvole Rapide Produzioni | Direzione tecnica Umberto Fiore | Assistente Fabio Del Frate
Visto per voi all’Off Off Theatre di Roma il 12 novembre 2025
(22 novembre 2025)
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