di Andrea Mauri
Partiamo subito con un consiglio agli spettatori: per seguire ogni istante del lungo spettacolo Frankenstein_diptych (love story + history of hate), ideato e diretto da Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande, c’è bisogno di molta concentrazione.
In scena al Teatro Vascello di Roma, in occasione del Romaeuropa Festival e in corealizzazione con Fabbrica dell’Attore, la nuova creatura teatrale di Motus trae spunto dall’opera di Mary Shelley, Frankenstein, or The Modern Prometheus (1818) con l’intento di comporre e decomporre la figura dell’essere mostruoso e di focalizzare l’attenzione sulle relazioni che fondano o distruggono la possibilità stessa di vivere insieme.
In scena, i due episodi sull’amore e odio, sulla creazione e la distruzione, sull’accettazione e sul rifiuto.
Nell’attesa della prima parte, Love Story, sono adagiati a terra teli di plastica che faranno da quinte illuminate, due lettere M e S di ghiaccio che verranno sgranocchiate dagli attori, un pc tutto luccichio.
La performance è molto corporale. I tre protagonisti si alternano sulla scena con le maschere di Frankenstein, si aggirano tra le quinte mobili, tra teli di plastica grondanti acqua, alla ricerca dell’amore o di un sentimento simile a qualcosa di innominabile. Poche parole, poco testo, criptico. I tre – la creatrice, il creatore e la creatura che sono simbioticamente una sola figura – viaggiano in solitudine fino al momento in cui si ritrovano tutti insieme con la stessa maschera: a quel punto è complicato riuscire a scorgerne le differenze. Il ritmo è lento, mentre l’esplorazione del confine fragile tra umano e non-umano, tra cura e abbandono, tra desiderio e paura sfuma in una non precisa comprensione dell’intento. C’è un senso di comunità tra i tre protagonisti, l’unico elemento che resta chiaro di questa prima parte.
Cambio di situazione nel secondo episodio, annunciato dall’intervallo, quando sullo schermo appare il video a loop di una dei tre protagonisti in abito blu di raso, di spalle, che si incammina lungo sentieri tortuosi sulla riva del mare o di un lago, tra i boschi, tra le rocce, proseguendo la ricerca rappresentata nella prima parte dello spettacolo. In scena, pannelli circolari per la rifrazione della luce e la proiezione in tempo reale o registrati di altri video.
Così parte History of Hate. L’amore è ormai mutato in odio e si esprime attraverso il rigetto e la rabbia. Impeccabile la riuscita di luci e video in un’atmosfera sospesa. Poca la parte attoriale, lasciata alle immagini più che ai protagonisti in scena. Un pesante alternarsi di azioni sullo schermo, ripetute sul palco: lo specchio in cui gridare la disperazione per i legami definitivamente spezzati. Chi trasporta un trolley nella desolazione di fabbriche abbandonate alla ricerca di cibo; chi sopravvive naufrago tra le correnti contrarie dell’esistenza; oggetti meccanici che vagano senza meta nel buio della sala. Un esercizio troppo cerebrale per narrare il mostro che ognuno di noi alberga tra le fiamme, nel vuoto dell’ascolto, nella ferita della solitudine. Io sono il mostro che voi avete creato e rimarrò in eterno, recita la maschera di Frankenstein alla fine dell’episodio, in una metafora scontata che non aggiunge nulla a quanto già visto.
Un interrogativo alla fine dello spettacolo: se non ci fosse stato l’apporto dei video, come si sarebbe potuto restituire l’odio in forme più semplici e con gli attori in scena?
Frankenstein_diptych
(love story + history of hate)
ideazione e regia di Daniela Nicolò & Enrico Casagrande
con Silvia Calderoni, Alexia Sarantopoulou, Enrico Casagrande
drammaturgia Ilenia Caleo
adattamento e cura dei sottotitoli Daniela Nicolò
traduzione Ilaria Patano
assistenza alla regia Eduard Popescu
scena e costumi Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande
disegno luci Theo Longuemare
ambienti sonori Enrico Casagrande
fonica Martina Ciavatta
grafica Federico Magli
video Vladimir Bertozzi
produzione Francesca Raimondi
organizzazione e logistica Shaila Chenet
promozione Ilaria Depari
comunicazione Dea Vodopi
distribuzione internazionale Lisa Gilardino
Visto per voi al Teatro Vascello di Roma il 24 ottobre 2025.
(25 ottobre 2025)
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