Il pubblico viene accolto a scena aperta: luci violetto – verde, un ragazzo e una ragazza, lui racconta le mosse degli scacchi, lei dice solo miao in piedi su un piccolo cubo, poi accende la musica. Come arredo: un tappeto, un materasso, un tavolino e due sgabelli, libri, bottiglie e altri oggetti sparsi. Lui è seduto più in fondo, lei sale e scende dal cubo, si accarezza, si osserva in uno specchio inesistente.
Nell’ambito del Roma Fringe Festival, al Teatro Vascello ha debuttato uno degli spettacoli vincitori, Vuoto Dentro. Ambientato durante una quarantena militare, con una guerra apocalittica alle porte, lo spettacolo è ispirato alla storia vera di due fratelli adottivi che scoprono di condividere meno del 12,5% del patrimonio genetico — una soglia al di sotto della quale, secondo la scienza non vi è rischio di malformazioni o handicap nei figli, e secondo la legge italiana è persino possibile sposarsi. Così decidono di fare famiglia insieme.
In realtà non c’è futuro, ci racconta Niccolò (Danilo Ditolve), seduto agli scacchi; non c’è futuro per i ventenni, cresciuti nell’illusione che in qualche modo nella vita tutto si sarebbe sistemato e invece lui si risveglia con il corpo di Giulia (Daniela Pensa) steso sul tappeto, senza vita. Un garage semi ristrutturato, dove i due ragazzi sono costretti a rinchiudersi mentre fuori impazza una pandemia, un luogo protetto, spartiacque tra il mondo dei buoni dentro, e quello dei cattivi fuori. La pandemia che abbiamo vissuto, o una qualsiasi altra pandemia, se alla radio ascoltano la voce di Giuseppe Conte, ex premier, nell’annunciare le misure restrittive, ma il collegamento si interrompe? E allora? Che succede veramente là fuori? Perché i due ragazzi stanno chiusi in pochi metri quadrati?
Lo scollamento con il mondo è totale. Giulia prova a parlare di futuro, insiste sul volere un figlio da Niccolò. Lui non cede. Qualcosa si inceppa nella coppia, nella costrizione della convivenza, nel fatto che c’è pure un filo di parentela a unirli. Niccolò cerca di fare il duro, ma tra gioco e realtà Giulia sa come addomesticarlo, portarlo a sé, facendolo assistere ai video che la ragazza posta per i follower di OnlyFans, i consigli di lei su giochi sessuali improbabili, prima per i fan, poi per Niccolò, l’insistenza nel volere un figlio, l’amplesso interrotto da una sirena di allarme, i preservativi lanciati in aria e masticati da Niccolò in una visione del sesso che procede per tentativi.
Tra i due ragazzi nasce un amore disturbante, poetico e spietato. Un legame che sfida i tabù, in bilico tra la fine del mondo e una feroce voglia di rinascere. Tra sesso, giochi da tavola, pasticche di ecstasy e musica elettronica, si perdono nei ricordi di quello che era il mondo prima della quarantena. Il presente è attaccato alla loro pelle, alberga nel magazzino accanto al garage, dove Giulia ha organizzato le provviste per un tempo indefinito di claustrofobia forzata e ossessivamente i due ragazzi controllano la lista dei viveri, perché quel presente volatile non gli sfugga di mano.
Nonostante il cupo vivere, scorre la speranza per un destino migliore, un destino diverso. Ma non tutto è sotto controllo. Lo sballo prende il sopravvento. Mentre Niccolò dorme accasciato sulla scacchiera, Giulia si sente male. Il ragazzo al risveglio la vede esanime e la speranza coltivata insieme si sbriciola sull’unico tappeto del garage, quel tappeto immaginato magico, un tappeto volante che nei sogni dei due ragazzi li avrebbe trasportati nel mondo reale, fuori da quel luogo chiuso, nonostante i temporali che non cessano di scuotere l’aria.
Vuoto dentro
capitolo primo – IL GARAGE
di Massimiliano Frateschi
con Daniela Pensa, Danilo Ditolve
regia Massimiliano Frateschi
scene Lucio Duca
costumi Tiziana Massaro
Visto per voi al Teatro Vascello di Roma il 21 luglio 2025.
(22 luglio 2025)
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