Al Teatro Vascello un centro di riabilitazione per ricchi lanciati nello spazio, è “Salveremo il mondo prima dell’alba”

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foto: Manuela Giusto (particolare)

di Andrea Mauri

Siamo a quattrocento chilometri dalla Terra in un satellite nello spazio che ospita una clinica di riabilitazione da dipendenze per gente ricca, ricchissima. I protagonisti di Salveremo il mondo prima dell’alba, la nuova produzione di Carrozzeria Orfeo in scena a Roma al Teatro Vascello, si incontrano nella sala comune della clinica. Un grande oblò affaccia sulla Terra in orbita, mostra stelle, satelliti, riflessi del Sole in ogni istante delle lunghe giornate senza tempo. Il coach del gruppo (composto da una coppia gay che cerca di ricostruire la relazione e i loro affari nell’alimentazione con insetti; una pop star che ha dato fuoco all’auto del suo manager con l’uomo all’interno e poi ha cercato di suicidarsi con le pasticche per dormire, senza le quali dà in escandescenze; un fabbricante di fake news con il suo tuttofare personale) ha il compito di aiutare un’umanità così variegata a recuperare il senso della vita e a superare le loro dipendenze. Ce ne sono per tutti i gusti: dipendenze sessuali, affettive, da lavoro, da psicofarmaci. Sono tutti vittime del proprio egoismo, vite in fuga da una realtà opprimente.

L’ambiente della clinica sembra molto rilassante. Arredo minimal con preferenze orientali, chaise lounge, tavolino basso con coppe, coppette e tazze, incenso, alle pareti tele con ideogrammi. La peggiore umanità si incontra in questo luogo sospeso ed è chiaro da subito che si tratta di una comunità arrivata a un punto di non ritorno, dove predominano egoismi, bestialità, aggressività. È gente abituata a vincere, a sbattere in faccia agli altri l’arroganza dei ricchi, che paradossalmente però sono imprigionati nello stesso vortice di responsabilità asfissianti, doveri castranti, sensi di colpa e infelicità che appartengono a tutti e, quindi, frantumati da tutto ciò che la mentalità capitalista non può comprare: l’amore per sé stessi, la purezza dei sentimenti, gli affetti sinceri, la ricerca di un senso autentico nell’esistenza.

Basta dunque andare nello spazio per recuperare un briciolo di umanità? All’inizio dell’opera teatrale sembra di sì. Carrozzeria Orfeo costruisce molto bene il procedere della storia su un piano di divertimento, di risate, di clima rilassato tra gli ospiti della clinica. Il coach si presenta nella sua totale ridicolaggine, quando appare di notte con un pigiama con l’effigie di Babbo Natale sul petto; pigiama che per stessa ammissione della guida spirituale del gruppo, è un regalo dell’amata zia e lui indossa quell’osceno capo di abbigliamento in suo onore. Il pubblico si diverte in oltre due ore e mezza di spettacolo, ma un sentimento strisciante di tristezza e sdegno percorre le correnti più profonde del testo.

Non c’è scampo per nessuno, nemmeno nello spazio. La società rappresentata in questo lavoro teatrale è sempre più triste. Non c’è altro scopo, se non quello di produrre, di mostrarsi felici a tutti i costi, di raggiungere le vette del successo, distruggendo ogni ostacolo. Come fa uno dei protagonisti, l’uomo che guadagna montagne di soldi fabbricando fake news. Un’attività orribile per un essere orribile. D’altronde, come lui stesso dice, questo mestiere esiste per la stupidità del genere umano. Le fake news sono fatte per durare poco, ma se non vengono smantellate dopo un giorno, ecco che la costruzione del falso diventa religione e allora sono guai.

Tra una sessione di palestra e una di sauna i protagonisti intessono relazioni tossiche in barba al piano di riabilitazione. Amplessi, ricerca spasmodica di farmaci, ossessione per la connessione al telefono. Non c’è scampo, il motto è: produrre, produrre, produrre. Per poi sfasciarsi nell’autodistruzione, nella ricerca del modo più rapido di cancellare la parte più schifosa che corrode l’anima. Desiderio che genera altro desiderio nell’inseguimento frustrante di un obiettivo irraggiungibile.

L’umanità racchiusa nel satellite non fa ben sperare per il futuro. Sono personaggi chiusi nei loro egoismi e non sanno fare altro che riprodurre modelli e comportamenti malati. Rifiutano l’idea di gruppo e perciò siamo consapevoli che il mondo non avrà scampo; questa umanità non sarà mai in grado di portare avanti unita le battaglie che ci sfidano: il cambiamento climatico, la lotta al patriarcato, alle ingiustizie, alla fame. In scena vediamo monadi che si aggirano disorientate, alla ricerca di frammenti di felicità da catturare al volo nell’atmosfera del satellite, atomi sfuggenti che non fanno altro che creare altra frustrazione.

Gli ospiti della clinica, tra le altre attività, devono prendersi cura di un orto dentro un acquario senza acqua. Il coach è molto preciso su questo: obiettivo è piantare un bonsai di melo, anche se sarà molto difficile veder nascere dei frutti. Ma per un incanto, un giorno ecco spuntare due mele dal piccolo albero. È il ciclo dell’umanità che si compie, l’arco temporale della distruzione e della ricostruzione. L’unica donna del gruppo, la pop star omicida, è tentata nel cogliere la mela, sotto lo sguardo preoccupato del tuttofare del fabbricante di fake news. “Non è che così si ricomincia tutto daccapo?”, si domanda. Forse, perché il serpente tentatore potrebbe essere un alleato prezioso, la sua presenza stimola la curiosità di scoprire che cosa c’è al di là del semplice gesto di cogliere il frutto.

foto: Manuela Giusto (particolare)

“Il bene non potrà mai vincere perché è sfinente. L’onestà, la sincerità, il vero amore, sono tutte cose sfinenti da praticare perché non durano, sono solo degli istanti. Mentre il male è un maledetto maratoneta, uno spietato realista senza sonno che ha la resistenza dalla sua.”

 

SALVEREMO IL MONDO PRIMA DELL’ALBA
uno spettacolo di CARROZZERIA ORFEO
drammaturgia Gabriele Di Luca
con (in o.a.)
Sebastiano Bronzato
Alice Giroldini
Sergio Romano
Roberto Serpi
Massimiliano Setti
Ivan Zerbinati
Regia Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi
Assistente alla regia Matteo Berardinelli
Consulenza filosofica Andrea Colamedici – TLON
Musiche originali Massimiliano Setti
Scenografia e luci Lucio Diana
Costumi Stefania Cempini
Direzione tecnica Alice Mollica e Andrea Gagliotta
Tecnico elettricista Ermanno Marini
Creazioni video Igor Biddau
con la partecipazione video di Elsa Bossi, Sofia Ferrari e Nicoletta Ramorino

Visto per voi al Teatro Vascello di Roma il 16 aprile 2025.

 

 

(17 aprile 2025)

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