Margherita Hack donna e scienziata nella bella messinscena di Marco Usai

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di Alessandro Paesano

Margherita tra le stelle è uno squisito esempio di un teatro fatto di recitazione, di quel che accade sulla scena, molto più che di u teatro che si basa sul testo. Non che quello che si dice non sia importante ma la regia e la drammaturgia sono improntate sulla fisicità dell’azione più che sulla parola.

Il testo si basa sugli innumerevoli libri autobiografici che Margherita Hack ha scritto negli anni dai quali Marco Usai, che firma regia e testo, oltre essere uro degli interpreti,  ricava una serie di situazioni  che riguardano la vita privata e quella professionale dell’astrofisica di fama internazionale portati sul palco con una  messinscena riuscitissima.

Margherita tra le stelle è sviluppato su tante scene allestite senza soluzione di continuità,  concentrandosi  sulle singole situazioni senza preoccuparsi della loro concatenazione, sottolineando il modo in cui la protagonista ha vissuto e ha reagito a quel che le succedeva: la formazione, le amicizie, l’incontro col futuro marito Aldo, la carriera, il contributo degli studiosi (tutti uomini)  che l’hanno aiutata (Abetti e Fracastoro) e di quelli che invece hanno cercato, invano, di contrastarla.

Valeria Romanelli, che interpreta Margherita, è affiancata in scena da Teo Guarini, Chiara Tomei e Marco Usai che interpretano moltissimi personaggi. Per tutti loro lo spettacolo è una vera kermesse,  dal ritmo quasi parossistico, dove i fatti accadono e prendono forma in uno spazio scenico privo di scenografia, con una cassapanca  e un tavolo su ruote sempre in mobilità che diventano ora cattedra, tavolo di laboratorio, un’automobile o altro elemento di un ambiente evocato dalla presenta degli attori e delle attrici.

La cassapanca, abilmente manovrata, è il contenitore di alcuni attrezzi di scena che vengono presi e riposti al momento opportuno dando lustro a un teatro fisico corroborato anche dall’uso di una bicicletta usata in scena in diverse occasioni.
Molti i temi affrontati dallo spettacolo dalla seconda guerra mondiale alle leggi razziali, durante gli anni dell’adolescenza di Margherita Hack,  dal fenomeno del baronato universitario all’incontro di Hack con scienziati che dimostrano interesse per la sua ricerca scientifica  evocati sempre per quadri veloci, sintetici. Ne emerge un mondo duro al quale Margherita Hack reagisce con grande resilienza e ostinazione. Il testo non si fa mai apologetico Hack non è una santa, è un essere umano che ha pregi e difetti come tutte le persone.

La regia ogni tanto si concede qualche alleggerimento di tono (rischiando qualche caduta di stile). La velocità con cui i personaggi appaiono in scena richiede l’uso di alcuni cliché, a volte fine a se stessi  (il religioso – interpretato da Chiara Tomei – che sposa Margherita e Aldo che si scandalizza perchè Hack non vuole avere figli o perchè i due abbiano già rapporti sessuali) altre volte sono impiegati per caratterizzare l’atmosfera del momento  (l’Aristotele  con accento inopinatamente francese che compare in sogno a Margherita).

Del tutto irricevibile invece lo studente del corso di lettere, macchietta più che personaggio, effeminatissimo perchè omosessuale, fuori luogo non solamente per il cliché omofobico ma anche perchè durante il fascismo gli omosessuali erano mandati al confino…
Divertente invece, perchè pensato con sottile ironia,  il noiosissimo professore di lettere che induce Margherita a cambiare facoltà, che vediamo fare lezione parlando attraverso un faldone di archivio restituendo visivamente  il senso di lezione libresca e anonima.
Tutti questi elementi sono una cortesia per il pubblico che non ha modo di annoiarsi ma rimane sempre coinvolto nel ritmo, nel divertimento, nell’attenzione.
D’altronde Poesis teatro, che ha allestito  lo spettacolo assieme a Nuvola Fuori Sede,  ha al suo attivo dei  laboratori di teatro per diverse fasce d’età avendo del teatro un’idea educativa e usando il teatro come strumento pedagogico. Un teatro d’azione che sa coinvolgere tutto pubblico anche  quello popolare e del territorio ospitato da Fortezza Est, un polo culturale, punto di riferimento per il quartiere  Torpignattara che è un teatro, una libreria, una biblioteca e un laboratorio.
Un pubblico accorso in massa alle  repliche (solamente tre più una straordinaria aggiunta per la grande richiesta di biglietti).
Questa attenzione verso il pubblico spiega anche  alcune semplificazioni scientifiche nel testo come la spiegazione del perché vediamo sempre la stessa faccia della Luna: Usai  impiegare quella che Margherita Hack fornì in una programma televisivo, molto più intuitiva e d’effetto, invece di quella da lei stessa spiegata in uno dei suoi libri (perché il periodo di rivoluzione e di rotazione della Luna sono eguali, per effetto del frenamento mareale che la Terra esercita sul suo satellite).
Lo spettacolo non ha mai un approccio approssimativo alla scienza, Margherita Hack è una donna concreta che studia argomenti difficili dei quali lo spettacolo dà spiegazioni e informazioni  concrete soffermandosi  sui dettagli del lavoro suo lavoro, sulla spettroscopia, sulle Cefeidi, sul lavoro di ricerca che le valse l’invito a scrivere il primo testo scientifico di spettroscopia Stellare assieme al celebre astronomo Otto Struve.
Un sapere condiviso con il pubblico al quale si dà donde dell’argomento scientifico senza ricorre al cliché delle persone di scienza strane, eccentriche, con la testa tra le nuvole.
Uno dei fil rouge di tutto il testo è l’eccezionalità di Margherita Hack come donna che, grazie a una famiglia che non le ha inculcato alcuno stereotipo di genere, ha potuto fare  sport e ricerca scientifica, delle attitudini che il ruolo di genere vuole di esclusivo  appannaggio maschile,  mostrando di quanto si tratti solamente di un banale luogo comune.
Questa decostruzione degli stereotipi di genere viene affermata anche a livello metateatrale  ogni volta che Chiara Tomei interpreta un personaggio maschile tossico,  contrario a favorire la carriera scientifica di una donna, sia che si tratti del severo esaminatore di concorso o del direttore dell’osservatorio di Merate avverso alla carriera internazionale di Margherita Hack dando un ulteriore spunto di riflessione sul potere agito dagli uomini sulle donne proprio quando è una donna a interpretare un uomo.
Un capovolgimento di ruoli che ha un effetto non consapevole sul pubblico ma non per questo meno efficace. Di nuovo, la pedagogia.

Il ritmo sostenuto della recitazione talvolta va a detrimento della comprensione perchè le parole  non sono  sempre scandite seguendo le necessarie regole del teatro che richiede una dizione sempre un poco più innaturalmente lenta rispetto la vita reale.  Capiamo la necessità di evitare quell’effetto declamatorio del teatro classico ma in certi momenti si fa fatica a cogliere qualche dialogo.

La messinscena sa comunque tenere viva l’attenzione del pubblico, sempre, che mantiene alta l’attenzione (e il silenzio) per tutta la durata dello spettacolo di un’ora e trenta circa.
Una durata che si sarebbe potuta sfrondare di diversi minuti  perchè le situazioni che si alternano sul palco sono presentate senza soluzione di continuità non seguendo il classico  accumulo narrativo per cui dopo una serie di quadri, quando ci si rende conto che le nuove situazioni mantenendo la stessa modalità narrativa, finiscono per diventare simili tra loro, allora tanto vale concludere un po’ prima.
Lo spettacolo si conclude con l’arrivo di Margherita Hack all’osservatorio di Trieste nel 1964 tacendo sui successivi 40 anni di carriera scientifica e di grande divulgatrice che forse è l’aspetto meno affrontato.
L’uso oculato delle musicche  (si va da Crapa Pelada di Kramer – Iacobetti  a Figli delle stelle nell’interpretazione di Mario Venuti) dimostra la cura totale che questa compagnia ha messo nella realizzazione di una messinscena davvero ben riuscita.

Margherita tra le stelle  è uno spettacolo da vedere, adatto anche al pubblico studentesco,  per i temi che tocca con grande precisione e fantasia, emozionando e facendo riflettere.
Non è che al teatro si possa chiedere di più. Chapeau.

MARGHERITA TRA LE STELLE
Scritto e diretto da Marco Usai
con
Valeria Romanelli,
Teo Guarini
Chiara Tomei
Marco Usai
Disegno Luci
Matteo Ziglio

Visto per voi a Fortezza Est il 25 ottobre 2024

(27 ottobre 2024)

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