“La Ferocia”, al Teatro Argentina la tristissima storia di un uomo che vuole tutto

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di Andrea Mauri

Vittorio Salvemini è venuto dal nulla e, come sempre accade agli uomini famelici, vuole tutto. L’ascesa scellerata al potere di un costruttore di Bari, che dagli anni ’70 ha inanellato una serie di successi professionali che l’hanno portato a diventare il proprietario di numerosi cantieri dall’Italia alla Thailandia passando per altri territori del globo, è al centro dello spettacolo La Ferocia, andato in scena al Teatro Argentina di Roma in collaborazione con il Roma Europa Festival. Tratto dall’omonimo romanzo di Nicola Lagioia (Giulio Einaudi Editore), vincitore del premio Strega e del premio Mondello nel 2015, La Ferocia narra la parabola di Vittorio Salvemini, ma soprattutto le conseguenze nefaste delle sue scelte infami sulla famiglia, e lo fa attraverso un’atmosfera cupa e musica angosciante che preme sullo stomaco degli spettatori per l’intera durata dello spettacolo.

Dietro le vetrate di una casa borghese la famiglia Salvemini è alle prese con la notizia della morte della figlia Clara, trovata senza vita ai piedi di un autosilo. Suicidio? Omicidio? Le sicurezze di una famiglia di successo vanno in frantumi e d’altronde non può essere altrimenti, quando la fama e il potere si manifestano in un’ascesa sfrenata che porta con sé una montagna di contraddizioni.

In uno spazio più angusto, al lato della lussuosa casa Salvemini, si accende la luce di uno studio radiofonico. La voce di un giornalista si affianca alla narrazione dello spettacolo, accompagna come Cassandra inascoltata il declino di un imprenditore senza scrupoli, che ha trascinato nel baratro i suoi punti di riferimento, dentro e fuori della famiglia. Il narratore dalla sua postazione radio racconta la storia dal punto di vista oggettivo della cronaca, sovrapponendosi alla tragedia familiare e quasi a coprirne i lamenti per la disgrazia ormai inevitabile, mettendo in luce un intreccio di relazioni tossiche con politici e avvocati che hanno facilitato l’ascesa di Vittorio Salvemini e desiderosi di spartirsi la gustosa torta degli appalti. L’estremo tentativo del giornalista affamato di verità di salvare la terra che ama.

Contemporaneamente, dietro alla vetrata al centro della scena, che non nasconde la meschinità delle azioni, la famiglia si smembra, si disgrega tra un figlio che ricorre alle cure psichiatriche e millanta di lavorare a Roma come giornalista, ma in realtà è scappato dall’atmosfera malata della famiglia; Clara, la figlia morta, caduta nel tranello dell’eroina, divenuta l’amante di uomini potenti del clan paterno, inghiottita essa stessa dal desiderio di vecchi uomini senza scrupoli, che neanche aspettano più il loro turno, ma la possiedono insieme in un’amplificazione del potere. C’è anche un terzo figlio, che non ha avuto il coraggio di prendere posizione ed è diventato il galoppino del padre, ne asseconda le azioni delinquenti e si augura la morte del genitore come suo riscatto personale. Una famiglia che incarna il trionfo e la caduta dell’occidente.

La narrazione procede con salti temporali, passato e presente che chiedono a Vittorio Salvemini il saldo per tutto il male compiuto, un saldo dolorosissimo, che raggiunge l’apice con la morte della figlia Clara. “Nel pensare la regia dello spettacolo abbiamo scelto di mettere al centro, nella sua assordante assenza, il corpo di Clara, chiuso nello sguardo di tutti quelli che hanno creduto di poterlo possedere. Intorno, l’abissale e cruenta vanità del potere rappresentata dagli altri membri della famiglia e da tutti coloro che sono coinvolti nei loro affari”, dichiarano i registi Michele Altamura e Gabriele Paolocà. E aggiungono: “con La Ferocia ci concediamo la possibilità di raccontare il Sud non come un’eccezione ma come la regola. E di conseguenza ci chiediamo: il Sud può essere una sineddoche? Può assurgere al ruolo di protagonista del dramma di un mondo fuor di squadra, dove il crollo economico dell’occidente e l’incomunicabilità tra sostenibilità ambientale e progresso siano soltanto alcuni dei sottotesti che ci rifiutiamo di interpretare?”

Uno spettacolo molto emozionante che lascia il segno e che racconta la nostra incapacità di abbandonare l’istinto di prevaricazione e il nostro essere perennemente ancorati alle leggi di natura.

 

La Ferocia
dal romanzo di Nicola Lagioia

ideazione VicoQuartoMazzini
regia Michele Altamura, Gabriele Paolocà
adattamento Linda Dalisi
con Michele Altamura, Leonardo Capuano, Enrico Casale, Gaetano Colella, Francesca Mazza, Marco Morellini, Gabriele Paolocà, Andrea Volpetti

 

Visto per voi al Teatro Argentina di Toma il 4 ottobre 2024.

 

 

(7 ottobre  2024)

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