di Alessia Nardi, #Vistipervoi
Emma Dante riesce a fondere teatro, azione, narrazione attraverso la fisicità. Esaspera gli attori creando una tensione al limite dei corpi e dello spazio, si appropria del palco creando commozione attraverso la quotidianità, la vita reale, di una Sicilia antica, retrograda, ma che tutto sa e tutto tace, una Sicilia che grida il dolore di un disagio radicato.
Strema gli attori creando un coinvolgimento empatico da parte del pubblico che ride, soffre, si emoziona e scalpita attraverso la messa in scena di un dramma, goliardico e spudorato, senza filtri. Le donne di Emma Dante sono sfacciate, sputano, strillano, si incazzano, si menano, sono corpulente, vive, vere, reali, senza filtri ne disagi, senza paure ne vergogne per il proprio corpo e per l’essere così, semplicemente vive.
Possono fare tutto, devono fare tutto, perché solo cosi sono in grado di raccontare, di raccontarsi.
Poi c’è Arturo, essere fragile, delicato, disarmato ma estremamente reale, relegato in un corpo disarmonico e grottesco ma allo stesso tempo potente, tanto da diventare icona totale sul palco facendolo suo, assumendo un architettura scultorea da pietà michelangiolesca. Personaggi che possono tutto attraverso un linguaggio fisico, psicologico, narrativo figlio di un antico pensare, di un agire lontano e proprio per questo estremamente contemporaneo.
Fa ridere la Dante con i suoi dialoghi veloci e incomprensibili, attraverso un siciliano stretto ma allo stesso tempo leggibile, lucido, dove solo poche parole sfuggono ad un senso logico, intenso, calzante. Ed è la figura più fragile a farci capire, vedere, attraversare una realtà (e farci trapassare da essa) così semplice ma talmente pesante come solo una patologia psichica ci può insegnare.
La scelta degli attori così precisa e oculata, diventa elemento portante, non c’è bisogno d’altro, la scenografia si fa da sé, si crea automaticamente attraverso l’atmosfera. Tutto può succedere, tutto può cambiare, tutto può prendere altra forma se solo sapessimo vedere lì dove la nostra ragione, le nostre paure non vogliono affacciarsi.
Eravamo al Teatro Argentina e abbiamo visto per voi lo spettacolo Misericordia (60′), ed era l’8 settembre.
(10 settembre 2021)
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