di E.T. twitter@iiiiiTiiiii
Devo confessare di non avere mai particolarmente amato il personaggio televisivo Enzo Iacchetti, non ho mai amato la sua comicità, né quella prima né quella post “Striscia la Notizia”, e sono molto prevenuto nei confronti di coloro che dopo avere vissuto di un mezzo improvvisamente scoprono che quel mezzo è “scandaloso”, inadatto e ciarlatano e costruiscono una cultura contro, dopo avere contribuito – in qualche modo – a formarla, quella cultura che ora combattono. Così che sono arrivato non molto ben disposto al Teatro Comunale di Todi per seguire lo spettacolo diretto (e prodotto qualche anno fa) da Enzo Iacchetti, pronto naturalmente a seguirlo per raccontare, come è mio dovere di cronista, essendo presentato in occasione del 30° Todi Festival.
Lo spettacolo, una specie di ironico musical (anzi “diversamente musical”) sulle brutture della cronaca nera come spettacolo televisivo, è introdotto da una lunghissimo monologo dello stesso Iacchetti che ci tiene ad informarci sulle ragioni che hanno mosso lo spettacolo, sui suoi sforzi, sul fatto che lo spettacolo è stato sospeso un anno e mezzo fa, se ho capito bene, perché non c’era sufficiente pubblico per mantenerlo in vita ed è, assai poco liberamente, ispirato alla storia di Erika e Omar con tutto il miscuglio di orrori che conosciamo e che non ripeterò qui. Iacchetti, regista e produttore, ripete più volte che lo spettacolo ha bei testi e belle musiche e devo dire subito che ho trovato i testi niente affatto belli, ammantati di tutta l’italica retorica buonista che detesto, e che le musiche suonano proprio come già sentite, risentite e risentite di nuovo. Gli interpreti invece cantano benissimo, le miscele vocali sono interessanti, anche se si poteva evitare di fare doppiare i cori dalla base. L’effetto ridondanza era fastidioso e finto. Tra le numerose informazioni – non necessarie e non richieste – che Iacchetti ci fornisce c’è la ripetizione pedissequa, suggerita al sublimine, della pericolosità di certe trasmissioni spettacolarizzanti il crimine, il criminale, l’avvocato di parte, i famigliari. Va detto che non ritengo il calderone chiamato “Striscia la Notizia” meno pericoloso.
Per tornare alla messa in scena, devo dire che a mio avviso lo spettacolo è brutto e non mi stupisce che mancasse il pubblico alle repliche. Mi stupiscono piuttosto le recensioni positive dei grandi quotidiani nazionali, lette da Iacchetti nel pre-spettacolo. Personalmente ho trovato che la messa in scena, la regia, i testi e le musiche non hanno dato vita a quel “diversamente musical” di cui Iacchetti ci informava dal palco, piuttosto ad un’imitazione tesa a rendere grottesco il mondo della televisione, ad una serie di quadri teatrali resi grotteschi da loro stessi, caricature dentro la caricatura. Molti i luoghi comuni, le macchiette, le battute e gli ammiccamenti omofobi, i lazzi alla Greggio. Lo spettacolo non ironizza sulla televisione come vorrebbe, ma trasferisce in teatro le inquadrature televisive ed il risultato è, secondo chi scrive, disastroso. I dialoghi sono squisitamente televisivi e sembra un’ovvietà dato che si pretende di ironizzare sulla televisione, ma il fatto è che per il teatro NON si scrive come per la televisione. Farlo, significa perpetrare la scrittura scenica.
Un discorso a parte meritano invece alcuni degli interpreti, su tutti la protagonista Gea Andreotti – magnifica cantante ed ottima attrice – Manuele Colamedici, bella presenza ingabbiata in uno stereotipo che non fa nemmeno ridere, e bellissima voce, e quindi il co-protagonista Renato Crudo belloccio che sa di esserlo e questo sarà il suo limite. Il resto è celebrazione: tutti sul palco, siamo una grande famiglia, cerchiamo un produttore-distributore (noi lo siamo anche, pensa un po’), mangiamo qui dietro e volemmose bbene.
Il pubblico? Grida bravi e applaude. Il perché non me lo chiedete. Ma alla fine è il pubblico ciò che conta. E allora perché lo spettacolo è stato sospeso? Se incontro Iacchetti da solo per la strada glielo chiedo.
(29 agosto 2016)
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