“La stanza del tramonto” di Accademia Mutamenti #Inscena prima assoluta a Teatri di Vita (Bologna)

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Teatri di Vita 08 - Accademia Mutamentidi Gaiaitalia.com

 

 

 

 

 

Un fratello e una sorella dietro la porta d’ospedale dove la madre sta morendo: dialoghi, ricordi, conflitti sulla soglia della fine della vita, in una progressiva trasformazione, tra iperrealismo e paesaggi onirici, dove le identità e i generi si confondono e dove l’uomo si avvicina sempre più alla sua condizione primitiva di animale. “La stanza del tramonto. Appunti sulla vita ordinaria di un mammifero” debutta in prima assoluta a Teatri di Vita (via Emilia Ponente 485, Bologna; tel. 051.566330; www.teatridivita.it), da venerdì 26 a domenica 28 febbraio (ore 21; domenica ore 17).

L’opera, scritta da Lina Prosa, autrice palermitana pluripremiata che sta avendo un grande successo internazionale, è diretta da Giorgio Zorcù per la compagnia toscana Accademia Mutamenti, e vede il coinvolgimento di Claudia Sorace e Riccardo Fazi della compagnia Muta Imago per la partitura scenica visiva e sonora. In scena, Sara Donzelli (cofondatrice di Accademia Mutamenti) e Giampaolo Gotti (assistente di Anatolij Vassilev e traduttore in francese di Giovanni Testori). Collaborazione al progetto di Anna Barbera; costumi di Marco Carboni; produzione di Accademia Mutamenti, Regione Toscana, con la collaborazione di Armunia Castiglioncello.

Dopo l’ultima replica di domenica ci sarà un incontro pubblico con la compagnia e con l’autrice, condotto da Laura Mariani, docente di Teatro moderno e contemporaneo.

Un Fratello e una Sorella si ritrovano dietro la porta chiusa della stanza di un ospedale; dalla penombra arrivano il respiro e il canto della madre morente. Siamo in un luogo di frontiera, prima e dopo la fine, dove i due si incontrano dopo tanti anni di separazione. In un gioco di ricordi e conflitti, ricatti e fantasie, si rincorrono e si osservano, fino ad entrare in una simbiosi che cambierà profondamente il loro destino. Nelle scene successive – orfani – costruiscono i paesaggi del proprio tramonto, attraversando presagi di bellezza e di abbandono. Lontani dai reparti ospedalieri rigorosamente suddivisi in maschili e femminili, riscoprono il rito elementare della cura “di quando i mammiferi si leccavano da soli le ferite”. Lui intraprende una discesa salvifica nel femminile fino a che, insieme, aprono finalmente la mitica porta chiusa – di cui ormai sono padroni – e scompaiono in un abbagliante tramonto.

Se la consegna iniziale per l’autrice era quella di uno spettacolo sul tema della Cura, Lina Prosa restituisce una personalissima riflessione sulla Cura della Fine dove si incontrano – e si confondono – rito e contemporaneità, linguaggio quotidiano e abbandoni metafisici, a cui gli attori e i curatori dell’opera rispondono trovando proprie altrettanto personali chiavi di lettura scenica.

La creazione ha attraversato varie residenze artistiche: al Teatro Montevergini di Palermo sono avvenuti i primi incontri di laboratorio tra attori e autrice dall’ottobre 2012, al Teatro Astragali di Lecce e al Teatro Vascello di Roma è stato presentato un primo studio scenico nel maggio 2014, al Castello Pasquini di Castiglioncello, sede di Armunia, si è concluso il processo di lavoro nell’ottobre 2015; qui è stato presentato in anteprima al pubblico locale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(19 febbraio 2016)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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