Euridice e Orfeo di Valeria Parrella #Inscena a Napoli dal 9 al 14 febbraio al Teatro Bellini

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Ntfi2015provaeuridiceeorfeo14052015di Mila Mercadante  twitter@mila56170236

 

 

 

 

Valeria Parrella scrive anche per il teatro, ed è molto prolifica: a cavallo tra gennaio e febbraio in scena a Napoli vi sono due sue pièces completamente diverse tra loro, Dalla parte di Zeno che è un lavoro ispirato al personaggio di Svevo, e Euridice e Orfeo, che rivisita il mito in chiave contemporanea e che affronta temi universali: il senso di onnipotenza della giovinezza, la forza dell’amore, la paura della morte e della perdita, la lotta eterna tra uomo e natura, infine l’accettazione, che è una resa alla vita.

Parrella in questo lavoro complesso lascia tutto lo spazio e tutto il potere ai suoni e soprattutto alla parola più che alla scena: del resto Orfeo è il poeta, l’incarnazione stessa della parola taumaturgica, è parola cantata, ipnotica. Orfeo è colui che attraverso la parola seduce gli uomini, travisa la realtà offrendo di essa visioni senza limiti. Il nodo centrale della sua esistenza consiste nel gesto fatale di voltarsi indietro quando scende nell’Ade a riprendere Euridice – “morta per un inciampo”, come dice Parrella – e voltandosi la perde. Parrella si chiede il perché di quel gesto, così come hanno fatto Bufalino, Pavese, Anouilh, Cocteau, Rilke, ed è particolarmente la rilettura di Rilke che la affascina: il poeta in Orfeo, Euridice, Hermes esprime meglio di ogni altro tutte le ansie dell’uomo moderno e per farlo si ispira a un bellissimo bassorilievo custodito nel Museo Archeologico di Napoli che raffigura l’addio tra i due coniugi mentre Hermes trattiene il braccio di Euridice, deciso a portarla per sempre con sé. Rilke fu folgorato dal senso del verbo “respicere”, che è “voltarsi indietro” ma che nell’etimo contiene anche il verbo “rispettare”. Sta tutta racchiusa nel dubbio la contemporaneità del mito, con tutto il suo valore simbolico: Orfeo è troppo innamorato per non compiere l’errore di girarsi?, oppure decide deliberatamente di rispettare il confine naturale tra la vita e la morte? E’ l’eccesso d’amore a tradirlo, oppure si volta apposta? Impulso o consapevole responsabilità? Dolore puro oppure impotenza? L’ambiguità e la complessità dell’azione ci fanno rifettere su noi stessi. “Il tempo della precipitazione” nella tragedia greca è rappresentato da un determinato avvenimento che genera una catastrofe emotiva e che sancisce un punto di non ritorno. E’ il destino come sorpresa che incombe sull’uomo e che lo rende completamente estraneo a tutti i codici comportamentali che rientrano nella norma dettata dalle regole, dalla legge. Quando l’eroe tragico sente arrivare il momento a partire dal quale niente per lui sarà più come prima, egli agisce, e compie il gesto ineluttabile.

Diretti dal bravissimo Davide Iodice, gli attori di Euridice e Orfeo sono Federica Fracassi, Davide Compagnone, Michele Riondino e Raffaella Gardon. Le musiche sono di Guido Sodo e Raffaella Gardon. Produzione Fondazione Teatro Napoli, in scena dal 9 al 14 febbraio al teatro Bellini.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(14 gennaio 2016)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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