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Il medico dei pazzi e la commedia degli equivoci

A cento anni dalla morte di Eduardo Scarpetta, il Teatro Quirino di Roma omaggia il grande autore napoletano con la sua più spassosa commedia Il medico dei Pazzi per la regia di Leo Muscato.

Il testo è una perfetta commedia degli equivoci, già nota al pubblico per l’omonimo film del 1954 di Mario Mattoli con Totò nei panni del protagonista Felice Sciosciammocca e per l’adattamento teatrale in tv del 1959 per la regia di Eduardo De Filippo, con lo stesso Eduardo nei panni del protagonista.

La versione teatrale in scena al Quirino viene spostata in avanti di una ventina d’anni. Siamo nella Napoli di fine anni ’70, inizi ’80, ma poco importa, perché il testo è atemporale, racconta una vicenda che rimarrà un sempreverde. Come spiega il regista Leo Muscato, “trasportare Il medico dei pazzi nella Napoli degli anni Settanta permette di giocare con un’estetica esuberante e iconica: basettoni, occhiali enormi, pantaloni a zampa e una colonna sonora senza tempo”. Non solo, anche il telo che separa una scena dall’altra è realizzato con un collage di pubblicità del tempo (insetticidi, oli per motori, bevande analcoliche, detersivi). L’immersione nella nuova epoca della commedia è quindi totale.

Chi è Felice Sciosciammocca (interpretato da Gianfelice Imparato)? Un danaroso provinciale, molto ingenuo, che con la moglie arriva a Napoli per fare visita al nipote Ciccillo, il quale si spaccia per il medico di una clinica psichiatrica che dirige. Il fatto è che il nipote, invece di frequentare l’università con i soldi degli zii (in verità, della zia, quella più danarosa che ha sborsato dieci milioni delle lire di un tempo per mantenerlo agli studi), si abbandona al gioco e ai debiti inevitabili, inseguito da uomini della mala che esigono la restituzione dei loro soldi.

Da qui parte la commedia degli equivoci. Il nipote Ciccillo escogita un sotterfugio per non svelare la verità agli zii. Racconta loro che la pensione Stella dove alloggia da spiantato, non è altro che la sua clinica e che gli ospiti sono i pazzi da lui curati. Ne conseguono fraintendimenti in un esilarante gioco di entrate e uscite di scena di personaggi improbabili.

Tra i presunti “matti” spiccano un borioso maggiore dell’esercito, un musicista spiantato e un po’ cleptomane, un attore filodrammatico alle prese con l’Otello, una madre esuberante in cerca di marito per una figlia troppo timida, un tabaccaio amante della chitarra e delle sigarette da contrabbando e molti altri personaggi improbabili. L’universo della pensione è sicuramente un mondo “straordinario”. E allora, come si legge nelle note di regia, “se tutti possono essere scambiati per qualcun altro, chi siamo davvero?”.

La macchina teatrale è perfetta. Gli attori sono molto bravi a tenere i tempi, rispettare al millimetro le entrate e le uscite e i tempi comici. Si nota un grande studio, molte prove e un’attenta preparazione alle spalle. È un gruppo armonioso e affiatato; il risultato è una commedia che rispetta la “classicità” del testo e scioglie il pubblico in sincere risate.

Il medico dei pazzi però non è solo divertimento. È anche una riflessione sull’identità vacillante di ognuno di noi. Felice Sciosciammocca non comprende più chi sono i pazzi veri, quelli miti e i più furiosi del secondo piano della pensione. Dubita egli stesso del suo equilibrio mentale, soprattutto quando prima della scena finale, la moglie lo sorprende a parlare da solo con gli altri matti rinchiusi negli sgabuzzini di un’abitazione.

Chi è allora nel posto giusto dell’umanità che abitiamo, se c’è un posto giusto? Felice Sciosciammocca si rende conto di essere stato gabbato e la genialità del testo è che riusciamo a ridere anche in un momento disgraziato come quello della consapevolezza raggiunta del protagonista. Egli si vergogna della sua ingenuità, ma non reagisce nascondendosi nell’ipocrisia. Si smarca dalla tentazione di non raccontare a nessuno quello che gli è capitato; anzi, invita tutti a conoscere la sua storia, perché se ne possa ridere insieme.

Uno spettacolo da vedere, un classico che non delude.

I Due Della Città Del Sole Teatro di Napoli – Teatro Nazionale

Compagnia Mauri Sturno

presentano

GIANFELICE IMPARATO

IL MEDICO DEI PAZZI

di Eduardo Scarpetta

e con (in o.a.)

Luigi Bignone    Giuseppe Brunetti    Francesco Maria Cordella

Alessandra D’Ambrosio    Antonio Fiorillo    Giorgio Pinto    Arianna Primavera

Giuseppe Rispoli    Ingrid Sansone    Michele Schiano Di Cola

scene Federica Parolini

costumi Silvia Aymonino

luci Alessandro Verazzi

musiche originali Andrea Chenna

regia LEO MUSCATO

Visto per voi al Teatro Quirino di Roma il 26 dicembre 2025.

 

 

 

(27 dicembre 2025)

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