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Teatro De’ Servi in Roma #Inscena “Un bacio dai tuoi papà” dal 29 marzo al 17 aprile

di Gaiaitalia.com           “Un bacio dai tuoi papà” testo inedito di Gianpiero Pumo è una commedia che affronta con leggerezza il tema della famiglia, anche quella...
HomeTeatro #VistipervoiIl Principe dei Sogni Belli, un testo con qualche ombra di troppo

Il Principe dei Sogni Belli, un testo con qualche ombra di troppo

Mentre il pubblico entra in sala del fumo permea la platea e sul palco, altrimenti nudo e vuoto, troneggiano un tavolino e due sgabelli, di quelli alti, da bar, in stile industriale.
Poi da un rumore non meglio identificabile che si diffonde sulla scena buia emerge una musica sommessa che copre i dialoghi di due personaggi che appaiono in scena.
Un uomo sulla quarantina in abiti borghesi e una persona giovane con i capelli blu che indossa un costume da personaggio dei manga, con tanto di escrescenze lamellari che partono dalla schiena.
Quando la musica smette e sentiamo le loro voci apprendiamo che si chiamano Elio e Dragon. Il primo è un industriale, il secondo un ventenne, cosplayer, Dragon è il suo nome d’arte.  Si sono dati appuntamento in un McDonald per stabilire i dettagli di un incontro sessuale. Dopo i primi equivoci (chi è il cliente? Elio? ah no, suo figlio…  Partecipa anche Elio? No? Almeno vuole guardare?) Elio spiega che Dragon dovrà fare sesso con Bruno, suo figlio di 23 anni, autistico, ai quali piacciono i maschietti, pare (nel testo).
La contrattazione si tramuta subito in un racconto nel quale Elio cerca di avvertire Dragon sulla particolarità di suo figlio Bruno. Dragon non sembra capire tutte le sfumature del racconto di Elio ma rimane subito colpito da alcuni dettagli che per Elio sono fonte di imbarazzo e richiedono spiegazioni mentre Dragon li accoglie con naturale comprensione: Bruno non sa interpretare un sorriso che per lui è solamente due labbra all’insù? Ma è naturale il sorriso graficamente è proprio quello…
Nella descrizione che Elio fa di Bruno, Dragon nota come Elio tenda a tenere il figlio nella menzogna: Elio non ha ancora detto al figlio che sua madre Carla è deceduta e ha lasciato intendere che sta per incontrare il vero Dragon e non un suo impersonificatore.
Man mano che Elio racconta di Bruno a Dragon capiamo che il ragazzo autistico è bersaglio di una retorica borghese dura a morire che nasconde e censura la deviazione, ignorandola secondo una retorica normodiretta che vuole che non si notino le differenze di chi devia dalla norma facendo finta che sia tutto normale.
Dragon continua a fare domande mentre Elio vuole concludere, anche perchè Bruno sta aspettando in macchina. Dragon risponde con un’aggressività di ritorno, commenta negativamente l’estrazione sociale di Elio, non si accontenta più del denaro (dai millecinquecento Elio arriva a quattromila euri) chiede un appartamento (Elio è nel settore). Elio prima batte il pugno, ma poi è disposto a cedere se Dragon fa sesso con suo figlio e lo ama.
Dragon si reca al parcheggio per salutare il ragazzo (salutando in realtà verso la platea) e, tornato da Elio, compie su di lui il gesto che il personaggio che incarna fa per guarire le persone, rendendo chiaro che se c’è qualcuno che deve guarire è proprio Elio e non certo Bruno.
Il Principe dei Sogni Belli viene presentato come un testo che affronta la sessualità delle persone neurodivergenti (anche se  nel programma di sala si parla di disabilità), ma nel declinare questo tema difficile lo fa in un modo che lascia delle fastidiose zone d’ombra.
La sessualità di Bruno viene descritta nella sua mera forma di espletazione fisiologica, corporale. L’incontro è stato organizzato per trovare qualcuno che fornisca a Bruno un rapporto sessuale perchè ha bisogno di sfogarsi (nel testo) sostituendosi ad Elio e sua moglie Carla che hanno provveduto fino a quel momento all’autoerotismo di Bruno.
Non si capisce il perchè di questa necessità visto che Bruno non ha problemi motori.
Elio fornisce a Dragon anche dei dettagli raccapriccianti (quando la madre lo masturbava, Bruno non voleva, protestava e urlava) che sconfinano nell’incesto e nell’abuso sessuale.
Se il testo vuole introdurre il concetto di diritto alla salute sessuale delle persone neurodivergenti (o disabili) ci chiediamo perchè lo faccia usando  un comportamento abusante, non proprio la maniera migliore per affermare il diritto a una sessualità  serena.
All’inizio della pièce Elio spiega a Dragon che prima di cercare lui sui Grindr (un’app dove gli uomini cercano incontri di sesso con altri uomini) aveva pensato di rivolgersi agli assistenti sessuali. Questo commento ha diverse sbavature discutibili.
Intanto Grindr non è una app dove cercare sesso a pagamento (i sex worker non possono aprire un profilo su Grindr, ci sono altre app per questo) ma dal racconto di Elio sembra invece che trovare sex worker su Grindr sia una cosa permessa e frequente, confondendo contesti completamente diversi: un conto è cercare qualcuno con cui fare sesso, liberamente e senza la mediazione economica, un conto è cercare le prestazioni di un sex worker…
Ancora più disturbante è confondere la prestazione sessuale tout-court, poco importa se libera o a pagamento, con quello che fanno gli (e le) assistenti sessuali, che non sono affatto sex worker ma figure professionali (non riconosciute in Italia) che agevolano l’autoerotismo di persone con difficoltà motorie o di altro genere.
Eppure da quanto Elio racconta a Dragon Bruno non sembra avere difficoltà motorie, anzi quando Bruno incontra uomini per strada tocca le loro parti intime o mostra il proprio sesso eretto (comportamento poco in linea con qualsiasi profilo autistico).
Insomma ci sembra che il legittimo, universale, umanissimo impulso sessuale che caratterizza (quasi) ogni essere umano quando riguarda persone neurodivergenti (o disabili) venga descritto in termini macchinosi, grotteschi, dolorosi, abusanti.
Se l’intenzione è quella di criticare la famiglia borghese e le sue perversioni il testo lo fa a spese di Bruno sovrapponendo al diritto mancato di una vita sessuale quello dell’abuso.
L’assenza di Bruno dalla scena, comprensibile dal punto di vista drammaturgico (come restituire in un testo  un ragazzo omosessuale neurodivergente senza cadere nel cliché e nel pregiudizio?) rischia di diventare elemento di esclusione: più che uno spettacolo che apre alle persone neurodivergenti Il Principe dei sogni bell ci sembra uno spettacolo dove le persone normodotate parlano delle persone neurodivergenti…

Il saluto di Dragon rivolto a Bruno è un momento ad alta intensità emotiva che però rimane nell’alveo di quella magnanimità delle persone normodotate nei confronti delle persone divergenti che vengono annoverate nel consorzio umano nonostante la propria differenza.
Il gesto di guarigione fatto da Dragon nei confronti di Elio sembra invece perdonare un uomo che, malgrado le migliori intenzioni, abusa del figlio in ogni modo possibile nonostante le sue possibilità economiche. Elio non è certo un povero diavolo da comprendere, è casomai un abusatore da rieducare…

Infine non possiamo non chiederci perchè il personaggio di Dragon sia interpretato da un’attrice, che non lavora sulla sua voce, che rimane squisitamente femminile, e anche vagamente infantile, e nemmeno sulla sua anatomia (sotto il costume i seni sono evidenti) come se questi marcatori di genere dovessero avere un significato mentre non ne hanno. Dragon è un ragazzo cisessuale (una persona la cui identità di genere coincide con il sesso assegnato alla nascita) e viene visto come tale da Elio.
Allora, di nuovo, perchè si è chiamata una  ragazza a interpretare un personaggio maschile, omosessuale e che si prostituisce?
Fra tutte le conseguenze simboliche di questa scelta (la prima è ovviamente la feminilizzazione dell’omosessuale maschile) quella che ci sembra la più significativa è quando Elio si arrabbia e percuote il pugno sul tavolo facendo cadere un bicchiere e sobbalzare Dragon.
Quel sobbalzo ha inevitabilmente la connotazione di genere femminile di risposta alla prepotenza maschile, dando al personaggio una cifra completamente diversa da quella che avrebbe potuto avere se a interpretare Dragon fosse stata una persona di genere maschile.
Questo senza nulla togliere alla bravura di Noemi Francesca che dà a Dragon tutta la credibilità di cui ha bisogno.
Se Il Principe dei Sogni Belli indovina il tema della menzogna e della incapacità di vedere davvero Bruno (il saluto fattogli da Dragon sta a testimoniare una prima volta che Bruno viene visto davvero) inciampa in alcune semplificazioni tematiche che non si può permettere visto che affronta  questioni ancora non del tutto acquisite dal pubblico e nemmeno dal teatro.

Più che concentrato sullo specifico neurodivergente delle persone autistiche Il Principe dei Sogni Belli sembra più interessato a mostrare le ipocrisie (a dir poco) della borghesia contemporanea criticata da un personaggio sui generis come Dragon, che è un sex worker che se ne va in giro a pattuire prestazioni (tra)vestito da personaggio manga…

Il pubblico ride molto in sala, soprattutto all’inizio. Più che scomodare le considerazioni di Freud sul motto di spirito ci sembra che il pubblico trovi la situazione buffa, sulla quale si può ridere, poi un po’ meno quando il  testo mostra al pubblico dinamiche non sane, affrontando un tema invece di per sé sanissimo come quello della salute sessuale delle persone neurodivergenti (o con disabilità) scomodando un personaggio autistico  per mostrare le cattiverie della famiglia patriarcale borghese.

Riccardo Festa è efficace nel mostrarsi prima padre comprensibile poi padre padrone che pretende da Dragon prestazioni all’impronta. Come già detto Noemi Francesca sa dare credibilità a un personaggio difficile da interpretare.
La regia di Sepe utilizza molti sipari musicali che, tra tappeti sonori e canzoni (dal testo inglese), cerca di sostenere una drammaturgia che fatica ad affrontare in maniera sistematica i temi affrontati inciampando in semplificazioni imperdonabili e fastidiose, il tutto a uso e consumo di un pubblico normodotato che, dopo aver visto questo spettacolo, torna a casa rassicurato nella sua normalità perchè le dinamiche negative sono quelle eccessive raccontate sul palco.
Ben diversamente dalla realtà dove gli abusi ci sono anche senza essere così eclatanti e iperbolici come quelli descritti nel testo che rimane la solita montagna che partorisce il topolino.

Il Principe dei Sogni Belli
di Tobia Rossi
regia e luci Pierpaolo Sepe
con Noemi Francesca e Riccardo Festa
consulenza scenica Francesco Ghisu
costumi Rossella Oppedisano
produzione La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello

Visto per voi al teatro di Tor Bella Monaca il 29 novembre 2025.

(9 dicembre 2025)

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