
di Gaiaitalia.com
Dopo l’esordio di novembre nel ridotto del Duse Piccolo e le espansioni a tutta sala di Uphill e Ossidiana, si conclude il 26 febbraio con Robinson di Mk, il progetto artistico di danza contemporanea ideato da Fabrizio Favale, “Circo Massimo”.
Leone d’Argento alla Biennale Danza di Venezia 2014, Michele Di Stefano e gli Mk con Robinson sembrano tracciare in diagonale una linea che sfiora popoli, tribù, danze astratte, fiere, foreste tropicali e fantascienza in un solo colpo. Luogo di approdo del turista definitivo ma anche laboratorio della colonizzazione, l’isola di Robinson si occupa da sempre della nostra idea dell’esotico, quell’indefinibile processo proiettivo di desideri e paure, rimodellato oggi per essere al servizio di due grandi flussi dell’economia globale: quello migratorio e quello vacanziero.

In questo spettacolo la progettualità amministratrice e normativa conferita da Defoe al suo protagonista entra contraddittoriamente in una zona di metamorfosi di fronte alla possibilità dell’innocenza originaria e di fronte allo sgretolamento dei propri limiti, causato dalla mancanza di quel termine di paragone che fonda e giustifica ogni individuo: un altro individuo, chiunque, un non-io. Anziché rifondare la civiltà, il nostro Robinson si perde nel paesaggio senza umani fin quando l’incontro con l’altro lo prepara ad una totale reinvenzione di se stesso, come accade nel romanzo di Michel Tournier, Venerdì o il limbo del Pacifico.
Allo stesso modo, la coreografia è soprattutto un atto di apprendimento rispetto ad un “fuori” di cui fare incessante esperienza. La danza si definisce tale quando permette ad un’altra danza di esistere nei pressi: è dunque semplicemente un linguaggio adottato per l’incontro, che mantiene sempre vivo il momento dell’incontro. E’ così possibile collocare l’origine e la fine di ogni danza nello spazio esterno del mondo. Ovunque.
(24 febbraio 2016)
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